Governo di ministri di minoranza a Bonn liberalia si sono dimessi di Tito Sansa

Governo di ministri di minoranza a Bonn liberalia si sono dimessi Si è rotta la izione dei tre partiti Governo di ministri di minoranza a Bonn liberalia si sono dimessi Il partito liberale respinge dopo una tempestosa seduta il compromesso sulle nuove tasse ed obbliga i suoi quattro ministri a dare le dimissioni - Erhard li sostituisce oggi con esponenti democristiani e cristiano-sociali • Alla Camera il Cancelliere ha 249 voti contro 251 dell'opposizione Ma per rovesciarlo occorre una « mozione di sfiducia costruttiva », con l'indicazione del successore i(Dal nostro corrispondente) Bonn, 27 ottobre. La bomba è esplosa a mezzogiorno e mezzo di oggi: la coalizione del governo tedesco, i due partiti dell'Unione cristiana (Erhard e Strauss) e il partito liberale (Mende), è andata in frantumi, un anno e un giorno dopo la sua costituzione. I quattro ministri liberali (Mende vicecancelliere, Dahlgruen Finanze, Scheel aiuti ai paesi sottosviluppati e Bucher Edilizia) sono usciti dal governo, sedici ore dopo un incerto compromesso sul bilancio 1967 raggiunto iersera. Il governo del cancelliere Erhard continua tuttavia a esistere; per il momento ha quattro poltrone vuote. Era stato previsto iersera che il rattoppo non avrebbe tenuto a lungo; nessuno però avrebbe osato immaginare che avrebbe resistito solo una notte, giusto il tempo necessario ai giornali per annunciare che i liberali si erano piegati an cora una volta e che Erhard era salvo. E' stato appunto un titolo di giornale a decidere starna ne la fine della coalizione: il titolo della Bild Zeitung (4 milioni e mezzo di copie) su tutta la prima pagina e a caratteri enormi: «I liberali so no crollati di nuovo ». Sotto si raccontava che i ministri li berali, dopo il chiasso fatto nei giorni scorsi e il giuramento di battersi contro aumenti fiscali, avevano rinunciato a essere paladini dei contribuenti e avevano ceduto a Erhard per salvare le loro posizioni personali. Indignati, i giovani deputati del partito liberale hanno affrontato stamane, durante una riunione del loro gruppo parlamentare, i ministri che aveva no ceduto. A loro si è unito ilministro Scheel, che ierseranon aveva partecipato al Con-•iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii siglio dei ministri. E' stata una riunione « tempestosa >. La giovane guardia, agitando la Bild Zeitung, gridava che era stata tradita, che il partito avrebbe perso le elezioni regionali in Assia e in Baviera in novembre, e che di conseguenza il futuro liberale sarebbe stato irrimediabilmente compromesso, che non si sarebbe mai tornati al governo. Mende e compagni hanno « preso atto > della volontà del partito e hanno annunciato di uscire dal governo. Quando il vice-cancelliere Mende è andato dal Cancelliere a presentargli le dimissioni sue e dei tre colleghi, Erhard non ha esitato ad accettare e questa sera si è recato dal presidente della Repubblica Luebke per chiedergli — come ha detto il portavoce von Hase — « V immediato licenziamento » dei ministri dimissionari. Così ha reagito il Cancelliere, irritatissimo. Non pensa a dimettersi, e neppure a sfidare il Parlamento perché si dichiari contro di lui con un voto di sfiducia « costruttivo » (cioè designando un successore), tanto meno a chiedere al presidente Luebke che sciolga il Parlamento e indica nuove elezioni. Erhard vuol continuare a governare. E' convinto — lo ha detto un suo collaboratore — di essere il « Cancelliere del popolo » e di dover soltanto superare «alcune difficoltà passeggere». Le soluzioni che gli si presentano, a norma di costituzione, sono quattro o cinque, ma a lui ne rimangono solo due. Esclusa la «grande coalizione » con i socialdemo oratici, esclusa la « coalizione di emergenza » di tutti i partiti, esclusa la coalizione del le opposizioni (socialdsmocra tici e liberali). Erhard può sce il 4 u i o a i a l a'gliere: o ricostituire la «pie -I cola coalizione » con i libe iiiiuiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiircmg rali, ma in tal caso dovrebbe cedere rinunciando agli aumenti fiscali, oppure fare un governo di minoranza. I due partiti cristiani hanno in Parlamento 245 voti contro 202 dei socialdemocratici e 49 dei liberali. Ciò significa che Er hard dovrà cercare di volta in volta di garantirsi la maggioranza parlamentare mediante compromessi, cioè dipendere dalla benevolenza altrui, rinviando una decisione a tempi migliori. E' questa la strada che ha scelto. Domani annuncerà i nomi dei nuovi quattro ministri dell'unione dei partiti cristiani. Tito Sansa Gac■KIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIItflIIIIIIIIIIIIIHIIIIlIlflIll

Persone citate: Bucher Edilizia, Strauss

Luoghi citati: Assia, Baviera, Bonn