Inchiesta in Sicilia per accertare se i giudici compiono il loro dovere di Guido Guidi

Inchiesta in Sicilia per accertare se i giudici compiono il loro dovere Ordinata dai consiglio detta magistratura Inchiesta in Sicilia per accertare se i giudici compiono il loro dovere La commissione antimafia aveva accertato parecchie irregolarità, ma ufficialmente non ha mai reso noto le sue conclusioni - Allora il consiglio della magistratura ha deciso di agire di propria iniziativa - Ha affidato l'incarico a due presidenti dì sezione delle Corti d'Appello di Torino e Napoli e ad un giudice del Tribunale di Milano Cmdzsnudalidv<Nostro^*S0!X!} ì FIl Consiglio superiore della magistratura ha disposto una inchiesta sui giudici che- hanno svolto la loro attività in Sicilia eri in particolare nella Sicilia occidentale. Una commissione composta da tre membri del Consiglio superior re — Paolo leardi, presidente di sezione della Corte d'Appello di Torino; Goffredo Rossi, presidente di sezione della Corte d'Appello di Napoli; Adalberto Mal'gadonna, giudice del Tribunale di Milano — partirà in settimana con il proposito di concludere il lavoro entro 15 giorni. Il compito per il momento è limitato ad un controllo della situazione e alla raccolta eventuale di clementi per accertare se sia giustificabile n no l'apertura di un procedimento disciplinare. L'iniziativa del Consiglio superiore della magistratura è stata presa in seguito ai rilievi fatti da due membri della commissione anti-mafia, on. Elkan (de) ed on. Assennato (pei), sul comportamento di taluni giudici soprattutto nella zona di Palermo, Trapani. Agrigento e Caltanissetta. Ufficialmente questi rilievi non sono stati mai resi noti; ma \ Avanti!, nell'aprile scorso, 11 pubblicò senza ricevere smentite. Tn sostanza le censure che i due membri della Commissione antimafia hanno fatto all'attività della Magistratura in Sicilia sono: 1) il giudice, nella Sicilia occidentale, tende ad annullare i risultati delle indagini della polizia, assolvendo per insufficienza di prove imputati che avevano già confessato la propria responsabilità: assolu zione sempre e soltanto determinata dal fatto che gli im putati hanno poi ritrattato le precedenti ammissioni; 2) sono state concluse rapidamente, con il proscioglimento dell'imputato, istrutto rie relative a casi che forse sarebbe stato opportuno fare esaminare da una Corte d'As sise, o si sono prolungate delle istruttorie senza mai racco gliere una prova; 3) il giudice, spesso, non si è preoccupato di accertare chi fosse il responsabile di un de litto, limitandosi soltanto ad indagare sull'eventuale colpe volozza o innocenza dell'imputato; 4) il primo presidente della Corte d'Appello di Palermo, dott. Salvatore Romano, <}or se a causa delle sue non buone condizioni di salute», non si è mostrato all'altezza della situazione; 5) sono state revocate dal la Magistratura, « con motivazioni per nulla convincenti» le punizioni inflitte ad esponenti mafiosi. Il Consiglio superiore ha la sciato trascorrere sei mesi circa in attesa di conoscere < ufficialmente > 1 risultati dell'in chiesta antimafia. Ma poiché l'indagine non si è ancora completata, il Consiglio ha deciso di assumere l'iniziativa « riaffermando — com'è stato sottolineato — li proprio poteredovere di controllare l'operato degli appartenenti all'Ordine giudiziario nell'esercizio delle proprie funzioni ». D'altro canto, il Consiglio superiore della magistratura è in possesso di due documenti che l'hanno autorizzato a prendere questa decisione. Il primo è costituito dalle conclusioni o meglio dalle proposte della Commissione antimafia: non destinare in Sicilia i magistrati siciliani; su alcuni procedimenti sia richiamata l'attenzione del procuratore generale della Cassazione o del procuratore generale della competente Corte d'Appello; dare luogo a frequenti visite di delegati della Commissione alle autorità giudiziarie delle Provincie di Palermo, Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Il secondo documento sintetizza le proteste, notevolmente vivaci, dei magistrati siciliani 1 quali hanno sollecitato l'intervento del Consiglio superiore <c per una energica tutela della dignità e della prerogativa del potere giudiziario». Inoltre di recente il settimanale « Espresso » in una inchiesta compiuta da Lino Jannuzzi ha sottolineato che dal 20 luglio 1965 non si è ancora fatta alcuna indagine, su una denuncia presentata dalla Commissione provinciale di controllo contro l'Amministrazione provinciale di Palermo per falso in atto pubblico; che non si dà corso alle denunce presentate contro gli amministratori comunali di Palermo per avere prorogato, contro il parere della Commissione provinciale di controllo, l'appalto della manutenzione delle strade e delle fogne per un valore di miliardi ad una ditta che ha praticamente il monopolio Dal viaggio di 15 giorni in Sicilia la Commissione dovrà trarre gli elementi utili perché il Consiglio superiore della magistratura possa decidere se aprire o no un procedimento disciplinare. Guido Guidi M■

Persone citate: Elkan, Goffredo Rossi, Lino Jannuzzi, Paolo Leardi, Salvatore Romano