Uno dei tre paesi divisi come Germania e Vietnam di Ferdinando Vegas

Uno dei tre paesi divisi come Germania e Vietnam Uno dei tre paesi divisi come Germania e Vietnam Il grave incidente soprav- venuto l'altra notte nella zona smilitarizzata tra le due Coree richiama l'attenzione su una situazione da lungo tempo quiescente, ma sempre provvisoria e quindi precaria, capace di subitanee e pericolose reviviscenze. La Corea è uno dei tre paesi divisi a metà, come la Germania e il Vietnam; ma, mentre in quest'ultimo arde la guerra e la Germania rimane sempre al centro della politica mondiale, la Corea sembra invece essere uscita di scena, solo ormai un ricordo dell'epoca della « guerra fredda ». Fu appunto in Corea che la « guerra fredda », giunta al massimo della tensione, divenne « calda », quando — il 25 giugno 1950 — le truppe del Nord varcarono la linea divisoria del 38° parallelo e invasero il Sud. La remota penisola, conosciuta una volta come il « paese della calma mattutina », si trasformò così nell'epicentro dello scontro fra mondo comunista e mondo occidentale e fu straziata, da un capo all'altro, da una sanguinosissima guerra. Sono vicende ormai consegnate alla storia, che si possono sinteticamente riassumere negli aspetti salienti. Gli Stati Uniti intervennero immediatamente, sotto l'egida dell'Onu, che aveva dichiarato « aggressore » il go- }^"™ *J Nord' Altri ^in' ' dici Stati concorsero a for¬ mare il corpo di spedizione internazionale, che rapidamente respinse gli invasori e occupò quasi tutta la Co- rea settentrionale, giungendo, agli ultimi di ottobre, allo Yalù, cioè al confine con la Cina. Questa allora intervenne a sua volta, con un corpo di «volontari»; dopo alterne vicende, alla fine del marzo 1951, la situazione era ristabilita quasi al punto di partenza, più o meno lungo il 38° parallelo. Non restava quindi che riconoscere l'impossibilità di modificare con la l'orza le situazioni di fatto realizzate alla fine della guerra mondiale; e così avvenne, con le interminabili, estenuanti trattative di armistizio, cominciate il 17 luglio 1951 a Panmunjom e ivi concluse il 27 luglio 1953. L'accordo di armistizio stabilisce, quanto alla sistemazione territoriale, che la linea divisoria tra le due Coree sia la linea stessa del fronte, ossia praticamente — come si è detto — il 38° parallelo. Le forze contrapposte sono separate da una zona smilitarizzata profonda quattro chilometri, a cavallo della linea di demarcazione. Una « Commissione di controllo delle nazioni neutrali », composta di quattro ufficiali superiori, forniti rispettivamente da Svezia, Svizzera, Polonia e Cecoslovacchia, è incaricata di « espletare le funzioni di controllo, di osservazione, di ispezione e di inchiesta » necessarie per l'osservanza delle clausole armistiziali. Dalla firma dell'armistizio sono ormai passati oltre tredici anni, durante i quali la situazione è rimasta congelata, sia militarmente sia politicamente. Sul posto si sono avuti sporadici incidenti, però subito composti e senza alcun seguito di rilievo. Formalmente esiste ancora il comando delle Nazioni Unite, ma solo la Thailandia mantiene in Corea un minuscolo contingente, accanto alle truppe americane. Ogni tentativo di risolvere politicamente la questione, riunificando la Corea, è fallito; invano l'assemblea dell'Onu anno dopo anno, emette la rituale risoluzione in questo senso. Se iniìne si guarda ai regimi interni, la prospettiva della riunlficazione risulta ancora più inconsistente nel Sud. Abbattuto nel '60 il regime dispotico di Syngman Rhee esiste oggi un ordinamento * democratico », rigidamente anticomunista. Nel Nord il maresciallo Kim IIsung. al potere dal '48. è capo incontrastato del governo e del partito comunista. Il Sud è inglobato nella sfera di influenza americana; il Nord, dopo avere gravitato verso la Cina, di recente si è staccato da Pechino e riaccostato a Mosca Dall'una e dall'altra parte, in conclusione la situazione appare stabilizzata e, nonostante incidenti come quest'ultimo nulla lascia prevedere che la 3t voglia o passa modificare Ferdinando Vegas

Persone citate: Kim Iisung, Syngman Rhee