Alcune macchie di sangue accusano il giovane arrestato a Torino per il delitto dell'autostrada
Alcune macchie di sangue accusano il giovane arrestato a Torino per il delitto dell'autostrada L'istruttoria per il crimine al casello di Balocco Alcune macchie di sangue accusano il giovane arrestato a Torino per il delitto dell'autostrada Furono trovate sugli abiti di Antonio Zavatta, il ventisettenne presunto assassino - Ora la perizia ha stabilito che appartengono allo stesso gruppo sanguigno della vittima: il rappresentante trentunenne Luciano Anerdi - Il giovane fu ucciso con un colpo di rivoltella alla testa il 19 giugno 1965 e abbandonato sulla strada - Il difensore dell'accusato ha chiesto una contro-perizia Vercelli, 21 ottobre. L'istruttoria per il delitto dell'autostrada, che è condotta dal giudice dott.. De Feo, continua. Il presunto omicida, Antonio Zavatta, di 87 anni, immigrato a Torino nel 1960 da Ascoli Sartirana (Foggia), è in carcere dal 1, settembre dell'anno scorso e pochi giorni fa la sua posizione si è aggravata: il prof. Mario Fusi, perito del Tribunale di Vercelli, ha depositato la perizia sulle macchie di sangue che furono trovate sui suoi pantaloni dopo il delitto; la conclusione di questa perizia è di netta accusa in quanto il sangue delle macchie corrisponderebbe, per gruppo, al sangue della vittima. L'avvocato difensore, Toppetti di Milano, ha deciso oggi di affidare l'incarico di una controperizia al prof. Molla, dirigente dell'Avis di Milano. Ricordiamo il delitto e gli sviluppi delle indagini. La vittima è Luciano Anerdi, 31 anni, da Fontanile di Alessandria, dove risiede fino al 1051, poi si trasferisce a Castello d'Annone, in provincia di Asti; nel 1962 va ad abitare a. Milano e nel marzo '6!f a Tori,iio. Fino alla fine del Ì967j è \nile dipendenze di una società svizzera importatrice di carta per l'editoria, poi passa ad una casa editrice milanese con l'incarico di venditore di pubblicità in Piemonte e in Liguria. A Torino prende dimora presso la pensione « Casa mia » di via Carlo Alberto 65. E' burbero, chiuso, fa spesso dei viaggi a Milano dove va a trovare una ragazza; di solito il sabato s'incontra con lei per trascorrere in sieme anche la giornata festiva. Anche la sera del sabato 19 giugno '65 VAnerdi parte per Milano con la sua «600 » targata Asti, piuttosto vecchia Si dirige sull'autostrada. Qui comincia il mistero. Con lui sulla macchina c'è l'assassino Chi è? L'accusa afferma che è lo Zavatta. Vediamo comunque come si svolgono i fatti. In una piazzala, a 62 chilometri da Torino e a un chilo metro e mezzo dal casello di Balocco, la « 600 » .si ferma in sosta. L'ospite- toglie di tasca una pistola calibro 9 e spara un colpo a bruciapelo sotto l'orecchio destro dell'A \nerdi. L'autopsia dirà poi che \la morte è stata istantanea. L'assassino per sbarazzarsi del cadavere lo scarica a terra, lo tira fin sul ciglio della piaz zola contro la rete di profezia ne. Si ricorda che per uscire dall'autostrada ha bisogno ilei biglietto che il giovane ha com perato all'ingresso, gli fruga nelle tasche, inutilmente. L'as- 9 r i i e . i a e o e . l , e i a - sassino si presenta allora al casello di Greggio. Sono le 21,35. Dice al casellante che ha smarrito il biglietto e paga il tratto da Torino. Dieci minuti dopo la «600» entra dal casello di Carisio con direzione Torino. L'assassino acquista un biglietto e si immette sull'autostrada. Quando è in vista del casello di Settimo cerca lo scontrino che aveva posato sul sedile e si accorge che è macchiato di sangue. Non può presentarlo in quelle condizioni per non far sorgere dei sospetti. Davanti al casellante finge di cercarlo e poi lo paga per il percorso intero da Milano. L'indomani mattina viene scoperto il cadavere sulla piazzola e verso sera si trova, abbandonata in via Corelli a Torino, la « 600 » dell'Anerdi con il sedile tutto imbrattato di sangue. Il .', settembre viene fermato lo Zavatta, detto «il foggiano » e anche « Tony il gorilla ». Bruno, massiccio, semianalfabeta, poca voglia di lavorare, vive di espedienti, tenia di spingere la moglie sul mar iimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiMinmii inumili ciapiede. Abbandonato da lei, trova lavoro in una bisca. Un interrogatorio pressante e poi la confessione. « Sì — dice lo Zavatta —. L'ho ucciso io, su ordinazione. Il mandante è Giovanni Rubino. Mi ha incaricato di recuperare un mez¬ zo milione che l'Anerdi aveva vinto nella sua bisca. Mi ave va detto di " fare la commis sione", il colpo mi è partito per sbaglio». Viene fermato il Rubino. Le indagini proseguono serrate, ma a carico suo non emerge \ nulla. Il SO ottobre il Rubino viene, rilasciato. Lo Zavatta ritratta la confessione. «Non vero che ho ucciso l'Anerdi — dice —. Prima ho confessato per far cessare gli interrogatori ». E quando gli fanno presente che in casa sua è stato trovato un paio di pantaloni con macchie di sangue egli risponde che si era ferito a un dito in un'azione di contrabbando, a Ponte Trcsa, scavalcando in fretta una rete metallica spinosa. La perizia sul sangue ordinata dal giudice stabilisce che il sangue delle macchie appartiene al gruppo 0, lo stesso gruppo, raro, del sangue dell'Anerdi, mentre invece il sangue dello Zavatta c del gruppo A. Adesso il difensore di « Toni/ il gorilla », che ha assunto l'incarico da poco tempo, vuole accertare se è vero che le macchie sono di sangue tipo 0. « Una perizia di parte è assolutamente necessaria — affama l'avvocato — perché i tecnici spiegano che è difficilissimo riuscire a distinguere il gruppo sanguigno 0 dal gruppo A in quanto sono molto rassomiglianti ». La battaglia della difesa sa rà accanita perché sullo Za vatta incombe il pericolo del l'ergastolo: è imputato di orni cidio premeditato, rapina ag gravata (all'Anerdi furono sot tratte circa 200 mila lire), porto abusivo d'arma (sull'auto mobile dello Zavatta fu tro vota una pistola die non era però del calibro di quella usata per l'omicidio) e di calunnia per l'accusa infondata contro Giovanni Rubino. L'aw. Toppetti ha intenzione di chiedere anche una perizia di carattere psicologico. r. 1. Antonio Zavatta, l'ex lottatore accusato del «delitto dell'autostrada» (Telefoto)
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