I nostri inviati nelle province venete portano un primo aiuto agli alluvionati

I nostri inviati nelle province venete portano un primo aiuto agli alluvionati Viaggio nelle zone e nei paesi dimenticati da tutti I nostri inviati nelle province venete portano un primo aiuto agli alluvionati Siamo stati nel Trentino, nel Bellunese e nell'entroterra veneziano dove migliaia di persone hanno perduto tutto - Il nostro contributo alla gente ridotta alla miseria è un gesto di solidarietà e vuole significare che non esistono soltanto Venezia e Firenze Tre inviati de « La Stampa», Gigi Ghirotti, Luciano Curino, Giorgio Lunt, hanno visitato ieri le zone alluvionate del Veneto portando un aiuto in denaro ai più danneggiati. Costituisce una parte delle somme offerte dai nostri lettori. E' un atto di solidarietà verso persone che hanno perso tutto in paesi ancora dimenticati; vuol significare che non esistono soltanto Firenze e Venezia. (Dal nostro inviato speciale) Belluno, 15 novembre. E' stata aperta oggi la strada per Forno di Zoldo, uno dei comuni più devastati. Ma. si arriva in auto solo fino a Forno, bisogna proseguire a piedi per Dont, Villanova e le altre venticinque frazioni. Un panorama di rovine: ovunque lo scempio dei torrenti e delle frane. Sulle montagne, migliaia di abeti e aceri schiantati o divelti dal vento. Il comune ha quattromila abitanti e circa cinquecento non hanno più casa o non possono entrarvi, perché è piena di fango od acqua 0 è pericolante. Quelli che sono stati più fortunati ospitano, come possono, 1 senzatetto. Ma in parecchi casi non jiossono dare agli sventurati, non dico un letto \o un materasso, ma nemmeno una coperta per dormire sul pavimento. Dormono a terra, senza coperte, e qui l'inverno arriva a venti sotto zero. Il sindaco, maestro Apollonio Salitili, mi accompagna attraverso i casi più disperati. Tra le rovine della frazione Ciamber mi indica un cumulo di macerie. Vi abitavano le anziane sorelle Pra Levis, entrambe sordomute. Vivevano con l'assistenza comunale e con il latte di due caprette. Il torrente ha travolto le caprette; dalla casa che crollava le due sorelle non hanno potuto portar via nulla. Guido Cercenù, guardia comunale (70-80 mila mensili), moglie e tre bimbi. Anni fa la sua casa era bruciata ed egli aveva perso ogni cosa. A poco a poco era riuscito a farsi un'altra casetta. Scomparsa. Ora. deve ripartire da zero, i bimbi hanno solo una maglietta e rabbrividiscono in questa giornata gelida. Antonio Bodech De Lazer, settant'anni, paralitico. Sua moglie lavorava facendo delle pulizie. La loro casa è piena di ghiaia fino al soffitto e sarà da demolire. Margherita De Lazer (i cognomi si ripetono nelle frazioni), settantacinque anni, sola, durante l'estate affittava un paio di stanze e riusciva a vivere con quel poco. La sua casa è crollata più della metà, nella parte rimasta su non c'è nulla di buono, eccetto un materasso che penzola nel vuoto, e ogni giorno la vedova viene a vedere se c'è ancora, chiede agli uomini di andarglielo a prendere, ma non è facile. Si può continuare con deci- ne di nomi, famiglie numerose e vecchi soli, e tutte le vicende finiscono nello stesso modo: gente che aveva poco e che in una notte ha perso anche quel poco. Da sola non potrà mai rialzarsi. L'aiuto dello Stato arriverà? E quando? Ci sono casi che vanno risolti subito, perché domani potrebbe essere tardi. Ho portato a Forno tre dei milioni della sottoscrizione dei lettori de « La Stampa ». E' poco per un paese distrutto e con cinquecento senza tetto. Ma questi valligiani lo fanno apparire subito una somma favolosa. Prima sorpresi e increduli, poi: <{. Benedetti i torinesi ». « Sono sempre i primi >, dice il sindaco commosso, e subito è contento di aggiungere: « Ci sono tanti zol- dani a Torino e in Piemonte ». « Faccia sapere ai lettori de "La Stampa" che questo denaro servirà subito per risolvere dei drammi che sembrano senza rimedio ». Una capretta per le sorelle sordomute, un cappotto per i bimbi della guardia comunale, un letto per il paralitico: molte altre cose che rendono meno disperata l'esistenza di decine di persone, che sono le più povere del mondo. Altri due milioni della sottoscrizione sono per Gosaldo, nell'Agordino, un altro dei paesi più disastrati che è possibile raggiungere. Di Gosaldo s'è già detto nei giorni scorsi: è sepolto da sassi e macigni. Una pietraia alta da uno a tre metri. Una delle sue frazioni — California — non esiste più. Al suo posto c'è. un mare di ghiaia con quattro spuntoni di muri. Il comune di Gosaldo ha 2800 abitanti: 217 sono i senzatetto, ma saranno USO fra pochi giorni, perché c'è l'ordine di sgomberare case pericolanti. Da sedici anni è sindaco Gianni Curti — un uomo schietto e onesto com'è il sindaco di ■ Forno —, che lunedi scorso ha avuto un collasso ed è svenuto perché da sette giorni non dormiva per scavare macerie. Dal U novembre scava, scava macerie anche Giuseppe Lasta Masoc, un operaio con moglie, due figli e madre a carico. L'alluvione del settembre 1965 gli aveva portato via la casa con tutto quello che c'era. Stava ricostruendola, e il poco che aveva fatto è stato sepolto dalla ghiaia del torrente Mis. Ora aiuta, volontario, a scavare e a recuperare la roba degli altri. C'è Marcello Pongali, che ha moglie e tre figli. Pochi mesi fa si era indebitato e aveva aperto un panificio. Non ha più casa né panificio, ma solo delle cambiali. Giovanni Maìsoc: un minatore che lavora in Alto Adige, ha moglie, quatj rio bimbi e madre. La famiglia [è rimasta con niente. iSai;i?io Masoc: è un poliomielitico; facendo il calzolaio manteneva il padre e la madre settantenni. La famiglia ora è senza casa. Il figlio arriva in stampelle al municipio per chiedere un deschetto e i pochi ferri (< anche usati», dice) per ricominciare il mestiere. Vincenzo De Zanche, moglie e tre figli. Ha lavorato vent'anni in Svizzera, è ritornato a California invalido ma con i risparmi per costruirsi la casa. L'aveva finita questa estate; ora la casa è uno di quegli spuntoni che affiorano dalla pietraia. E poi altri nomi, altre tragedie. Due milioni per una ventina di famiglie: centomila lire per famiglia. Sembra poco. E' poco. Invece il sindaco Curti dice: «Poco? Ma pensi a quel calzolaio che da dieci giorni implora molto di meno: un tavolinetto e qualche ferro anche usati ». Poi aggiunge: t" La Stampa" ci ha dato molto più di due milioni. Ci ha fatto sapere che non siamo dimenticati, ma tanta gente si ricorda anche di noialtri bellunesi ». Forno di Zoldo, Gosaldo. Vi è una decina di comuni (quasi tutti irraggiungibili) rovinati come questi. E ve ne sono altri sessanta colpiti in modo meno grave. Ma anche là vi è gente che chiede aiuto. Luciano Curino lusile di Piave, in provincia di Venezia, è ancora circondato dall'acqua. Il nostro inviato, rispondendo all'accorato appello di due abitanti del paese, si è recato nella zona per far giungere l'aiuto di « Specchio dei tempi ». Nella foto: i figli del contadino Arturo Coppo raggiunti in barca nella loro casetta immersa fin quasi al tetto (Moisio)