L'inverno triste dei fiorentini

L'inverno triste dei fiorentini Lenta e dolorosa la rinascita delia <« città del giglio » L'inverno triste dei fiorentini Per chi arriva dall'opulenta Milano, ormai in pieno clima natalizio, il contrasto è angoscioso - Di progressi ne sono stati fatti: luce e gas sono tornati, la pulitura delle fogne va avanti, i telefoni funzionano - Ma le case sono fredde, l'acqua è scarsa, non potabile e distribuita a turni, le strade e i palazzi conservano, per ora incancellabili, le tracce dell'alluvione - Le ruspe hanno tolto il fango dalle vie, ma gli scantinati, i negozi, i garages sono pieni di melma - E qui le macchine non servono; solo il faticoso lavoro dell'uomo potrà riportare la normalità (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 26 novembre Ritorno a Firenze dopo tre giorni di assenza. A Milano le vetrine di via Speronari stracariche di ogni ben di Dio, la paurosa ressa della « i?i?iasce?ire », gli opulenti addobbi natalizi mi avevano fatto quasi dimenticare il triste inverno dei fiorentini Tre ore di autostrada e rieccomi qui. Al primo momento ho quasi l'impressione — forse per contrasto — che la situazione generale sia peggiorata. Al Ponte alle Mosse, ancor prima di Porta a Prato, le strada è fiancheggiata da cumuli di detriti e di fanghiglia che martedì scorso, partendo, non avevo notato. E neppure mi ero accorto che quasi tutti gli orologi pubblici in questo quartiere sono fermi all'ora dell'alluvione. La breve lontananza mi aveva indotto perfino a ritenere che la circolazione avesse ripreso il suo ritmo normale. Invece lungo i viali di circonvallazione ritrovo la congestione automobilistica dei primi giorni. Il traffico nel centro cittadino è sempre vietato. Il Comune largheggia nei permessi ma chi non riesce a ottenerlo trova la strada inesorabilmente sbarrata: rotoli di reticolato e, ad ogni varco, due militari in tuta mimetica col moschetto o col mitra. Di conseguenza migliaia e migliaia di automezzi continuano a giostrare furiosamente lungo l'anello della circonvallazione sollevando spruzzi di fango o nuvoli di polverone a seconda delle condizioni atmosferiche. Il centro storico è stato ripulito dalle «ruspe» e tuttavia non ha ancora ripreso il suo aspetto normale, ai piedi dei muri, ai margini dei marciapiedi, alla base dei lampioni, c'è sempre uno strato sottile di melma o di sporcizia che i denti d'acciaio delle grosse macchine non sono riusciti a grattare. Firenze dai due metri in su è la città tersa e pulita di sempre; dai due metri in giù, a livello del suolo, è una città mediorientale. I banchi del duomo sono ancora accatastati sul sagrato, quasi tutte le vetrine hanno un aspetto provvisorio, non si vedono più in giro donne eie ganti la gente ha un aspetto grigio, dimesso, da tempo di guerra Anche le. famiglie die hanno salvato la casa vanno incontro a un inverno difficile a causa della scarsità d'ac qua e della mancanza di riscaldamento. Per quanto ri¬ guarda l'acqua si sperava che proprie in questi giorni l'acquedotto dell'Anconella — il più importante dei quattro che alimentano Firenze — potesse riprendere a funzionare. Invece, dopo aver riparato tutte le sue pompe e i suoi motori, quando si è fatta la prova generale, ci si è accorti che l'alluvione aveva spazzato via oltre cinquanta metri di una gigantesca conduttura piazzata molti metri sottoterra. La pressione quindi continua ad essere troppo debole e l'acqua viene erogata a turni di quartiere. In certi rioni collinari — Castello, Rifredi, ecc. — e in tutti i piani alti della città non arriva mai. In ogni caso non è potabile, prima di berla bisogna bollirla. In tutti i quartieri alluvionati le case dei fiorentini sono gelide. L'acqua e il fango hanno reso inservibili, e in molti casi hanno fatto addirittura scoppiare, le centrali di riscaldamento, ed è difficile per un privato trovare qualcuno disposto a riparargli l'impianta prima della prossima primavera. Le ditte specializzate danno giustamente la precedenza alle fabbriche, agli enti, ai locali pubblici. Qualsiasi cittadino deve accontentarsi di essere messo in lista, al trecentesimo o al quattrocentesimo posto. Nell'attesa ogni famiglia fiorentina ha tirato fuori dai solai stufette elettriche, scaldini, bracieri, scaldaletto Lunedi riprenderanno le scuole medie ma per le scuole elementari bisognerà attendere fino al 5 dicembre, e anche allora ci saranno del le complicazioni: spostamenti di scolaresche, turni pomeridiani, perché una quindicina di edifici scolastici sono inabitabili C'è tutluvia un guaio anche peggiore della mancanza d'acqua, un nemico anche più terribile del freddo: la melma. Scomparsa o fiuasi dalle strade, la fanghiglia continua a ristagnare nei seminterrati, nelle cantine, nei magazzini, nei garage, nei cortili interni e in tutte le altre zone avvallate dove non possono arrivare ruspe e bulldozer. E' una cancrena purulenta, invisibile dall'esterno, che insidia le fondamenta di inferii quartieri intralciando la vita\ a decine di migliaia di per-\ sone. Contro di essa le mac chine non servono a nulla. \ le stesse « idrovore del fango i si sono dimostrate impotenti perchè è troppo tenace e appiccicaticcia. La si può combattere soltanto coi badili elvndptlsfpuapvsdvcadltAcd«lcqftri e coi secchi come nel 1SSS, l'anno dell'altra grande alluvione fiorentina. Coi badili e coi secchi stanno appunto lavorando migliaia di militari che, divisi a gruppetti di quattro o cinque, aiutano i padroni di casa nella lotta contro il fango. Spesso se le cantine sono troppo profonde, se i cortili sono troppo avvallati, debbono creare un piano di legno a mezza altezza, buttare il fango che poi, sempre a colpi di badile, viene ripreso da un'altra squadra e gettato in strada dove finalmente le ruspe dei v-igili del fuoco possono raccoglierlo e caricarlo sugli autocarri. Nel rione Bellariva, uno dei più colpiti, che si stende lungo l'Arno ad est della città, sulla via die porta ad Arezzo, sono all'opera tre compagnie di fanteria, una di bersaglieri, una del genio. « Siamo circa a metà dell'opera — mi dice il tenente colonnello Bindi — ma anche quando avremo finito di levar fango, prima che questi pianterreni o questi seminterrati ritornino abitabili dovranno passar mesi, ci vorrà l'estate » In via Quintino Sella, in vicolo Morosi, in via Zanardelli. nel Lungarno Colombo, tutti i primi piani sono disabitati. La gente si è rifugiata presso parenti o amici in altri rioni della città e torna solo qualche ora al giorno per spalare fango. Naturalmente non è tutto nero, a Firenze. Di progressi ne sono stati fatti, e molti. La luce elettrica arriva ormai dappertutto, i telefoni funzionano, il gas arriva a pieno regime già da diverso tempo, l'opera di sfasatura delle fogne va avanti. Anche gli aiuti economici previsti dallo Stato e da vari enti pubblici non hanno incontrato per ora le solite pastoie burocratiche. L'Istituto nazionale della Previdenza sociale ha già concesso a 6703 persone su 7758 richiedenti 90 mila lire di anticipo sul fondo pensione; la Camera di commercio sul Lungarno delle Grazie sta affrettando i tempi per la concessione di assegni fino a mezzo milione a fondo perduto ai commercianti e agli artigiani alluvionati; le banche stanno accelerando < l'operazione prestiti ». Ma il miracolo più clamoroso in questa corsa alla rinascita lo ha compiuto forse il Teatro Comunale che domani, domenica, alle 16,30 precise inaugurerà ufficialmente la stagione con < L'incoronazione di Poppea », di Claudio Monteverdi. Il sovrintendente Remigio Paone e il personale del teatro hanno compiuto un miracolo davanti a cui gli stessi fioreiitini restano a bocca aperta. Quindici giorni fa il teatro era una gelida spelonca piena di fango, con gli impianti saltati, il palcoscenico scoppiato, i magazzini distrutti. Domani, sia pure in condizioni di emergenza — niente scene, poltrone venute da « La Fenice » di Venezia, riscaldamento azionato da un vecchio motore, elettricità distribuita dall'impianto estivo degli spettacoli al Giardino di Bobolì, — presenterà una grande prima. Non si tratta, va da sé, di un fenomeno mondano, anche i comunisti hanno riconosciuto che la fulminea rinascita del teatro e la sua puntualità nell'eseguire il programma prestabilito hanno un valore simbolico. Diranno forte ai quattro venti che la città sta rinascendo. Certo non si può pensare che in tre o quattro mesi possa ritornare la Firenze di sempre, ma a primavera e anche prima sarà a posto perlomeno dal punto di vista turistico; pronta con le sue opere d'arte, i suoi spettacoli, i suoi alberghi a ricevere i turisti di ogni parte del mondo. Gaetano Tumiati

Persone citate: Bindi, Claudio Monteverdi, Gaetano Tumiati, Remigio Paone

Luoghi citati: Arezzo, Firenze, Milano, Prato, Venezia