Springer, «re » della stampa tedesca punta su Berlino grande capitale

Springer, «re » della stampa tedesca punta su Berlino grande capitale HA COSTRUITO SUL «MURO» L'ORGOGLIOSA SEDE DEI SUOI GIORNALI Springer, «re » della stampa tedesca punta su Berlino grande capitale Il glorioso quartiere giornalistico prenazista, dove già nel 1910 uscivano cento quotidiani, è ora attraversato dal confine e pieno di rovine • Proprio sulla frontiera è stato costruito, in 7 anni di lavoro, il superbo grattacielo di «Casa Springer»: oltre a riviste e settimanali, vi si stampano quattro quotidiani con 800.000 copie giornaliere - Uno sforzo eccessivo, uno splendore superfluo per il ristretto mercato di Berlino Ovest - Ma Springer sembra aver fiducia nell'unità tedesca e nel ritorno della «grande Germania»: cioè nella politica nazionalistica che sostiene con i suoi giornali (Nostro servizio particolare) Berlino, novembre. Il Quartiere giornalistico, lo Zeitungsviertel della Berlino guglielmina e repubblicana, si trovava 7iel cuore della city, tra la Wilhelmstrasse e lo Spittelmark. Lì erano le sedi di Ullstein, di Mosse, di Scherl, da cui uscivano i giornali più autorevoli e più popolari. Il Baedeker dedicava un capitolo 1 alla zona: nel 1910 Berlino « produceva » ce»iro quotidiani, sessanta settimanali, mille e duecento riviste specializzate: il quartiere dei giornali aveva vie animatissime, caffè dove si davano convegno celebrità, ristoranti italiani degni di quelli di Londra, negozi poco appariscenti ma in grado di soddisfare la clientela più raffinata. Nella Koch-, nella Zimmerstrasse si concludevano le crisi di governo, prendevano ali¬ mento le rivoluzioni, deflagravano scandali, si fabbricavano miti. Oggi il vecchio centro berlinese è una distesa spoglia, disanimata, traversata dal confine tra i settori occidentali e riuello orientale. Delle strade e piazze d'un tempo, rimangono i nomi, che per i giovani non hanno più senso; gli edifici sorti in questi ultimi anni, isolati in mezzo a grandi spazi, ren- dono più sensibili la solitudine, lo squallore dei luoghi. I privati non sono propensi a rischiare capitali in una. città dal futuro' tanto incerto, tenuta in vita artificialmente, giorno per giorno; meno che mai intendono investire denaro in una zona prossima al confine, in continuo stato di emergenza. La maggior parte delle costruzioni sono opere pubbliche o appartengono a società che hanno i loro motivi per essere presenti a Berlino. Il Comune vorrebbe che questi quartieri riacquistassero forza d'attrazione, che i visitatori non si arrestassero solo intorno al Kurfiirstendamm ma si spingessero avanti, oltre il Tiergarten, raggiungendo il Potsdamerplatz, la Friedriclìstrasse, non soltanto per guardare il «muro» e allontanarsi poi rapidamente. II proposito è patetico, ma fino a che punto ragionevole t Sarà possibile rianimare la parte di un organismo raggiunta dalla necrosi? Con i fatti, uno degli uomini più abili e fortunati della Germania di Bonn ha risposto in modo affermativo. Axel Springer, proprietario della più importante catena di giornali della Repubblica Federale, ha costruito un palazzo di venti ulani e stabilimenti che si estendono per migliaia di metri, a filo del « muro ». Il suo grattacielo nella Kochstrasse è una scommessa sull'avvenire dì Berlino, sul futuro della Germania. Il complesso sorge dove Leopold Ullstein, il magnate del giornalismo prebellico tedesco, aveva la sua sede. * * Inaugurato da. poco più di un mese, lo Springerhaus («Casa Springer ») è in piena attività. L'edificio di vetro e cemento potrebbe trovarsi nel nuovo quartiere degli affari di Milano; infatti è stato disegnato da due architetti milanesi, Bega, e Frangi. Mentre lo percorro in lungo e in largo, visitando archivi, sale di composizione, uffici pubblicitari, redazioni, sino all'ultimo piano, riservato al club dei giornalisti, con sala per conferenze, cinema, bar, ho l'impressione di trovarmi in un albergo di lusso, tanta è la cura messa in ogni particolare, dai mobili ai tappeti, dalle tende all'illuminazione. Le otto rotative stampano ottocentomila copie al giorno; quattro degli undici quotidiani di Berlino escono di qui. Due sono locali, la Berliner Morgenpost e la Berliner Beitung (il vecchio e famoso B. Z. di Ullstein), gli altri due nazionali, Bild e Die Welt, ma in edizione berlinese; la distribuzione di tutti è limitata ai settori occidentali della città. Sono da aggiungere due settimanali, alcune riviste e la produzione di una grossa casa editrice, il Propylàen Verlag. Tutto questo, naturalmente, non paga le spese di un'azienda con duemila e più, dipendenti né contribuisce ad ammortizzare capitali. L'impianto, costato sette anni di lavoro, potrebbe essere sfruttato adeguata- mente solo nel caso che Berlino ritrovasse l'integrità di un tempo e, riacquistato il rango di capitale, avesse di nuovo giornali nazionali. Springer ha più volte ripetuto di avere portato avanti la sua impresa fidando in questa, evoluzione: in coerenza, con la linea di acceso patriottismo, di rivendicazione dei vecchi confini, di ostilità nei confronti della DDR, perseguita da tutti i giornali sotto suo controllo. * * V inaugurazione di Casa Springer ha coincìso con la crisi del governo Erhard, con la fine di una politica d'illusioni che l'editore di Bild (quattro milioni e mezzo di copie al giorno) ha secondato con tutti i suoi mezzi. Non dovrebbe essere più lontana l'ora, in cui i. tedeschi di Bonn saranno chiamati a guardare in faccia la realtà; Berlino Ovest, prima o poi, risentirà della nuova, politica americana nei confronti dello. Russia. Come reagirà la. stampa di Springer che nella Kochstrasse ha la sua sede, in ogni senso, più, avanzata? Quale sarà Vesito della scommessa rappresentata dal grattacielo a filo del « muro »? Nel corso della visita al palazzo della Kochstrasse, mi fanno salire al ventesimo piano, per guardare il paesaggio dipinto da Kokoschka nell'agosto scorso. Sotto di noi è una larga fascia di sabbia, accuratamente rastrellata ogni mattina per controllare eventuali impronte, tra il muro e la prima delle quattro barriere di filo spinato. Subito dopo, case con finestre chiuse, come disabitate (in realtà sorveglìatissime dalle guardie di confine); proprio di fronte, la vecchia sede di Mosse, Veditore del Berliner Tageblatt, rimasta nel settore orientale. La nebbia impedisce di vedere oltre la Leipzigerstrasse e il Gendarmenmarkt; i tetti sono coperti di neve, l'atmosfera è grigia e vibrata, le tinte hanno la delicatezza del pastello, in un silenzio innaturale. Ho soWocchio una. riproduzione della, grande tela di Kokoschka, dove i colori accesi, rosso, giallo, viola, posano su linee spezzate, confuse, sotto un cielo apocalittico. Nulla di più, diverso da quello che vedo ora: grandi spazi vuoti, geometrie perfette, un cielo uniforme. Sono le luci della scena, di Brecht, i toni, lui diceva, da feltro, la luminosità intensa diffusa in modo uguale sui grigi, le terre, i verdi freddi. Berlino si appresta a entrare in un lungo inverno. Giorgio Zampa ì t 1 ■ ! : 111111 r r i p 11111 j i 11 • i m111111 ■ m11 r r 1111 f m r 1111111 j 11 ; 111111111111111 ■ 11 ( Il 1111111 ■ ) ■ i ■ 1111111111 ■> 11111m f 11111 li 1111111 f i ) i ■ ■ 1111 r i iiiiiiiiiiiiìiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii I giovani hanno risposto generosamente all'appello lanciato da Firenze. Ecco la studentessa italiana Emilia Emo, da sinistra, e le colleghe inglesi Clare Wilkins e Deborah Campbell al lavoro nella Galleria degli Uffizi (Tel. A.P.)