«Dateci una mano e Cencenighe sarà salva» di Luciano Curino

«Dateci una mano e Cencenighe sarà salva» «Dateci una mano e Cencenighe sarà salva» Così dicono gli abitanti del paese veneto distrutto in poche ore dalla furia di due fiumi (Dal nostro inviato speciale) Belluno, 19 novembre. Dall'elicottero Cèncenighe appare come uno di quei formicai calpestati che, subito dopo la rovina, brulicano di formiche che vanno e vengono con ritmo frenetico, portando le macerie del loro nido, e non si fermano fino a che tutto non è tornato come prima. Abbiamo già detto che questo è uno dei paesi più martoriati. Il torrente Cordevole ne ha sepolto una metà con pietre e fango: il torrente Biois ha demolito le case dell'altra metà ed Ita portato via i quattro quinti del cimitero, coti forse centocinquanta salme, soltanto una parte delle quali so7io state recuperate contro una diga a valle. Da quindici giorni tutti lavorano come dannati ed hanno ottenuto un risultato immenso, che però è ancora poca cosa in confronto a quanto resta da fare. Tre giorni fa al Municipio mi avevano detto: «Abbiamo le braccia, per tirare fuori Cèncenighe dalle pietre e ricostruirla. Lavorano anche le donne e i "tosat", i ragazzi. Ma non basta». «Che cosa chiedete?», iDomandeilio roba per lavorar: pale, picconi, stivali di gomma » .Erri la richiesta minima, era troppo poco. « Ma avete dei senza tetto: come provvederete? ». Avevano risposto: «Vedremo che cosa si potrà fare ». Le famiglie rovinate sono una cinquantina, e Cencenì- j glie non è un paese ricco. \ Quasi tutto il suo reddito è dato dalle rimesse degli emigranti. Il turismo passa di qui, ma non si ferma, prosegue per paesi più ricchi e più fortunati, d'estate per Alleghi e Caprile, d'inverno per Falcade. Per le necessità più urgenti dei senza tetto di Cèncenighe avevo lasciato tre milioni della sottoscrizione de «La Stampa». I lettori hanno diritto di saliere come sono state distribuite le loro offerte. Ecco. Il sindaco Manfroi e il Comitato di emergenza hanno fatto tre liste. La prima comprende sedici famiglie che hanno perso la casa ed ogni avere, nemmeno un fazzoletto hanno salvato; nella seconda vi sono trenta famiglie che hanno perso ogni cosa ma alle quali resta la casa, seppure inabitabile per parecchio tempo; la terza reca i nomi di una cinquantina di famiglie danneggiate ma che hanno ancora una casa. Quasi tutto il paese è in queste tre liste. ! I tre mi/ioni sono stati diI visi in parti eguali fra le famiglie delle dw prime liste: «Non a tutte, cerò — mi dice il vice-sindaco Livio Soppelsa —, abbiamo escluso dalla ripartiziore quelle che hanno perso la casa e la roba che c'era dentro, ma non sono completamente rovinate». 71 sindaco, per esempio, ha perso la casa con quello che c'era, ma gli è rimasto il negozio di alimentari, perciò si è tolto dalla lista. Dal segretario comunale Binucci vengo a sapere che il vice-sindaco Soppelsa (prima lista: lui, la moglie e i due bimbi posseggono solo i vestiti ohe indossano) non ha voluto niente, perché — ha detto — «io ho un impiego comunale, con uno stipendio. Gli altri non hanno nemmeno questo ». Dopo le esclusioni, sono rimaste trenta famiglie, e ad ognuna sono toccate centomila lire. E' gente — come ha detto ieri il sindaco di Gosaldo a Saragat — che non possiede neppure più la valigia per emigrare. Gli uomini erano appena tornati da una dura stagione nei cantieri svizzeri e tedeschi, con i risparmi per l'inverno. Perduti anche quelli, più niente, soltanto l'ospitalità di un amico o di un parente. Consegno al Comitato di emergenza di Cèncenighe altri cinque milioni della sottoscrizione, perché l'inverno sia meno disperato per i senza, tetto. Ha detto il sindaco Manfroi: « Se una città come Torino ci aiuta in questo momento e ci darà una mano ancora, saremo salvi ». Luciano Curino

Persone citate: Livio Soppelsa, Manfroi, Saragat, Soppelsa

Luoghi citati: Belluno, Falcade, Gosaldo, Torino