Le avventure marine di Melville e Poe sono una poetica ricerca dell'assoluto di Claudio Gorlier

Le avventure marine di Melville e Poe sono una poetica ricerca dell'assoluto «Gordon Pym» anticipa «Mobj Dick», mirabile capolavoro Le avventure marine di Melville e Poe sono una poetica ricerca dell'assoluto Quando Herman Melville | morì, nel 1891, i giornali americani incontrarono non lievi difficoltà ver raccogliere i pochi dati biografici necessari a preparare un frettoloso necrologio. Uno tra i maggiori osservò sbrigativamente che Melville, dopo avere scritto in gioventù qualche romanzo non privo di qualità, si era perduto in una sorta di insensato vaneggiamento, col risultato di produrre un lungo, noioso e fastidioso libro- ne. Si trattava di Moby Dick, forse il maggior capolavoro di tutta la letteratura americana; e ci vollero alcuni decenni perché la critica lo riscoprisse. Si comprendono le fredde accoglienze dei contemporanei al romanzo di Melville: è difficile, ambiguo, infinitamente complesso, di quelli che esigono nel lettore partecipazione e quasi cooperazione. In un secolo nel quale in Europa dominavano storie di pas- sione — Moby Dick venne pubblicato nel 1851 — Melville proponeva un romanzo di idee, nel quale non esistono personaggi femminili; alle soglie del naturalismo e quando gli scrittori si impegnava-\ no in sottili indagini psicologiche, egli ritornava al titanismo del teatro elisabettiano, all'allegoria di stampo medievale. Cosicché quando lo scrittore moriva, stavano appena nascendo i suoi lettori ideali. Come tutti i grandi creatori di allegorie, Melville era partito da una cornice realistica. La caccia alla balena si praticava largamente ai suoi tempi dai porti della Nìtova Inghilterra, e Melville aveva una ricca esperienza personale di marinaio. I suoi personaggi non apparivano dunque, e non appaiono neppur oggi, come delle astrazioni; essi venivano colti alle prese con la furia del mare e con l'insidia della lotta sempre incerta contro l'animale da inseguire e da uccidere. Per la prima volta portavano nelle pagine di un libro, accanto allo stile sostenuto della tradizione tragica, il sapore tutto particolare e nuovo dell'inglese d'America, che gradualmente stava diventando una lingua a sé, meno elegante ma forse più plastica ed espressiva di quella originaria. Del resto, il romanzo marinaro costituiva ormai un srenere popolare specie nei paesi anglosassoni. Senonché questo era per Melville soltanto un punto di partenza: nella sostanza egli voleva indagare l'ansia di assoluto e di conoscenza presente nell'animo umano, il suo dilatarsi sino a sfidare i limiti tradizionalmente imposti all'uomo. Come egli stesso scrisse in Moby Dick, la misteriosa e allucinante balena bianca era in effetti «si velo della divinità'». Cos'i, paradossalmente, il blasfemo capitano Achab appare nella sua angoscia un eversore e un mistico, un ribelle e un nuovo Cristo; la sua atisia di attingere la verità suprema si comunica ai marinai e li coinvolge in una catastrofe che possiede una implicita nobiltà. * * Un discorso in parte simile si può fare per l'unico romanzo di Edgar Allan Poe, Gordon Pym, che aveva preceduto Moby Dick di soli tredici anni. Anche qui un avventuroso viaggio di scoperta sui mari si trasforma in favola; anche qui un uomo tenta disperatamente di risalire al significato primo del mondo in cui vive e ne viene inghiottito dopo esperienze terribili. Gordon Pym e il capitano Achab, prima ancora che i misteri degli oceani, sono chiamati ad esplorare i propri, a fare i conti con gli abissi dell'animo umano. E Gordon Pym, come il suo più famoso emulo, scompare nel nulla, attirato da una imperscrutabile figura bianca come la balena di Melville: il bianco, somma di tutti i colori e insieme assenza di colore, simboleggia appunto il mistero. In Italia fu Cesare Pavese a introdurre Moby Dick, capitolo essenziale della sua scoperta della cultura americana, e della letteratura di un paese che pur nel suo sviluppo tecnologico nascondeva in realtà inquietudini metafisiche cosi dolorose e profonde. Nel nome di queste inquietudini il puritano Melville e Poe, il poeta dell'orrore e dell'incubo, si davano in certo senso la mano. Era opportuna una nuova traduzione? Nel caso di Poe valeva sicuramente la pena di riproporre Gordon Pym e i racconti in una prosa più moderna e scattante. In quanto a Moby Dick, la traduzione di Pavese costituisce un capitolo a parte, essendo il lavoro di uno scrittore che intendeva farsi la mano e recare un contributo sostanzialmente creativo. Nemi D'Agostino, che ha fornito la sua versione di una introduzione succosa quanto efficace, è uno studioso provvisto di notevolissime qualità di stile. Il « suo » Melville rimane più vicino allo spirito dell'autore, a dimostrazione che l'aroma dell'originale si può conservare quando venga colto appropriatamente. Pensiamo che si tratti di un grosso servigio reso a due autori per varie ragioni impervi, più noti che letti, ai quali spetta peraltro un posto di rilievo nella nostra biblioteca ideale. Claudio Gorlier HERMAN MELVILLE: Afoni/ Dick - Ed. Garzanti - 2 volumi, pagine 518, lire 700: EDGAR A. POE: Gordon Pym Edizioni Sansoni - pagine -lf?7. lire 450.

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