Far «risanare» dai soldati le terre minacciate

Far «risanare» dai soldati le terre minacciate Un'utile, civile proposta al ministero della Dite Far «risanare» dai soldati le terre minacciate Tra le tante proposte piovute a dirotto sull'Italia dopo la grande alluvione, quella del deputato socialista Arnaudi ci sembra una delle più sensate. Ogni anno i soldati di leva dovrebbero trascorrere un certo periodo a rappezzare il suolo italiano piantando alberi sui monti, dragando fiumi e torrenti, irrobustendo gli argini e facendo quanto altro occorre per migliorare il deflusso delle acque verso i mari. Se si tiene conto che ogni reparto militare è dotato di automezzi, tende e cucine da campo, le spese per lo Stato dovrebbero risultare minime. E viceversa grandi sarebbero i benefici per tutti E' di questo che l'Italia tìsica ha bisogno: di un'assistenza e di migliorie che siano continue e sistematiche, senza limiti di tempo. Se si pensa di provvedere al riassetto idrogeologico del paese con i soliti sistemi di appalto a ditte private, le opere risulteranno poche e frammentarie: poche, perché il denaro disponibile è sempre poco; frammentarie, perché gli stanziamenti saranno stornati verso altre necessità tutte le volte che il governo verrà a trovarsi con le mani legate da problemi più immediati 1 ministeri, dunque facciano programmi, stanziamenti e appalti; però, in quel quadro generale cerchino di collocare l'apporto della mano d'opera militare. Oltre ai vantaggi economici, l'idea di Arnaudi ci persuade per molti altri motivi, specialmente di natura morale Trecentor.iila ragazzi sui vent'anni che all'inizio dell'estate escono dalle caserme cittadine e passano tre mesi a contatto con la natura, sarebbe un gran bagno di salute per la nostra gioventù: salute fìsica e morale. Ricordiamoci che quasi la metà della popolazione italiana dimora in città superiori a ventimila abitanti: perciò è tutta gente che con la campagna ha poca dimestichezza, che respira di solito un'aria inquinata e che ha le sue radici nell'asfalto, nei cinema fumosi e in quegli alveari di cemento che sono le case di oggi Tre mesi sotto la tenda da giugno a settembre sui monti sulle colline o lungo gli argini dei fiumi a petto nudo e con calzoncini corti non c'è forse ragazzo che non preferisca una vita co j sì alla na)a della caserma Sono specialmente la mono tonia e l'inutilità che riem piono di noia e di fastidio la vita militare 1 giovani di oggi sono più svelti e iatrui- ti dei loro padri e in sei mesi di servizio militare una recluta riesce ad apprenderesufficientemente il mestiere di soldato; e tuttavia gli tocca poi trascorrere altri nove mesi in una specie di ozio riempito di formalismi, di contrarietà e di malumore. Oltre ad annullare quel senso di monotonia e di inutilità, i tre mesi di campeggio estivo getterebbero nell'animo dei nostri giovani alcuni utili semi. Uno di essi è l'amore verso la natura in genere: e il cuore di un ventenne è tenero, fertile. Un ragazzo di città, che con le sue mani abbia dissodato un piccolo tratto di terreno e vi abbia scavato buche profonde e li dentro abbia messo a dimora piantine di alberi secolari, probabilmente conserverà per tutta la vita un atteggiamento pieno di affetto e di rispetto verso tutto ciò che attiene al mondo della natura. Egli si ren derà cosi più gentile e più civile Arriviamo a pensare che molti tra i giovani destinati alle officine e agli uffici serberanno per sempre un ricordo suggestivo di quei tre mesi di vita militare e ogni qual volta avranno qualche giorno libero, la no stalgia li spingerà a drizza re una tenda lontano dalle città L'innovazione proposta servirebbe inoltre a tonificare un sentimento che sta diven- tando sempre più incerto; vogliamo dire l'amore verso la patria. I motivi di questo infiacchimento sono molti e diversi, in Italia e altrove. Noi pensiamo che i tre mesi passati da un giovane di leva a ricucire il tessuto fisico della sua terra gli darebbero un concetto più preciso e più concreto del suolo sul quale lui, i suoi figli e i figli dei figli sono chiamati a vivere. Ogni tempo ha le sue leggi particolari. Se ieri l'amor patrio era' principalmente un atto di fede, nel nostro tem- po razionalista dobbiamo cercare di ricostruirlo su altre basi. Una di esse potrebbe consistere nel vedere ogni ostate le forze armate italiane prendere d'assalto monti e colline, e ripopolarli di alberi, abbassare i letti dei fiumi e rialzarne gli argini. Un anno dopo l'altro, tutte le estati Un'opera continua e metodica compiuta dai figli ventenni del popolo italiano, c polentoni » e « terroni » che lavorano fraternamente a gomito a gomito, il signorino accanto all'appren dista operaio. E intanto i boschi che via via si fanno più alti, i declivi che assumono un soffice manto prò tettivo, e i torrenti imbri gliati, e i fiumi che scorrono con minore irruenza quando arrivano le grandi piogge dell'autunno Sono idee che innamorano; e possono irrobustire il carattere di un popolo, risvegliare il sentimento dell'uni- tà nazionale. Se siano trapiantate e assiduamente coltivate nelle scuole, possiamo persino immaginare che verrà il giorno in cui, accanto ai giovani di leva, si recheranno a lavorare volontariamente anche altri giovani: studenti e boy scouts, sportivi e campeggiatori, italiani e stranieri. Stiamo sempre a lamentarci che la nostra gioventù, ha bisogno di trovare sfoghi salutari alla sua naturale esuberanza e qualche cosa in cui credere. Ecco ora una prospettiva che conviene all'una e all'altra esigenza. Nel conto delle partite attive è da mettersi anche il diverso atteggiamento che verrebbe ad assumere l'opinione pubblica nei riguardi del denaro che si spende per le forze armate: intorno a milletrecento miliardi l'anno, all'incirca la stessa somma che si presume verrà a costarci la grande alluvione. Così, da qualsiasi parte si esamini la proposta di Arnaudi si vedono solo vantaggi per ì singoli individui e per l'intera collettività. E ci sia consentito ripeterci: i vantaggi materiali sarebbero certi e grandi, tuttavia persino maggiori si presentano quelli che si riferiscono all'ordine morale, all'idea dell'Italia, alla sanità della nostra gioventù Nicola Aderii

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