Quattrocento denunciati per i tumulti di Trieste di Francesco Rosso

Quattrocento denunciati per i tumulti di Trieste La calma è tornata, ma si temono nuovi itici Quattrocento denunciati per i tumulti di Trieste Novanta si trovano in stato d'arresto, gli altri a piede libero - Sono in grande maggioranza giovani attivisti del pei - Distrutta sabato dai dimostranti la sede delle Acli - Tensione in campo sindacale: la Cgil ha proclamato uno sciopero generale per giovedì, forse oggi il cantiere San Marco occupato dalle maestranze DAL NOSTRO INVIATO TRIESTE, lunedì mattina. Dopo la gran febbre di sabato, la calma è tornata a Trieste, ma è una calma ansiosa, che angoscia soprattutto coloro che sono stati causa e protagonisti della violenza. Al rione San Giacomo, l'epicentro degli scontri fra polizia e dimostranti, vigili urbani e addetti municipali si sono prodigati per rimettere un po' d'ordine nelle < vie sconvolte dai dimostranti; la polizia, invece, indaga sulla personalità dei cinquecento fermati, dei quali novanta sono stati denunciati in stato di arresto e trecento a piede libero. La grossa retata di dimostranti è composta da giovani che iti media hanno 25 anni e sono quasi tutti di Trieste; solo una piccola minoranza (meno del 10 per cento) sono venuti dn fuori città. Fra costoro c'è il consigliere comunale comunista di Muggia. Paolo Nicolini, denunciato in stato di arresto. Sempre tra i cinquecento fermati, la maggioranza è composta di attivisti comunisti e di pochi aderenti al psiup; soltanto il venti per cento sono dipendenti del cantiere San Marco, a causa del quale sono avvenuti i disordini. Non sarebbero necessarie queste cifre, fornite dalla questura di Trieste, per dimostrare che la responsabilità dei drammatici avvenimenti di sabato ricade interamente sui comunisti. Si è creata una certa confusione affermando che era stato indetto uno sciopero generale cui aderivano tutti i sindacati; invece, nessuno sciopero era stato dichiarato, sono stati i comunisti a convogliare i dipendenti dei cantieri San Marco in piazza Garibaldi per una dimostrazione contro le decisioni prese dal Cine (Comitato interministeriale programmazione economica) per Trieste. La manovra è abbastanza chiara; isolati politicamente ed esclusi dalla realizzazione del piano, i comunisti tentano di rompere, l'isolamento inserendosi sul piano sindacale, facendo leva sulla Cgil che a Trieste essi controllano totalmente, essendo il psi in assoluta minoraliza. E' la manovra che essi hanno già attuato a Genova. Ma prima a Genova, e poi a Trieste, la violenza delle manifestazioni, i vandalismi, la distruzione indiscriminata di tutto ciò che capitava a tiro dei dimostranti, hanno messo i comunisti in una posizione scomoda. Ieri infatti essi hanno diramato un manifesto con cui re spingono l'accua di aver deliberatamente sospinto i dimo strami a saccheggiare la sede delle Acli. «Noi vogliamo — affermano — la solidarietà di tutta la classe sindacale sen za distinzioni politiche >. Han no cercato anche (sia pure non ufficialmente) di indire una colletta per ricostruire ciò che è stato distrutto alla sede del le Acli, ma la loro premura è stata respinta. Il tentativo di sganciare il partito comunista dalla re sponsabilità di quanto è avve mito sabato è abbastanza sintomatico. I comunisti temono che l'opinione pubblica li con Sideri oppositori ad oltranza di tutto ciò die il governo di cen tro-siìiistra fa, anche se le realizzazioni recano vantaggio. La determinazione di contrastare con ogni mezzo la azione del governo appare evidente da alcune circostanze La mezza insurrezione di sabato doveva essere certamente preparata da.tempo, altrimenti non si spiegherebbero alcu ni particolari. Per, esempio il muraglione che delimita viale Sonnino, formato da grossi blocchi di pietra cementati, stato demolito per un lungo tratto e le pietre, oltre ad essere usate come proiettili contro la forza pubblica, ' sono servite per innalzare rudimentali barricate. Per demolire quel muro occorrevano strumenti adatti e i dimostranti li avevano. Oggi si cerca di sminuire l'avvenimento e di scindere le responsabilità affermando che la violenza è stata scatenata da teppisti, sobillatori e profittatori di disordine; è vero che un buon trenta per cento dei fermati \ hanno precedenti penali, ma cotoputi diluasqulimfomsciecotrI costoro hanno anche dichiarato di essere attivisti comutiisti. La sola attenuante che si può cercare negli avvenimenti di sabato è la frustrazione di cui è vittima Trieste, delusa per tanti anni nelle sue aspettative ed incredula anche quando le promesse escono dal limbo delle incertezze. Su tale fondo di diffusa diffidenza i comunisti hanno fatto leva per scatenare la dimostrazione di ieri, sfuggitagli poi di mano e conclusasi con feriti e contusi tra cui il più grave è un uffi¬ ciale dei carabinieri che quasi certamente perderà un occhio. Ieri Von. La Malfa è andato all'ospedale a visitare tutti i degenti civili e militari. In mattinata egli ha pronunciato un discorso elettorale (fra un mese ci saranno le elezioni amministrative a Trieste) di cui si dà notizia in altra parte del giornale. Nonostante le assicurazioni che questa volta Trieste non sarà sacrificata, è stato indetto per giovedì prossimo uno sciopero generale della Cgil cui finora ha aderito soltanto la UH. La Cisl invece si è riservata di decidere dopo l'esame della situazione che farà la segreteria nazionale, convocata per oggi a Roma. Una certa tensione si registra negli ambienti del lavoro: circola la voce che oggi i dipendenti del cantiere San Marco intendano occupare lo stabilimento in segno di protesta, e si teme che possano scoppiare altri incidenti. Francesco Rosso Durante I disordini di sabato a Trieste un dimostrante viene issato su una jeep della polizia

Persone citate: La Malfa, Paolo Nicolini, Sideri