Firenze ha urgente bisogno di soldati le vie sono piene di fango e di merci putride

Firenze ha urgente bisogno di soldati le vie sono piene di fango e di merci putride Dopo il disastro la città attraversa un momento difficile Firenze ha urgente bisogno di soldati le vie sono piene di fango e di merci putride La situazione generale è migliorata, ma nelle strade si ammucchiano rifiuti, carogne di animali, derrate alimentari in decomposizione - C'è il pericolo di epidemie (si sono già avuti 30 casi di epatite virale) - Non basta l'opera instancabile dei cittadini - Occorrono ruspe, bulldozers, autopompe efficienti - Nell'opera di sgombero dei detriti sono impegnati soltanto due battaglioni di fanti; servirebbero almeno 10-12 mila militari - Un accorato appello del sindaco Bargellini (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 8 novembre. Le grandi calamità sono come le ferite: il momento più difficile non è quello che segue Immediatamente il disastro, ma la fase successiva, quando le miracolose energie del primo momento cominciano ad attenuarsi e il dolore, dapprima inavvertito, diventa di colpo quasi insopportabile. Sbaglieremo, ma abbiamo l'impressione che Firenze stia per entrare in questa seconda fase. Che naturalmente, dato il carattere del suoi abitanti, non è di depressione e di scoraggiamento, bensì di tensione e di nervosismo. Oggi, attraversando ancora una volta il rione di Santa Croce e le altre zone più colpite dove 11 fango raggiunge sempre i 30-40 centimetri, abbiamo assistito per la prima volta a battibecchi, a piccoli scontri, ad alterchi; abbiamo sentito fiorire più numerose e graffiatiti del solito espressioni sarcastiche, imprecazioni sibilanti contro tutto e contro tutti. Perché? Cerchiamo di spiegarlo. Nel complesso la situazione generale continua a migliorare. Oggi, per esempio, colonne di mezzi cingolati dell'esercito hanno finalmente raggiunto 1 nuclei abitati ancora isolati dall'acqua attorno a Peretola, hanno tratto In salvo le famiglie pericolanti e hanno assicurato 11 collegamento con quelle che, nonostante l'acqua, hanno preferito restare nelle loro case. In uno di questi mezzi cingolati, fra soldati in tuta mimetizzata e cumuli di viveri di soccorso, c'era anche il vescovo di Firenze mons. Florit. La situazione viveri è soddisfacente in tutta la città Basta uscire dalla zona alluvionata, oltre i viali della circonvallazione interna, e nelle panetterie, nelle drogherie, nelle salumerie sì trova quasi tutto. Anche 1 sinistrati han no viveri a sufficienza. Le co lonne di soccorso hanno scaricato tonnellate di pane, di latte, di formaggio che le autorità si sforzano di distribuire con la massima regolarità Naturalmente è impossibile evitare errori. Può darsi che un quartiere riceva razioni più abbondanti di un altro, può capitare che da una parte ar rivi molto latte e poco pane e dall'altra viceversa. Ma la minaccia della fame è fuga ta. Di pane, per esempio, ce n'è fin troppo. Grossi quanti tativi arrivati nei giorni scor si con le prime colonne di soccorso rischiano di ammuffire L'acqua non è certo abbondante, ma le autobotti che la distribuiscono sono ormai nu meroslssime. Chi non soppor ta il sapore del cloro, carica una damigiana sull'utilitaria e raggiunge una delle tante fon tanelle collinari a San Domenico, a Fiesole, a Trespiano, a San Miniato. Insomma, la situazione generale è senza dubbio migliorata; negare che le autorità civili e militari abbiano compiuto uno sforzo imponente, che funzionari e soldati si siano prodigati con commovente generosità sarebbe assurdo. E tuttavia, se consideriamo 11 quadro da un altro angolo di visuale, la tensione e il nervosismo dei fiorentini sono più che giustificati. Alla base di tutto c'è un fatto: da cin que giorni questa gente lotta caparbiamente contro il fango, si spezza le reni per sai vare il salvabile, per ridare un aspetto umano alle sue case, ai suoi negozi; ma ha li. sensazione di essere intenta ad una fatica di Sisifo, non vede attorno a sé un aiuto e una via di uscita. Nei rioni colpiti meno duramente, là dove l'acqua non ha mai superato il metro, qual cuno è riuscito a coronare la sua fatica. Oggi in via Cavour c'era quasi da commuoversi nel vedere la trionfale soddisfazione dipinta sul viso di un barbiere nell'attimo In cui riapriva il suo negozio. Per tre giorni e tre notti lui e la sua famiglia avevano lavora to ininterrottamente, e ora fi nalmente la piccola barbieria era pronta, con i lavandini specchianti e le boccette di profumo allineate in bell'ordine sulle mensolette di vetro. Ma sono casi rarissimi, vere e proprie mosche bianche In Santa Croce e negli altri rioni più danneggiati da quattro giorni la gente lotta con tro li melma, ma l'aspetto generale del quartiere non è gran che diverso da quello del primo momento. Anzi, forse è più tragico, perché tutte le masserizie fradice d'acqua e lorde di fango sono accumulate sulle strade. E insieme con questi mucchi, accanto alle carcasse delle automobili che non sono state ancora rimosse, cominciano ad innalzarsi cumuli di immondizie e di rifiuti. Anche l'aspetto del centro cittadino è peggiorato In queste ultime quarantott'ore, perché tutti 1 negozi hanno gettato la merce fradicia sulle strade. In molti quartieri della città ristagna un tanfo acidulo e irrespirabile, che evoca lo spettro di possibili epidemie. Ad accrescere la preoccupazione, le autorità preposte ai servizi igienici hanno comunicato che sono stati registrati trenta casi dì epatite virale. Non sono molti in una città di mezzo milione di abi¬ tanti, ma costituiscono un campanello d'allarme da non trascurare. Per rimuovere il mare di fango di Santa Croce e i cumuli di materia putrescente che sorgono in tutte le zone colpite dall'alluvione occorrerebbe un numero di bulldozers, di ruspe e soprattutto di autopompe nettamente superiore a quello attualmente disponibile. Anche il sindaco Bargellini, in un appello lanciato stamattina da Palazzo Vecchio, dopo avere ringraziato tutti 'coloro che hanno voluto inviare 11 loro aiuto a Firenze in questa dolorosa circostanza, ha precisato che la città non ha più bisogno di viveri, ma soltanto di indumenti — soprattutto scarpe — e di mezzi meccanici. « Ciò che maggiormente ci preoccupa — ha detto 11 sindaco — è l'impresa di ripulire la città, di prosciugare migliaia di scantinati, dove nella melma marciscono animali e derrate di ogni specie ». Ma a noi sembra che per accelerare l'opera di ripulitura siano indispensabili anche dleci-dodicimila soldati che, agli ordini dei rispettivi comandanti, comincino a ripulire Firenze strada per strada, piazza per piazza, cortile per cortile; In città invece, fatta eccezione per gli equipaggi degli elicotteri e dei mezzi cingolati che si sono prodigati nell'operazione di salvataggio attorno a Peretola, sono in azione soltanto due sparuti battaglioncini di fanti. Come vuotare il mare con un gavettino. La febbrile concitazione per l'opera di salvataggio dei primi giorni ha relegato in se¬ condo piano le polemiche sulle eventuali responsabilità dello straripamento dell'Arno. Nei giorni scorsi si era infatti sparsa la voce che il disastro sarebbe stato provocato — per lo meno nelle proporzioni della «goccia che fa traboccare il vaso » — dai sovrintendenti alle dighe di La Penna e di Levane, a monte di Firenze, i quali, vedendo i loro bacini paurosamente pieni d'acqua, ne avrebbero ordinato l'improvviso scarico nel momento meno adatto. A questo propo sito l'Enel, cui appartengono le due dighe, ha emanato un comunicato in cui si afferma che nelle ore precedenti l'alluvione gli scarichi d'acqua al le dighe non superarono la misura normale degli altri giorni. Gaetano Tumiati

Persone citate: Bargellini, Florit, Gaetano Tumiati, La Penna

Luoghi citati: Fiesole, Firenze, San Domenico, San Miniato