La tenace gente del Polesine tenta di riprendere la terra che il mare ha rubato di Luciano Curino

La tenace gente del Polesine tenta di riprendere la terra che il mare ha rubato Legati a queste lande desolate, non se ne vanno La tenace gente del Polesine tenta di riprendere la terra che il mare ha rubato Le alluvioni degli ultimi anni hanno spopolato il Delta: comuni come Porto Tolle ed Ariano si sono dimezzati - Ma chi è rimasto qui non vuole arrendersi all'inclemenza della natura - Il Po ha appena cominciato a diminuire (il suo livello scende di due centimetri l'ora) e già gli uomini sono al lavoro: con camion carichi di macigni cercano di colmare la breccia aperta nella diga dalla furia dell'Adriatico (Dal nostro inviato speciale) | Rovigo, 11 novembre. Un continuo passar di camion carichi di macigni. Vanno al Delta per colmare la breccia aperta dal mare nella diga che difendeva la zona della Donzella. Stanotte e domattina barconi colmi di massi verranno affondati nello squarcio della diga. Sono ì primi lavori per strappare al mare questa terra che l'Adriatico si è ripresa il li novembre. C'è chi dice che sono lavori inutili: il Po o il mare sommergeranno ancora la Donzella e altre isole, rovineranno e uccideranno. Chi afferma questo conclude con il vecchio progetto di abbandonare l'Adriatico e il Polesine fino alla strada Romea. Arrendersi, insomma. Dichiarare fallimento. E' un progetto antipatico, eppure dopo ogni alluvione trova nuovi sostenitori. C'è un altro progetto. Fare — anzi, continuare — le opere di difesa sia sul fronte del fiume che su (niello del mare. L'arginatura del Po, che non è neppure completata secondo i piani, finora ha tenuto. E' saltata la diga a mare perché l'Adriatico ha picchiato con una forza che non si registrava da sei secoli. Ora s'intende ricostruire questa diga più robusta di prima e aggiungervi altri lavori di difesa. L'altra sera il ministro Andreottl ha detto che i danni delle alluvioni costano al paese più di un'opera di sistemazione definitiva. Coi soldi spesi intelligentemente, il Polesine potrebbe diventare terra ricca c sicura. Adesso è una terra da dove la gente, se può, scappa S'ella cartografia economica la provincia di Rovigo è segnata in rosso, che vuol dire emorra già. emigrazione pesante e inarrestabile fforse soltanto la provincia di Matera ha una emigrazione più alta). Il fatto è che quella gente è stufa di vedere l'acqua che ogni pochi anni gli riempie le case e gli annega te bestie nelle stalle gli distrugge il rac colto Nell'ufficio studi della Provincia mi dicono che fino a quindici anni fa la gente era rassegnata. Probabilmente pensava che tutto il mondo fosse come il Delta. Dopo ogni alluvione, ricominciava da capo, più povera. Se c'era un\ ammalato in casa, metteva un panno bianco alla finestra: il medico condotto che faceva il giro di queste strade in bicicletta, vedeva il panno bianco e sapeva che c'era bisogno di lui. Talvolta il medico non passava, per una ragione o per l'altra, e il malato moriva. Le cose erano a tal punto. Poi c'è stata la catastrofe del 1951. « E' stato allora che i polesani hanno scoperto il mondo», «li dicono. Decine di migliaia di uomini, donne, bimbi, sono stati portati in altre regioni, nei « centri d'i raccolta». Una gran parte di loro ha visto per la prima volta nei incentri profughi» un letto con la rete metallica. Ha visto parecchie altre cose, soprattutto scoperto che si poteva vivere senza il continuo incubo che il fiume o il mare si rovescino sulla casa. Incominciato allora, l'esodo dal Polesine è continuato. Il comune di Porto Tolle da venticinquemila abitanti è sceso a diecimila, quello di Ariano da quindicimila a ottomila. Anche gli altri paesi si sono svuotati. Ora, non interessano quelli che sono andati via, ma chi è rimasto. Contadini e pescatori che sono restati in paesi per i quali l'altro giorno la prefettura ha dato l'ordine di sgombero. Ma poche migliaia di persone sono andate via: in genere si tratta di donne e di bimbi. Gli uomini hanno costretto, hanno quasi spinto le mogli e i figli sui camion dell'esercito: «Andate, qui c'è pericolo ». Nella terra della Donzella, sotto due metri di mare, continua la vita. Si afferma che le abitazioni e i campi non po (iviiino essere liberati dall'acqua prima di marzo-aprile. Dunque, c'è chi rimarrà l'inverno in queste case con il piano basso allagato. C'è una ragazza seduta davanti a una finestra che lavora a muglia, per poco che si sporga può toccare il mare che si frange lotto il davanzale. « Perché non viene via? », le chiedono. Risponde: « C'è mio padre che non vuole andarsene, non posso lasciarlo solo ». // padre è andato con la barca verso l'argine, per raccogliere un po' di sterpi e fare del fuoco. C'è stato l'ordine di abbandonare Ca' Venier Un paese di Itìoo abitanti, oltre mille sono rimasti. Di tanto in tan¬ to c'è qualcuno che va a vedere il Po, altri stanno attenti al vento. C'è un filo di bora. Una forte bora farebbe saltare le difese di Porto Levanto e il mare sommergerebbe questa zona in un attimo. Gli uomini di Ca' Venier stanno silenziosi con le mani in tasca, appoggiati al muro della chiesa, se c'è un soffio più forte di vento si scambiano un'occhiata inquieta. Ma non vanno via. Scardovari — un paese di 2000 abitanti — è nella zona della Donzella che è stata invasa dal mare, ma una < coronella», un arginello ha difeso Scardovari dalle acque. Ma quell'argine è ormai un pugno di fango e non si sa fino a quando potrà reggere C'è stato l'ordine di abbandonare il paese, ma pochissimi uomini sono andati via e parecchie donne sono rimaste. Ogni tanto vanno a controllare la « coronella» e la vedono più sottile. Ma non si decidono ad andarsene. Incominciano anzi qualche lavoro in casa o nel cortile, le donne cucinano una magra cena. Il paese può scomparire da un momento all'altro, e tutti lo sanno, ma non ne parlano e ostinatamente continuano a vivere come se niente fosse. Il Po continua a diminuire di due centimetri l'ora e si avvicina al livello di guardia Viene mantenuto lo stato d'allarme perché negli argini, troppo premuti dalla lungo piena, potrebbe aprirsi qualche breccia. Luciano Curino

Persone citate: Ariano, Donzella, Venier

Luoghi citati: Matera, Porto Tolle, Rovigo