Un'opera di Mozart, col complesso di Salisburgo apre a Novara le celebrazioni per Guido Cantelli

Un'opera di Mozart, col complesso di Salisburgo apre a Novara le celebrazioni per Guido Cantelli Dieci anni fa il giovane musicista moriva nell'incidente aereo di Orly 7 Un'opera di Mozart, col complesso di Salisburgo apre a Novara le celebrazioni per Guido Cantelli "Così fan tutte" è l'unica opera che il musicista novarese abbia diretto nella sua breve, luminosa carriera; dopo di lui nessun altro maestro italiano ha voluto tentarla - Un folto pubblico ha applaudito più volte a scena aperta gli artisti del "Mozarteum" - Un commosso telegramma della vedova di Cantelli (Dal nostro inviato speciale) Novara, 7 novembre. Si sono aperte questa sera a Novara le manifestazioni per ricordare i dieci anni dalla morte di Guido Cantelli, il giovane direttore d'orchestra novarese scomparso il 25 no, vembre 1956 in una sciagura aerea a Parigi, mentre si recava a New York per una serie di concerti. L'orchestra della < Camerata Academica > — del « Mozarteum » di Salisburgo — ha eseguito al Teatro Coccia Così fan tutte di Mo- zart. L'opera mozartiana è l'unica che Cantelli abbia diretto nella sua breve vita di grande musicista, dopo una Traviata eseguita qui a Novara in età giovanissima; né va dimenticato che Cosi fan tutte non è mai stata tentata da nessun altro direttore italiano prima e dopo di lui. Ecco perché la scelta del melodramma mozartiano era d'obbligo per questa prima serata dedicata a Cantelli dalla sua città. Qui molte cose lo ricordano Una lapide con il suo busto nel foyer del Teatro Coccia, sotto la quale era stasera una grande corona d'alloro, rammenta che Cantelli fu in questa sala sette giorni prima di morire all'aeroporto di Orly. Lo avevano invitato per l'inaugurazione del teatro rinnovato, e Cantelli venne con quell'orchestra della Scala di cui era appena stato nominato direttore. Anzi, la notizia della nomina gli fu comunicata proprio qui, e la cosa, pare, lo fece piangere. Si è scritto molto sulla felicità di Guido Cantelli nell'ultimo giorno della sua vita. Aveva trentasei anni ed era giunto ad un traguardo ambitissimo, al posto che era stato tenuto da Toscanini; da cinque mesi gli era nato un bambino, Leonardo, dopo undi- ttthdgcSadenlvcccrssdci anni di matrimonio; abitava in ima casa nuova, bellissima; aveva da poco acquistato una Ferrari 3000, che gli consentiva dì soddisfare Usuo unico hobby, la velocità. Quella nomina alla Scala gli permetteva di sognare un'esistenza più distesa, più raccolta, più vicina alla famiglia, adesso che la nascita del figlio avrebbe impecino alla signora Iris di seguirlo in tutto il mondo, come aveva fatto in undici anni, per i suoi concerti. Quella felicità fu lacerata per sempre in un attimo, quando Cantelli era giunto al punto in cui, forse, non avrebbe potuto chiedere più nulla alla vita. Aveva fatto tutto da solo, partendo da un gradino molto untile. Suo padre era maresciallo di artiglieria e dirigeva una banda reggimentale; la famiglia viveva modestamente e Guido dovette faticare per emergere. Molti novaresi lo ricordano, ragazzo, suonare l'organo di San Gaudenzio con il maestro Fasola. Abitava sotto la cupola, in una casa piccolo-borghese. Studiò e si diplomò al Conservatorio di Milano e dopo cominciò a dirigere concerti, finché fu invitato per una prova alla Scala. Qualcuno fece il suo nome a Toscanini. E il maestro volle ascoltarlo una, due volte. Poi lo chiamò e gli disse: < Potrai fare grandi cose, se lo vorrai ». Era il 1948. Da quel tempo cominciò la leggenda di Guido Cantelli « delfino » di Toscanini, suo erede, suo eletto. Una definizione che non significa un giudizio; Toscanini era inimitabile, ma Cantelli aveva già cominciato a imitarlo, almeno nella rapidità con cui la fama veniva a sorreggerlo nel cammino dell'arte. La tragica morte sospese per sempre il giudizio sui suoi meriti, sulle sue qualità; e ne è rimasto un r'mpianto acuto in tutti quelli che si occupano di musica e sanno come sia diffìcile per un giovane realizzare la favola sempre irripetibile del successo pieno ed improvviso. Dieci anni dopo la tragedia di Orly, la città di Novara ha deciso di ricordarlo affettuosamente, dedicandogli tre spet tacoli musicali. Il programma si è aperto questa sera, come abbiamo detto, con l'esecuzione di Così! gFCpgesCCptcdicmfGQbSv«fan tutte. Il complesso del Mozarteum, reso famoso dall'annuale festival di Salisburgo, ha fornito un'esecuzione giustamente calibrata fra grazia espressiva e sorridente ironia; hanno cantato Franca Fabbri (Fiordiligi), Daniela Dinato (Dorabella), Barbara Cogan (Despina), Aldo Romano (Fernando), Davide Couzyn (Guglielmo), Walter Raninger (Alfonso). Dirigeva l'orchestra Alexander Von Pitamic. La direzione dello spettacolo era di Bernard Paumgartner, da molti anni l'anima del festival mozartiano di Salisburgo; i costumi stile « Ci rettorio » e la scena, che rap presentava un arco di fiori teso su pochi arredi essenziali, erano di Léonard Bechny. Il pubblico, folto ed elegante, ha cordialmente applaudito molte volte a scena aperta e alla fine dei due atti. La signora Iris Cantelli, che non ha potuto lasciare Roma, dove abita, ha inviato un commosso telegramma a Paumgartner. Venerdì sera, sempre al teatro Coccia, l'orchestra del teatro Alla Scala, diretta da Eliahu Imbal, il giovane laureato dal concorso Cantelli 1963, eseguirà un concerto sinfonico con musiche di Beethoven, De Sabota e Dvorak. Domenica alle 11, nella basilica di S. Gaudenzio, la corale di Cerano eseguirà mottetti di Palestina nel corso d'una Messa solenne; infine martedì 22 novembre alle SI, nella Sala dei convegni della civica biblioteca Negroni, il sen. Bermani, che fu già sindaco di Novara, commemorerà lo scomparso. Prima e dopo il discorso sarà diffusa musica in dischi diretta da Guido Cantelli. \ \: II— Ili Il IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIPIIIMIIIIIIPI ni Hill l Mi Il maestro Bernard Paumgartner, direttore del complesso mozartiano di Salisburgo, tra Franca Fabbri (Fiordiligi), a sinistra, e Daniela Dinato (Dorabella), interpreti di « Così fan tutte » di Mozart ieri sera al Teatro Coccia di Novara (foto Moisio)