Ecco nomi ed attività della mafia a Palermo di Fausto De Luca

Ecco nomi ed attività della mafia a Palermo II primo rapporto ufficiale al Parlamento Ecco nomi ed attività della mafia a Palermo Il documento, letto in parte martedì al Senato, presenta un quadro impressionante: la criminale organizzazione spadroneggia, con il ricatto e l'assassinio, sui mercati generali, le pompe funebri, le aree fabbricabili ed i cantieri edili ; si insinua nel Comune e negli altri enti pubblici - Alcuni « uomini d'onore » : Paolo Bontade (domina nel campo degli alimentari), Vincenzo Tumminia (macello carni), Antonino Ingrassia (ortofrutticoli), Baldassarre Motisi (rapporti con le autorità) (Nostro servizio particolare) Roma, 25 ottobre. Del rapporto su Palermo della commissione parlamentare d'inchiesta sulla mafia si è avuta notizia ieri al Senato quando il sen. Terracini ha comunicato che esso è stato presentato alle Camere l'8 luglio 1965, messo a disposizione dei parlamentari, ma non ufficialmente reso pubblico perché l'inchiesta sulla mafia non è ancora conclusa. II. testo integrale, circa 160 pagine a stampa, è un documento impressionante, destinato ad essere, d'ora In poi, un punto di riferimento ufficiale per ogni indagine sulla mafia, di cui per troppo tempo si è parlato esclusivamente nei giornali, nelle annuali relazioni di alcuni magistrati e soltanto recentemente anche nei rapporti al Parlamento del ministro dell'Interno. Il rapporto non solo conferma l'esistenza della mafia, ma documenta il trasferimento dei mafiosi dalla campagna alla città (in seguito alla sparizione del latifondo), dalle attività agricole a quelle cittadine, il loro attacco alla vita amministrativa delle città siciliane, la conquista del predominio in quasi tutti i settori delle economie cittadine. Per Palermo, tradizionale centro di convergenza delle organizzazioni mafiose della Sìcia occidentale, tutto questo vale più che altrove. La città, infatti, è la situazione-chiave per capire in quale modo e quanto profondamente e intensamente la mafia intervenga nella vita pubblica e privata della Sicilia. Dice il generale Di Lorenzo, comandante generale dei carabinieri nel 1963: «Mentre la vecchia mafia finisce con l'essere la mafia del potere, cioè quella degli elementi che hanno raggiunto un livello di vita soddisfacente e che si limitano a dare ordini e disposizioni, a intervenire nelle forme più diverse nella.vita dell'isola, la giovane mafia è quella che deve ancora raggiungere uno stato di benessere ed è quindi composta di persone pronte ad eseguire i peggiori crimini. La nuova mafia si è interessata dell'accaparramento dei mercati ortofrutticoli e delle aree fabbricabili. Poiché non si tratta di un'unica organizzazione', i vari gruppi sono entrati in lotta fra loro: questo ha creato conflitti violenti, al più alto livello della delinquenza, come l'uso di auto cariche di esplosivo contro i diversi appartenenti alle organizzazioni più importanti della città di Palermo ». Aggiunge il giudice istruttore Terranova: «La mafia si occupa a Palermo anche della vendita dei fiori. Tutti i negozi di fiori sono gestiti da mafiosi legati fra loro. Uno di essi è stato ucciso anni fa, un certo Sorbi, in un negozio di via Maqueda. Le imprese di pompe funebri sono tutte gestite da mafiosi. In breve, quasi tutte le attività sono controllate dalla " organizzazione ". I giardini sono controllati da mafiosi~e soprattutto la distribuzione dell'acqua ». Altre precisazioni si ricavano dal rapporto del tenènte dei carabinieri Mario Malausa, della « Tenenza Pa lermo Suburbana », ucciso a Ciaculli per l'esplosione di una « Giulietta » imbottita di tritolo (attentato della mafia). La lunga lista di mafiosi comprende i nomi, letti ieri dal sen. Terracini, di coloro che sono entrati nella de « non per convinzioni politiche, ma per sfruttarne il potere >, ma fornisce molte altre notizie di in teresse più generale. Di Francesco Paolo Bontade si dice: «E' notoriamente affiliato alla mafia palermitana Sotto le spoglie di commerciante e possidente ha contribuito a fare ottenere alla mafia il predominio nel settore dell'alimentazione. Si atteggia a uomo d'onore e tale si dichiara ». Di Vincenzo Tumminia: « E macellaio e sotto tali spoglie ha contribuito a far ottenere alla mafia il predominio nel settore delle carni macellate avendo egli perseguito sempre l'illecito arricchimento e la usurpazione, specie con gli abigeati, peraltro non denunciati per tema di rappresaglie». Di Antonino Ingrassia: «Sotto le spoglie di addetto allo scarico del mercato ortofrutticolo di Villabate e di Palermo ha contribuito a far ottenere il predominio nel settore dei prodotti ortofrutticoli della città». Di Angelo Bianionte: «Ha perseguito sempre l'illecito e l'usurpazione ed è associato alla mafia, che ha il predominio sul settore del contrabbando di sigarette ». Qual è lo stile dei manosi? Il rapporto del tenente Malausa scrive di Baldassarre Motisi: «E' l'autentico mafioso che apparentemente è rispettoso ed osservante verso le autorità costituite, ma in effetti non rispetta che la sua legge. Ha molte aderenze con personalità di rilievo e ne approfitta per favorire specialmente le persone malfamate, allo scopo di consolidare sia la sua posizione di mafioso che quella di uomo politico » (con sigliere comunale de di Palermo). Di Francesco Greco: « E' uomo di " molto rispetto " e si atteggia a uomo d'ordine, esercitando molto ascendente sulla popolazione della contrada Pomara e di Acqua dei Corsari. Vanta aderenze e amicizie alla Regione siciliana, alla prefettura, alla questura e in molti altri enti statali ». Di Antonino D'Amore: «Data la sua posizione economico-sociale e la sua avanzata età non è ritenuto più capace di commettere delitti, ma è sempre capace di dirigere i suoi affiliati. Ora rivolge la sua attività criminosa ai soli delitti sentenziati dalla mafia ». Di Giovanni Buscemi: «E' uomo di massimo rispetto, finale si autodefinisce, e impone la sua autorità alle persone della zona di "passo di Rigano", sfruttandole, soggiogandole e costringendole al silenzio. Compone, a suo modo, le controversie tra le persone del luogo, dicendosi " uomo d'ordine"». Di Mario Risicato: «E' violento, rissoso, pronto ad infrangere la legge per procurarsi un ingiusto profitto. E' molto temuto perché capace di vendetta immediata. Avva- tendosi della sua reputazionedi mafioso sfrutta e soggiogai più deboli» a n e, a e : " , e i e , a . a à i i i i o i a ' ' e - Per molti dei mafiosi elencati sono indicate le proprietà, spesso con l'annotazione che gli arricchimenti sono stati rapidi e frutto della violenza. Ad esempio, Giovanni Randazzo « ha messo in stato di soggezione tutti gli impresari edili della via Notarbartoloviale Lazio, facendosi consegnare ingenti somme, sia in occasione di acquisto di terreno per fabbricazione e sia per la " protezione" che si protrae per tutta la durata dei lavori ». Per quel che riguarda l'attività edilizia, che a Palermo come ad Agrigento (e a Trapani e a Caltanissetta) è stata oggetto di inchieste della Regione siciliana, proprio per accertare l'influenza della mafia sugli irregolari comportamenti delle amministrazioni comunali, il rapporto su Palermo contiene una lunga serie di allegati che però risultano di difficile lettura non essendo accompagnati da valutazioni specifiche della commissione. Nelle sue conclusioni di carattere generale la Commissione riferisce che l'indagine ispettiva sul comune di Palermo, condotta dal prefetto Bevivino, « ha messo in evidenza l'esistenza di molte situazioni anomale e di carenze amministrative ». La Commissione d'inchiesta, dopo attento esame, « è pervenuta alla convinzione che esista un parallelismo fra la par¬ e^ticolare intensità del fenomearlo delinquenziale e la situa \zione amministrativa in una città dell'importanza di Palermo». All'assemblea regionale, in seguito a questa indagine, fu chiesto lo scioglimento del Consiglio comunale di Palermo. Ma il Consiglio di giustizia amministrativa diede parere contrario, ritorcendo una parte delle responsabilità sulla Regione, in quanto « il governo regionale e gli altri organismi tutori non hanno esercitato i poteri rispettivi e sostitittivi previsti dalle leggi ». Tuttavia lo stesso Consiglio di giustizia definisce « rilevanti » le violazioni di legge, specificando che la situazione dell'amministrazione comunale di Palermo « presenta un quadro sicuramente allarmante ». Quali sono le violazioni? Come ad Agrigento, si fratta di fabbricati costruiti senza licenza edilizia, di costruzioni irregolari per vari motivi (maggiore altezza del consentito, minori distacchi, costruzioni in zone destinate a verde, ecc.), di infinite varianti ai piani edilizi concesse in un batter d'occhio (spesso poche ore, anche per progetti complessi), di ordini di sospensione dei lavori non seguiti da effetti pratici. Ma mentre per Agrigento la Commissione ministeriale si limita a indicare i casi e i nomi, per Palermo la Commissione antimafia aggiunge le sue valutazioni sulla personalità dei responsabili e gli abusi. Risulta così documentata l'incidenza della mafia sul caos edilizio di Palermo. Fausto De Luca