La piena ha scardinato a anche il ponte del "bacia Bassano d'amore" di Gigi Ghirotti

La piena ha scardinato a anche il ponte del "bacia Bassano d'amore"La piena ha scardinato a anche il ponte del "bacia Bassano d'amore" Il vecchio ponte è pericolante e chiuso al traffico - Nella valle l'alluvione ha distrutto il paese di Valstagna, nel Vicentino: le 150 case sono ora inabitabili - Abbiamo consegnato a 29 famiglie più bisognose un aiuto dei lettori de «la Stampa» (Dal riostro inviato speciale) Vicenza, 21 novembre. Qui, lungo il Brenta e la sua bella valle, si contano a decine i ponti distrutti dall'alluvione del 4 novembre scorso, 1 chilometri di argini saltati in aria, i tronchi di strade nazionali e provinciali inutilizzabili per molti mesi. A Bassano la furia del Brenta ha scardinato e messo fuori combattimento il vecchio ponte del « bacin d'amore», costruito nel XV secolo dalla Repubblica Veneta, più volte distrutto da guerre e da incendi e sempre ricostrui¬ to (l'ultima volta avvenne nel 1948, lo inaugurò De Gasperi lanciando una bottiglia di grappa centro la sua forte travatura di legno). Ora il ponte è quasi di sbieco e traballante, pericolante al punto ch'è stato chiuso al traffico. Risalendo la valle s'arriva al paese di Valstagna (2700 abitanti; dieci anni fa erano 5 mila): lì la notte dell'alluvione suonarono le campane a martello e la gente uscì all'aperto sotto il diluvio. Le case erano aggredite di fronte dalle acque del Brenta, che scendeva a val- le con una violenza mai registrata nel corso della sua storia e da tergo dalla piena dei torrenti Frenzela. Oliero e Valgadena. Una grandinata di macigni arrivava giù dall'altopiano di Asiago, piombando sui. tetti. Per finire, crollò anche un pezzo di montagna, che rovinò in mezzo alle strade del paese. Ora Valstagna ha l'aspetto di un paese martellato dall'artiglieria, scardinato, stravolto, lapidato e coperto di fango. Le case demolite sono otto, quelle inabitabili diciassette, quelle scalzate dal suolo, pericolanti e destinate a rimanere disabitate almeno per tutto l'inverno, centocinquanta. In pratica, tutte. Il messo comunale, Olivio Signori, mi mostra il Leone di San Marco che orna la torre civica. L'acqua era arrivata alla bocca del leone. Ciò vuol dire che la piena ha raggiunto i quattro metri e mezzo di altezza, superiore ai livelli segnati dalle alluvioni dei secoli XVIII e XIX, i cui limiti massimi sono diligentemente segnati sul marmo in alcune case tra le più vecchie del paese. In Comune domando se abbiano dei casi particolarmente dolorosi, Mi mostrano una lista di cinquantanove esercenti, artigiani, commercianti, che hanno le case con il fronte sul Brenta. «Veda un po' lei. Qui non c'è che da scegliere. Tutti coloro che pugavano l'imposto di famiglia sono alluvionati ». S'incomincia con il cav. Giovanni Maria Ferrazzi, già sindaco, per molti anni, di Valstagna: cartolibreria, tipografia, rivendita di giornali, negozio di elettrodomestici. Sono in sei in famiglia. Non hanno salvato nemmeno le teglie e i piatti. Una delle figlie, Lucia, in questo disastro piange la perdita del suo pianoforte. « Era quello del nonno. Mi guadagnavo anche qualche lira, a dare lezioni di piano! E poi, ero affezionata a quello strumento, non l'avevo voluto vendere per un milione e mezzo. Aveva un suono cosi vel-. lutato... ». Francesco Della Zuanna, negoziante di lampadari, si è visto rapinare tutta la sua merce dal Brenta. I coniugi Peruzzo avevano appena piantato una trattoria: maciullato tutto. Due falegnami: Giuseppe Ferrazzi (otto figli) e Danilo Ferrazzi (due tìgli), e un esercente, Alfeo Ferrazzi (otto figli), che ha il bar sulla piazza (non sono parenti tra loro), sono pure naufraghi nella melma. Ecco una povera donna, Matilde Ferrazzi: viveva con i proventi della propria macchina da cucire, unica ricchezza. Distrutta. Luigia Zanini, rivendita di giornali e bazar, è allo zero. Tersilla Laz^arotto, madre di due figli piccini, è vedova di una guardia di finanza; il marito morì l'anno scorso in un incidente d'auto; poiché non era in servizio (andava a vedere la casa dove si sarebbero stabiliti), la sua famiglia non gode nemmeno della pensione e praticamente vive della generosità dei vicini. Passiamo al ramo agricoltura. La situazione è anche peggiore. I contadini della Val Brenta lavorano il tabacco. Con la gerla portano il terriccio a monte e lo stipano sui terrazzini. Quando c'è il sole, vanno ad abbeverare le pianticelle del tabacco, con il secchio Quando piove, l'acqua si trascina la terra a valle, e i contadini scendono a riprendersela. Stavolta è venuta l'alluvione, e si è portata via anche i terrazzi. Durante l'estate vi furono due violente grandinate, che avevano quasi distrutto tutto il raccolto. Il nuovo disastro è venuto a portarsi via anche quel poco che s'era salvato dalla grandine. Non è ancora possibile stabilire un bilancio generale dei danni all'agricoltura in Val Brenta, poiché una delle frazioni a monte — la frazione Costa — è tuttora irraggiungibile per ie frane. Tutti i volenterosi che sono passati per la Val Brenta, desiderosi di portare un aiuto agli alluvionati, si sono fermati a Valstagna per dare una mano. Il carabiniere Guido Fostari, che ha la moglie in stato di gravidanza, trascurò persino di andare a vedere che cosa stesse succedendo a casa sua. Mentre lui soccorreva gli altri, a casa sua entravano acqua e ghiaia. In frazione di Oliero la chiesa è sventrata; un dipinto famoso del Da Ponte è stato salvato a stento, ma un altro, dì buona scuola, è perduto. L'assessore Gheno, un ex ufficiale dei carabinieri (ora insegnante), mi fa il rendiconto dei lavori di sgombero. Hanno lavorato a tirar su Valstagna dal naufragio gli studenti degli Istituti tecnici e industriali di Vicenza e di Schio, dei licei di Bassano, delle scuole di Paderno del Grappa, un gruppo di gesuiti di Lonigo, esploratori di Bassano, di Vicenza, di Valdagno Nei giorni scorsi hanno lavorato duramente a Valstagna una quarantina di monferrini, della parrocchia di Santo Stefano di Casale. Adesso, ritornati a casa, hanno scritto una bella letterina al sindaco, accompagnando un'offerta di 80 mila lire per gli alluvionati. Aggiungiamo all'istante, all'offerta dei monferrini, 300 mila lire de «La Stampa» e altri 2 milioni e 700 mila lire suddivise in ventinove singoli interventi, per lenire sofferenze tra le più dolorose. Con ciò speriamo, se non altro, di avere dato una spinta, di contribuire a risollevare almeno il morale di questa gente. Gigi Ghirotti