Sei anni all'operaio che uccise un ragazzo per uno stupido scherzo

Sei anni all'operaio che uccise un ragazzo per uno stupido scherzo Sei anni all'operaio che uccise un ragazzo per uno stupido scherzo Il processo in Appello a Torino - I giudici lo hanno ritenuto colpevole di omicidio preterintenzionale - L'imputato in primo grado fu condannato a cinque anni - Il grave episodio a Galliate (Novara) nel '63: la vittima fu «gonfiata» con una pistola ad aria compressa La Corte d'Assise di Appello di Torino ha aumentato ieri da 5 anni a 6 anni e 8 mesi la pena dell'operaio Giuseppe Abruscato, di 33 anni, da Ventimiglia di Sicilia, residente a Galliate (Novara) in via San Martino 43. L'Abruscato, ritenuto colpevole di omicidio colposo del giovane Raffaele Anzalone, di 14 anni, fu condannato appun- to a 5 anni, in primo grado, il 16 novembre 1965. L'operaio, per uno stupido scherzo inconcepibile, « gonfiò » con una pistola ad aria compressa gli intestini dell'Anzalone provocandone la morte per paralisi dei centri respiratori. Nell'interpretazione giuridica del grave gesto vi furono contrasti fin dall'inizio. Il giù dice istruttore, benché il p. m. ravvisasse nell'episodio gli estremi dell'omicidio preterintenzionale, rinviò l'Abruscato al giudizio del Tribunale sol tanto per omicidio colposo. La sezione istruttoria della Corte d'Appello di Torino, presiedu ta dal dott. Ottello, revocava però il benefìcio della libertà provvisoria concessa all'Abruscato: il Tribunale di Novara, il 29 maggio 1964, dichiarava la propria incompetenza, ritenendo che il processo dovesse svolgersi in Corte d'Assise. In questo senso decise la Cassazione. La sentenza dei giudici popolari novaresi, come abbiamo detto, tornò alla tesi dell'omicidio colposo, soprattutto perché l'Abruscato non avrebbe avuto alcuna intenzione né di percuotere né di ferire il ragazzo. Contro la decisione ricorse in appello il rappresentante della pubblica accusa e in tal modo si è giunti al processo di ieri. Il relatore ha ricordato che, il fatto accadde il 25 ottobre ! 1963, a Galliate, nella fonderia j Formenti. Quel pomeriggio, verso le 16, due operai dello stabilimento, Giuseppe Abruscato e Vito Agnello, accompagnarono l'Anzalone all'ospedale. Al medico dissero che il giovane si era sentito male dopo aver bevuto una bibita ghiacciata. Il ragazzo, che non era in grado di parlare, si limitò a far dei cenni con la testa. Più tardi, tuttavia, l'Anzalone si riprese e, prima di i morire, disse di essere stato i « gonfiato » da Peppino Rattalucera (soprannome delI'Abruscato) durante uno stupido scherzo. Il p. g. dott. Jannelli ha avuto parole assai dure contro l'imputato che <non poteva ignorare la pericolosità e la micidiale potenza di uno strumento quotidianamente usato ». Ha concluso chiedendo 8 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale. La difesa, avv. De Marchi e Cassietti, ha sollecitato la conferma della sentenza o, quanto meno, la concessione delle attenuanti generiche e della provocazione. Il gesto dell'Abruscato, infatti, sarebbe stato la reazione ad uno scherzo fattogli dall'Anzalone. In caso di conferma, avendo ormai scontato circa 3 anni, l'imputato sarebbe tornato in libertà tra pochi giorni per il condono. Ma la Corte, come abbiamo detto, ha aggravato la pena, ritenendo l'Abruscato responsabile di omicidio preterinten- zionale. g. a. Giuseppe Abruscato ieri al banco degli imputati durante il processo d'appello

Luoghi citati: Galliate, Novara, Torino, Ventimiglia Di Sicilia