Una notte di incubo per gli «assediali» di Pisa di Gianfranco Franci
Una notte di incubo per gli «assediali» di Pisa Una notte di incubo per gli «assediali» di Pisa L'Arno, rotti gli argini, ha già invaso la città - Ma deve arrivare un'altra ondata di piena e si temono nuovi disastri (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 4 novembre. Una catastrofe incombe su Pisa, assediata da ogni parte dall'acqua. Un mare giallastro, infido, alimentato ininterrottamente dall'Arno, la sta sommergendo a poco a poco. II fiume, filtrando dalle paratie d'emergenza disposte sulle spallette, ha invaso vaste zone del centro, isolando interi quartieri. Stasera ha rotto gli argini a La Cella, un popoloso quartiere che sorge alla periferia' della città, dalla parte verso Firenze. La grossa falla rischia di allargarsi e l'acqua minaccia migliaia di persone, l'aeroporto di San Giusto ed il deposito delle ferrovie. La situazione, già grave stamani, è precipitata nel pomeriggio nel giro di poche ore. La pioggia, che quasi incessantemente cadeva da una quindicina di giorni, ha assunto ieri verso mezzogiorno le proporzioni del nubifragio. Per più di ventiquattr'ore una enorme massa d'acqua si è abbattuta sulla città e sulle campagne, facendo straripare i torrenti, allagando' immense zone coltivate, interrompendo strade e linee ferroviarie, isolando i collegamenti telefonici e telegrafici con gran parte d'Italia. Siamo giunti a Pisa verso le 5 del pomeriggio. La pioggia era cessata da poco, ma dense nuvole minacciose grava vano ancora sulla città. L'acqua del fiume lambiva le spallette, le barche attraccate rischiavano di finire sui lungar ni. La città era tutta in aliar me. Squadre di operai, di paracadutisti e di artiglieri, mobilitate fin dal mattino, stavano sistemando su una lunghezza di quasi quattro chilometri di sponda le paratie di ferro con le quali si elevano di quaranta centimetri le sponde del fiume. All'improvviso un barcone da carico ha rotto gli ormeggi, e, trascinato dalla violenza della corrente, ha superato il ponte della Fortezza, sfasciandosi però contro il ponte di Mezzo. Una parte della spalletta è andata distrutta e dal varco l'acqua ha cominciato ad uscire, invadendo le strade adiacenti. La gente è fuggita atterrita. L'opera dei soldati e degli operai è continuata però infaticabile. Immersi nell'acqua fino ai polpacci, hanno sistemato le pa¬ ratie, che in breve sono state lambite dall'acqua. Cominciando a filtrare dalle fessure, questa ha reso estremamente difficile la sistemazione dei sacchetti di sabbia di rinforzo. Alla fine, spazzati dai fiotti sempre più violenti, i soldati hanno dovuto abbandonare l'impresa. L'acqua ha cominciato così ad invadere un numero sempre maggiore di strade. Il prefetto, dottor Ennio Sarro, che dirige personalmente tutta l'opera di soccorso, ha dato ordine ai negozianti di generi alimentari di aprire le loro botteghe, per permettere alla popolazione di rifornirsi in modo da essere pronta ad ogni evenienza. Dinanzi ai negozi e ai portoni delle case la gente ha provveduto rapidamente a costruire muretti di protezione. Impossibile un calcolo degli scantinati e dei piani terreni allagati. La città è isolata, pochi sono i mezzi anfibi e impossibile è riceverne di rinforzo dalle città vicine. Stanotte ha ripreso a piovere; fra alcune ore la piena sarà alimentata, secondo le informazioni giunte dalle altre zone della Toscana, da un'altra ondata; dal mare spira un forte vento di libeccio, che impedisce il deflusso dell'acqua. Per centomila pisani sarà una notte di incubo. Gianfranco Franci
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