Un giornale russo scrive che in Cina i lavoratori sono oppressi dalla miseria di Massimo Conti

Un giornale russo scrive che in Cina i lavoratori sono oppressi dalla miseria Un giornale russo scrive che in Cina i lavoratori sono oppressi dalla miseria Secondo la "Literaturnaja Gazeta", gli operai sono schiavi della fabbrica, spesso sono reclutati con la violenza - "Questi metodi - conclude il giornale - puzzano di campo forzato" (Dal nostro corrispondente) Mosca, 29 novembre. Può acca rlere che in uno Stato socialista i lavoratori vengano sfruttati come schiavi, peggio insomma di ciuanto, secondo i comunisti, accadrebbe nei paesi del capitalismo? Una inchiesta sulle condizioni di vita degli operai e dei contadini cinesi, pubblicata oggi dalla Literaturnaja Gazeta, contiene ima implicita risposta affermativa a quello che da tempi remoti è tra i fondamentali terreni del dibattito fra i comunisti e i loro avversari. Sì: a giudicare dall'inchiesta sovietica in Cina, nel secondo paese socialista dei mondo accadono cose di cui i comunisti dovrebbero provare vergogna; cose che ricordano le disperate condizioni di esistenza del proletariato di molti paesi nel secolo scorso, e peggio ancora il sistema schiavistico nella Ger mania nazista. A intesto punto è scesa la feroce polemica fra russi e ci nesi. Il primo fatto scandaloso riferito dal giornale di Mosca è che in Cina è in corso il reclutamento forzato dei contadini delle «comuni del popolo » che vengono inviati a lavorare nelle fabbriche. 1 giovani con tadini cinesi vengono «presi in affitto » dalle industrie, sfruttati come animali e poi, dopo qualche anno, rimandati nei loro villaggi d'origine. «Nelle fabbriche i contadini devono lavorare per un periodo che va dai tre agli otto anni. Non possono portare con sé né la moglie né i figli, vengono pagati molto meno di quanto essi meritino, meno in ogni caso dei loro colleghi occupati stabilmente nell'industria. Uva parte del magro salario viene mandato alle famiglie dei contadini rimaste nelle comuni, cosi che la gioventù rurale inviata in città non vede che pochissimi soldi. Qualche volta i contadini - operai non li pagano affatto. Quando poi i contadini sono ormai consumati (cioè quando sono divenuti inservibili), li rimandano indietro. Nuove leve di giovani affluiscono dalle campagne, perché l'industria ha bisogno, come dicono in Cina, di sangue fresco». La motivazione dei reclutamenti forzati, secondo i cinesi, è - nel « livellamento » fra la città e la campagna. Nella realtà delle cose, sono le masse rurali a pagare il prezzo della rivoluzione. E' proprio quello che, secondo i cinesi, sta accadendo ancora in Russia, dove il contadino vive peggio dell'operaio. A differenza del passato, però, i russi cominciano ad ammettere lo squilibrio fra le città e le cani pagne. Voprosi Ekonomiki, la più autorevole rivista economica dell'Urss, denuncia proprio in questi giorni le penose condizioni di molti lavoratori dei kolkosi: «Fino all'anno scorso — per limitarci a un esempio citato dalla rivista —, in tredici kolkosi della repubblica autonoma dell'Udmuti, a sud-est di Mosca, la paga dei lavoratori ammontava a meno di trenta copeki al giorno », cioè duecento lire. Se questi sono casi limite, cui si cerca adesso di porre riparo, In Cina l'indigenza del popolo, contadini o operai che siano, rientra nella normalità delle cose. < Molti lavoratori — citiamo ancora dalla Literaturnaja Gazeta — hanno paghe miserande, vivono di una tazza di riso, sono oppressi in permanenza dai debiti e non vedono vie di uscita alla loro povertà. Dodici o tredici ore di lavoro al giorno sono la media del lavoratore cinese l'èra dell'edilizia popolare non è ancora cominciata. La gen-\nte è tanto povera che ignora I fpersino la possibilità di com-|zperarsi un vestito. Per anni tjocinesi portano lo stesso povero indumento di cotone ». I diritti dei lavoratori a un minimo di dignità vengono conculcati «con la disciplina militare, l'obbedienza e lo spirito di subordinazione». Le conclusioni del discorso suonano gravi, riguardando esse un paese socialista: « Questi metodi fondati siili' insegnamento di Mao — afferma la Literaturnaja Gazeta —, puzzano di campo di lavoro forzato ». Dunque la Cina sarebbe un Immenso Lager di schiavi retto con metodi polizieschi, come la Russia dell'ora stalinia- rlfnonsdcreprnvzlm na. o la Germania di Hitler. E' fatale, allora, che la « costruzione del socialismo», nell'uno o nell'altro paese, debba venire pagata con la schiavitù dei lavoratori, e perché ancora siffatte aberrazioni si perpetuano, in tempi diversi, nell'una o nell'altra forma? Nella de nuncia delle aberrazioni maoi ste, i russi in fondo convali dano la logica del sistema. Se condo Mosca, il maoismo si regge sulla forza dell'esercito e il terrore poliziesco. La scoperta delle «camere di tortu-, ra » in un ministero di Pechino, annunciata dalle fonti so-1 vietiche (ne ha parlato l'agenzia Tass), serve a confermare la regola. Mosca ha aperto ormai il fuoco delle rivelazioni. Massimo Conti

Persone citate: Hitler, Mao