La storia del giornalismo ci rivela il ritratto dell'Italia nell'Ottocento

La storia del giornalismo ci rivela il ritratto dell'Italia nell'Ottocento Olì importanti contributi del Congresso in corso a Torino La storia del giornalismo ci rivela il ritratto dell'Italia nell'Ottocento Gli interventi di Galante Garrone sul «Gazzettino rosa», di Castronuovo sui giornali e giornalisti piemontesi fra il '60 e il 70 - Importante relazione del Centro Einaudi sulla situazione dell'Italia in quel decennio attraverso le cronache della «Gazzetta piemontese» (l'attuale «Stampa») - I lettori di allora si interessavano assai più dei nostri alla politica, alla letteratura e alla cronaca giudiziaria; ma cercavano meno la cronaca nera Il congresso di storia del giornalismo che si sta svolgendo a Torino presenta •— oltre alla perfetta organizzazione — la caratteristica di essere molto più interessante di quanto si potesse aspettare perché è un convegno che tratta del giornalismo nella storia e cioè della funzione che esso ha svolto negli eventi storici verificatisi tra il 1860 e il 1870. Non si tratta, quindi, di una riunione di specialisti di un ben delimitato campo, ma di un dibattito con orizzonti molto più vasti che implicano un esame delle tendenze politiche, economiche e sociali di quel tempo, studiate nella interpretazione loro data dai giornali di allora e connesse con i fatti storici intesi nella più larga accezione di questa parola. Ognuna delle relazioni odierne numerose e più o meno vaste, meriterebbe una larghissima citazione. La brillantissima esposizione del Galante Garrone sul Gazzettino rosa di Milano, l'approfondito studio del Castronovo sui giornali e giornalisti piemontesi del periodo considerato, l'acuto e ben congegnato studio del Mola sulla stampa provinciale piemontese dell'epoca non costituiscono affatto una pura e semplice storia del giornalismo, come i titoli potrebbero far credere, ma, come prima si diceva, una interpretazione dei fatti attuala attraverso l'esame dei giornali, e con ben diverso respiro. Che il giornale costituisca soltanto una specie di nuovo canale per commentare, inquadrare e studiare lo sviluppo delle varie correnti politiche ed economiche esaminate dagli storici attraverso altri documenti, risulta chiaro, invece, dal titolo di alcune relazioni come quelle che si riferiscono al giornalismo cattolico italiano (G. Licata), alla stampa cattolica torinese tra il 1860 e il 1870 (Chiesa e Trabucco) o alla classe operaia ed alla sua prima società di mutuo soccorso che fa capo alla Gazzetta del Popolo (E. R. Papa). La inquadratura storica generale delle relazioni si trova anche là dove il titolo sarebbe ben alieno dal farla sospettare. L'argomento della stampa satirica (E. Gianeri), le notizie sul Gianduja giornale umoristico (E. Tegani), perfino le questioni tecniche dei quotidiani del tempo (S. Ajani) o quelle di critica musicale (G. Pestelli) sono messe al loro giusto posto nel clima politico e sociale di allora. Sia permesso, però, di fermarsi sulla più ponderosa, ma forse anche più poderosa delle relazioni, quella presentata dai giovani del Centro di ricerca e documentazione Einaudi. E qui l'inquadratura storica risulta dallo stesso titolo «L'Italia dal 1867 al 1870 nelle cronache della Gazzetta piemontese». E' stata interessante la coincidenza dei giudizi ottenuti da questa relazione, condotta con metodo storico, rigoroso ed alle volte minutissimo, con i giudizi formulati con l'ap plicazione del metodo stati stico, da parte di chi scrive, attraverso la misura dello spazio riservato da un quo tidiano odierno (« La Stainpa») e dal suo antenato di un secolo fa (La Gazzetta piemontese) a 31 argomen ti principali, trattati oggi ed allora dai due giornali Dall'una e dall'altra delle relazioni, tanto diverse per metodi, è uscito il quadro di una Italia che, passata l'epoca eroica del Risorgimento epico, si trova a lottare contro i problemi politici ed economici della unificazione. L'attenzione dell'antico giornale e, di riflesso, quella dei suoi lettori (e anche, probabilmente, quella della massa) è portata ben più verso le ricordate due categorie di problemi di quanto lo sia l'interesse dei cittadini di oggi. Il sorgere di una economia più dinamica e più industrializzata fa nascere i primi accenti, sia pure limitati e paterna¬ lcstssb3ttceudrqnpdornqgtG listici, sui problemi sociali che cominciano ad essere sentiti proprio in quel lontano periodo. Dalla relazione statistica sono risultate altre interessanti constatazioni : la pubblicità che, oggi, occupa il 37 % dello spazio di un quotidiano, allora occupava oltre il 12% e, se si considera che il volume dell'attività economica era ben minore di un terzo dell'attuale, se ne deduce che la pubblicità era relativamente maggiore di quella d'oggi. I nostri nonni o bisnonni amavano la politica internazionale più di quanto l'amiamo noi e si occupavano di cose letterarie e giuridiche ben più di noi. Il teatro li prendeva quasi quanto prende noi oggi teatro, cinema, radio e televisione insieme. Essi si compiacevano più dei loro odierni nipoti dei resoconti dei processi, ma meno di noi della cronaca nera e di questioni affini. E, quanto è istruttivo, ai resoconti parlamentari, davano più di venti volte lo spazio che noi oggi diamo. Il giornale, secondo la modesta e discutibile opinione di chi scrive, era ieri ed è oggi uno specchio dei tempi, che può anche guidare, ma, in genere, riflette le opinioni dei lettori. Dobbiamo, allora, concludere che la nostra riflessa immagine è meno seria ed austera di quella dei nostri antenati ? Forse siamo soltanto distratti da troppe altre cose che allora non esistevano e perciò è .difficile esprimere in merito un cosiddetto giudizio di valore. Diego de Castro

Persone citate: Ajani, Castronovo, Castronuovo, Diego De Castro, E. R. Papa, Einaudi, Galante Garrone, Gianeri, Mola

Luoghi citati: Italia, Licata, Milano, Torino