La drammatica avventura dell'americano Ginther

La drammatica avventura dell'americano Ginther La drammatica avventura dell'americano Ginther Alla curva dopo il rettilineo delle tribune la sua Honda è uscita di strada ad oltre 200 chilometri orari - Per un miracolo non sono stati travolti due commissari di gara Monza, lunedì mattina. Richie Ginther, al volante della nuora Honda 12 cilindri, è stato protagonista ieri a Monza di un pauroso incidente. E' uscito di strada nel corso del 17° giro mentre si trovava in seconda posizione alle spalle di Ludovico Scarfiotti. ed è finito a 200 all'ora nel bosco che fiancheggia la pista sfiorando due commissari di gara. Ginther ha riportato la frattura della clavicola destra, una ferita al braccio sinistro, una serie di taglietti al viso per la rottura del parabrezza e un leggero stato di choc. I due commissari si son fatti qualche abrasione alle gambe e alle mani. Roba di poco conto rispetto al pericolo corso. «Mi son visto addosso la Honda — ha detto uno dei due addetti — e mi son salvato tuffandomi di fianco col mio collega ». Ginther è stato trasportato sùbito in autoambulanza al l'ospedale da campo sistema to all'interno dell'Autodromo, a poche decine di metri dai boxes, mentre la corsa rallen tava per qualche secondo il ritmo. Il pilota americano non aveva perso conoscenza: la tuta a brandelli, senza scarpe, il volto insanguinalo, ha mormorato mentre lo distendevano sul lettino di pronto soccorso: «La macchina mi è slittata via, e in un attimo mi son trovato fuori pista. Mi fa male qui » 7ia poi soggiunto toccandosi la spalla. Dopo le prime medicazioni il corridore è stato trasportato, sempre in ambulanza, all'ospedale civile di Monza, ove si trova ricoverato in uno dei padiglioni interni. L'incidente è accaduto alla « curva grande», la curva che si apre al termine del lungo rettilineo delle tribune. E' un punto dove le vetture giungono lanciatissime, ad oltre 200 orari. La curva si snoda sulla destra, è ad ampio raggio, all'apparenza non difficile; in realtà, è quanto mai pericolosa: in caso di sbandamenti, i pilori per le alte velocità non possono tentare manovre di emergenza. Sembra che la Honda di Ginther sia slittata su una macchia d'olio, ma alcuni hanno voluto ricordare che il corridore e i meccanici della Casa giapponese, .avevano, lavo¬ rato la notte fra sabato e ieri per mettere^ a punto le sospensioni c migliorare la tenuta di strada. «E' una macchina potente — aveva detto lo stesso Ginther — ma molto pesante: 740 kg. In prova non mi è parsa troppo stabile ». Un giudizio degno di fede, visto che Ginther, oltre ad essere un guidatore di vasta esperienza, è anche un sensibilissimo collaudatoré. Ha 33 anni, c sulla breccia da una dozzina di anni. E' stato fra l'altro alla Ferrari, alla B.R.M. e alla Cooper. Nel 1960, quando era alla Ferrari, non volevano farlo correre nei « Gran Premi » per non distoglierlo dai collaudi. Assunto due anni fa dalla Honda, il pilota californiano (è nato a Los Angeles da genitori di origine teacsca) ha attivamente collaborato alla costruzione delle monoposto giapponesi. La vettura scesa in pista ieri a Monza era alla, sua prima ]>rova nell'attuale campionato basato sulla nuova formula di tre litri di cilindrata. Ginther si è fratturato la clavicola urtando contro il volante, mentre la sua Ronda terminava la corsa fuori della pista. «.Richic è stato davvero fortunato*, ha esclamato Gurnrg, il pilota della americana Eagle, sincero amico di Ginther. Gurney si era appena ritirato ed era fermo ai boxes, quando ha saputo dell'incidente. E' corso verso la piazzuola a lato delle tribune dove sostano gli automezzi di soccorso, è balzato di forza su un'ambulanza e si è precipitato con l'autista e. l'infermiere verso la «grande curva*. Al ritorno era forse più pallido dello stesso Ginther. m. fe. Il pilota americano Ginther alla partenza (Telet'oto)

Luoghi citati: Los Angeles, Monza