«Noi cattolici non possiamo impedire il divorzio agli altri»
«Noi cattolici non possiamo impedire il divorzio agli altri» «Noi cattolici non possiamo impedire il divorzio agli altri» Questa è la tesi prevalsa ieri sera (don Ferrarino, avv. Bettola) in un dibattito al teatro del Collegio San Giuseppe di Torino Si è svolta ieri sera nel teatrino del Collegio San Giuseppe, in via Giolitti, un'interessante « tavola rotonda » sul tema: « I cattolici di fronte al progetto Fortuna. E' giusta un'opposizione di principio al divorzio? ». Gli interventi sono stati preceduti da una breve relazione del dottor Germano, magistrato di Cassazione, che ha sottolineato l'opportunità di dibattere il problema con serenità e con pacatezza, al di fuori di ogni esasperazione polemica. Il dott. Germano ha poi riassunto il progetto di legge che reca il nome dell'on. Fortuna, ricordando che il provvedimento, ancora assai lontano dall'approvazione, risolverebbe comunque soltanto 1 casi di grave ed accertata disunione familiare. Ha quindi preso la parola l'avv. Bertola, specialista in materia matrimoniale, che ha esordito affermando: «Certamente il divorzio sarà accolto dalla legislazione civile italiana. Ci vorrà del tempo, ma la soluzione c inevitabile». Secondo l'oratore, che ha forzatamente limitato il suo intervento a determinate possibili conseguenze, il divorzio non recherà turbamenti dal punto di vista della convivenza sociale: i divorziati, convolando ad altre nozze, si inseriranno senza scosse e senza difficoltà nella vita sociale. « Come cattolico e come avvocato — ha concluso — penso che sarebbe ingiusta, illegittima e pericolosa un'opposizione di principio al divorzio. Il nuovo istituto, tra l'altro, costituirebbe un elemento chiarificatore della cattolicità degli italiani ». Acute e convincenti le osservazioni di un giovane psicologo, il dott. Henry, il quale ha detto, tra l'altro: « Nell'affrontare i problemi in generale, ci dimentichiamo troppo spesso della realtà, fatta di molti, di troppi casi particolari. Come operatore sociale debbo dire che il divorzio c necessario e che il progetto Fortuna potrà almeno limitare i mali che affliggono l'istituto del matrimonio, fi problema non c tanto quello di salvare le famiglie regolari, quanto di dare una veste giuridica a quelle irregolari. Sarebbe anzi opportuno e necessario affrontare corag giosamente una vasta riforma di tutto il diritto familiare». Per ultimo ha parlato don Ferrarino. «Il matrimonio — ha ribadito il sacerdote — è per la Chiesa indissolubile e non vi è alcuna possibilità di modifica. Il problema, quindi, deve essere posto in altri termini. Possiamo, noi cattolici, ignorare i diritti degli altri? Possiamo imporre la verità} A questi interrogativi dobbiamo rispondere negativamente. Anche il Concilio Ecumenico ci ha ricordato che la verità non si impone se non in virtù di se stessa ». « In questo senso ed in questi limiti siamo disposti ad accettare il dialogo, nell'interesse di quel bene comune di cui nessuno può pretendere di avere il paradigma. Per concludere, non siamo per una opposizione di principio al progetto Fortuna, anche se non ci stancheremo di raccomandare la cautela». Si sono poi avuti numerosi interventi, alcuni di tono chiaramente antidivorzista, altri più aperti e concilianti. Assai applaudite le osservazioni di un intervenuto clje, professandosi « cattolico non impegnato», ha detto: «71 divorzio è soprattutto un problema dì libertà. Noi cattolici non possiamo imporre agli altri le nostre regole di vita. Direi di più: il divorzio non esiste per i cattolici, ma deve esistere per lo Stato». g, a.
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