Aiutiamo gli agricoltori a vendere bene i prodotti di Giuseppe Medici

Aiutiamo gli agricoltori a vendere bene i prodotti Aiutiamo gli agricoltori a vendere bene i prodotti La mancanza di validi organismi di distribuzione è uno dei motivi che riduce il reddito dei lavoratori della terra al 45 per cento di quelli dell'industria o del commercio Il disagio profondo degli agricoltori è reso più grave, in questi giorni, dalle difficoltà che essi trovano, dopo tante fatiche e ansie, a collocare i loro prodotti ad un prezzo ragionevole. L'analisi economica spiega le ragioni delle enormi differenze tra i prezzi pagati al produttore e quelli pagati dal consumatore, ma il fatto resta nella sua cruda realtà a dimostrare la esistenza di una ingiustizia nella distribuzione, che non può essere trascurata da chi ha la responsabilità di promuovere ed attuare, sia pure in forme rudimentali, una politica dei redditi. Perciò il mondo rurale è il teatro del più acuto dramma della nostra vita economica: le popolazioni agricole ricavano redditi che si aggirano intorno al 45 % del salario percepito, ad esempio, dai lavoratori dell' industria, del commercio e dai pubblici dipendenti. Anche se limitare il confronto ai redditi monetari non è sempre razionale, perché bisognerebbe includervi i redditi nascosti percepiti dall'agricoltore, la differenza è tale che, per ridurla a limiti tollerabili, è necessario affrontare i problemi di mercato ai quali le popolazioni rurali sono più sensibili perché, se risolti, danno immediati e tangibili risultati. In precedenti occasioni abbiamo indicato i mezzi per aumentare la produzione e per ridurre i costi; e, per rispondere a cordiali richieste dei lettori, dovremo ritornare, con precisazioni, sull'argomento ; ma oggi, « considerando i problemi dell'azienda agraria dall'esterno, dobbiamo riconoscere che le popolazioni rurali sono nel giusto quando affermano che il problema più urgente e più importante è quello del mercato ». Quando, come è avvenuto nel recente convegno promosso dal Salone.della Tecnica di Torino, si leva la voce accorata di agricoltori per affermare: «A produrre ci pensiamo noi, nonostante tutte le difficoltà che il terreno, il clima e i parassiti pongono, ma voi ci dovete aiutare a superare le difficoltà del mercato»: quando i coltivatori affermano che vincono tutte le battaglie sul fronte della produzione e poi le perdono regolarmente sul fronte del mercato, allora bisogna concludere che l'ambiente esterno all'azienda contrasta i fondamentali diritti dell'agricoltore: ambiente che non può essere migliorato dal singolo ma dalle grandi confederazioni agricole, dallo Stato e dagli enti che esso ha costituito a tale scopo. Nel momento in cui l'agricoltore italiano si accinge ad affrontare il Mercato comune non possiamo chiedergli di adempiere al dovere altrui. « Sarà molto se la gente dei campi riuscirà a risolvere felicemente i problemi interni dell'azienda, cioè ad assicurare un incremento della produzione con una riduzione delle forze di lavoro impiegate»; non si può chiedere a milioni di piccoli imprenditori p .jricoli di pensare, come singoli, ai problemi esterni alle loro minuscole aziende: a questi deve provvedere l'iniziativa associata e pubblica e non soltanto perché si tratta di un problema di giustizia distributiva, ma perché, altrimenti, una parte notevole della nostra più preziosa produzione andrebbe perduta con grave danno della collettività. Mentre in California l'enorme produzione frutticola viene tutta utilizzata, in Italia una parte considerevole, che talvolta raggiunge il 30 %, va perduta: uve pregiate si trasformano in pessimi vini per mancanza di cantine razionali; imponenti olivete mediterranee, che potrebbero dare eccellenti olii vergini, forniscono, per mancanza di impianti di trasformazione, olii acidi. La superiorità dell'agricoltura degli altri paesi del Mercato Comune, già forte per ragioni di clima e di terreno, diviene fortissima per le deficienze nell'organizzazione dei servizi esterni alla azienda agraria italiana. Perciò ci sembra giusto che le grandi associazioni agricole chiedano l'ausilio dell'esperienza tecnica, economica e finanziaria della nostra agguerrita industria. Il nostro paese, che ha un sicuro interesse a portare a compimento il Mercato Comune, deve comprendere che i pericoli per l'agricoltura sono così gravi da mettere a rischio il successo di questa lungimirante politica. Ecco perché di eccezionale importanza politica e di non minore rilievo economico e finanziario si presenta oggi il compito di costruire un moderno ambiente esterno alla tradizionale azienda agricola. Riunendo le forze degli organismi commerciali e finanziari che già operano nell'agricoltura (come, ad esempio, la Federazione dei Consorzi agrari e il Consorzio di credito agrario di miglioramento) con quelli pubblici e privati che operano nell'industria (come Tiri, l'Eni, l'Enel, l'Imi) e con i nostri principali gruppi privati, si può dar vita ad un organismo in grado di costruire, nel prossimo quinquennio, le grandi strutture esterne a sostegno della no stra agricoltura : accanto alla rete autostradale e dei metanodotti, occorre, ed è urgente, costruire una rete di impianti agricoli-indu striali ed una catena di impianti frigoriferi, per ridurre gli enormi sprechi tipici delle più povere economie e per aumentare il rendimento della trasformazione e della distribuzione dei prodotti. Giuseppe Medici

Luoghi citati: California, Italia, Torino