Arrestato il capo della polizia marocchina a Parigi: subito sospeso il processo Ben Barka

Arrestato il capo della polizia marocchina a Parigi: subito sospeso il processo Ben Barka Che cosa si cela dietro il passo compiuto dalle autorità di Rabat? Arrestato il capo della polizia marocchina a Parigi: subito sospeso il processo Ben Barka Il maggiore Dlimi si presenta al Palazzo di Giustizia : appena varca il cancello è fermato e portato in carcere - Quando la notizia arriva in aula, il p. m. dichiara: «Chiedo un supplemento d'istruttoria» - I giudici ordinano le nuove indagini e rinviano il dibattimento a un'altra sessione - Concessa la libertà provvisoria a due imputati minori (Nostro servizio particolare) Parigi, 19 ottobre. Il capo della polizia marocchina, Ahmed Dlimi, si è costituito oggi alla Corte d'Assise di Parigi, dove si svolge il processo contro i rapitori di Mchdi Ben Barka, ed è stato arrestato. I giudici hanno quindi deciso di sospendere il dibattimento e rinviarlo a nuovo ruolo in attesa che la Procura della Repubblica compia un supplemento d'istruttoria in relazione ai nuoti sviluppi della vicenda. All'inizio del pomeriggio, quando l'udienza è stata aperta alla Corte d'Assise di Parigi, il Palazzo di Giustizia era, all'ingresso c in ogni corsia, sotto la strettissima sorveglianza della polizia, che aveva l'ordine di arrestare l'imputato marocchino non appena si presentasse. Ciò è avvenuto verso le 16,30. L'automobile dell'avvocato Gibault ha varcato il cancello del palazzo, si è fermata e ne c sceso Ahmed Dlimi, vestito di grigio, seguito da altre persone. Si era taglialo i baffi ma gli ispettori l'hanno subito riconosciuto e una decina di loro l'hanno circondato e arrestato. Intanto, nell'aula della Corte d'Assise, affollatissima più del consueto, l'atmosfera era arroventata. L'udienza ha avuto inizio con più di un'ora di ritardo e l'avvocato Tixier Vignancour ha chiesto che il suo cliente, Antoine Lopez, per il quale il pubblico ministero ha domandato venti anni di reclusione criminale, venga rimesso in libertà provvisoria. Si trattava soprattutto, però, di impiegare il tempo in attesa che venisse annunciato l'arresto di Ahmed Dlimi, e poiché quell'avvenimento tardava, è stato necessario sospendere l'udienza, che è stata ripresa poi verso le diciassette per permettere al pubblico ministero di fare la seguente dichiarazione: «Ahmed Dlimi è stato arrestato nel pomeriggio. Chiedo quindi un supplemento d'inchiesta ». A tale richiesta si sono associati gli avvocati di parte civile e quelli degli imputati, ma Maitre Floriot Ita anche detto, indicando i sei uomini per i quali doveva essere pro¬ nunciata la sentenza stasera: « Avete pensato a loro? ». Poi ha osservato che alcuni, probabilmente, sarebbero stati assolti, ed ha chiesto se si considerava logico lasciarli in prigione in attesa che il supplemento di inchiesta fosse terminato. Sono cose che, alle volte, vanno per le lunghe. L'avvocato Floriot ha chiesto quindi che fossero interrogati i giurati e che venissero almeno rimessi in libertà provvisoria gli imputati per i quali : i e . o i i era prevista l'assoluzione o una sentenza mite. Gli altri avvocati della difesa hanno appoggiato gli argomenti del collega, e la Corte ha quindi deciso di ridare la libertà, in attesa della sentenza definitiva, al giornalista Philippe Bernier e all'ispettore di polizia Roger Voitot, due imi pittati minori. Si chiude cosi una fase giudiziaria dell'affare Ben Barka, che tuttavia acquista ora nuova intensità, con probabili nuovi colpi di scena nei prossimi giorni. E' chiaro, infatti, che il capo della pubblica sicurezza marocchina non è venuto soltanto per farsi arrestare. Al Palazzo di Giustizia si osserva che, di sicuro, avrà qualche carta in mano. Non si dà molto credito, a Parigi, all'informazione secondo cui Ahmed Dlimi avrebbe agito all'insaputa del sovrano, e si fanno invece altre ipotesi: 1) Il re Hassan II ha voluto provocare l'interruzione di un processo che si doveva concludere stasera con la virtuale condanna del ministro marocchino dell'Interno, generale Ufl;ir (il processo contro di lui era stato stralciato), fatto che avrebbe aggravato le relazioni fra Parigi e Rabat, forse anche provocato la rottura delle relazioni diplomatiche. 2) Il sovrano sacrifica Dlimi per tentare di salvare Ufkir, forse in base ad un'intesa con Parigi per mantenere ad un livello subalterno le responsabilità del rapimento di Mehdi Ben Barka. Ahmed Dlimi ha del resto contrattaccato senza indugio. Egli ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza della sezione d'accusa pronunciata a suo tempo per rinviarlo al giudizio della Corte d'Assise. Il ricorso si basa sulla convenzione giudiziaria franco-marocchina secondo la quale ogni iiaesc deve giudicare i propri sudditi. La Francia dovrebbe trasmettere a Rabat tutto l'incartamento e spetterebbe ai tribunali marocchini giudicare eventualmente se il generale Ufkir, ministro marocchino dell'Interno, Ahmed Dlimi, capo della polizia, e Larbi Stuki, dei servizi di spionaggio, sono o no colpevoli. L. Mannucci i Il marocchino Dlimi arriva tra gli agenti al Tribunale di Parigi (Telefoto «A. P.»j