Mons. Albino Mensa di Ivrea nuovo arcivescovo di Vercelli di Giorgio Calcagno

Mons. Albino Mensa di Ivrea nuovo arcivescovo di Vercelli In sostituzione di mons. Francesco Imberti Mons. Albino Mensa di Ivrea nuovo arcivescovo di Vercelli Ha 50 anni - E' nato a Cordova in Argentina da una famiglia di agricoltori di Bricherasio - Presidente dell'ufficio centrale dell'emigrazione è una delle figure più rappresentative della nuova Chiesa del Concilio (Dal nostro inviato speciale) Ivrea, 17 ottobre. A sei settimane dalle dimissioni dell'ottantaquattrenne monsignor Francesco Imberti, Paolo VI ha nominato il nuovo arcivescovo di Vercelli: è monsignor Albino Mensa, 50 anni, dal 1960 vescovo di Ivrea. Passa come uno degli uomini che rappresentano la nuova Chiesa del Concilio e che più sono stati valorizzati, negli ultimi anni, all'interno del mondo ecclesiastico. E' il presidente dell'Ufficio centrale per l'emigrazione italiana, con sede in Roma, e, da tre mesi, membro della Commissione episcopale per l'America Latina. Alto, longilineo, dall'aria singolarmente giovanile, monsignor Mensa vanta una ricca esperienza pastorale, e non soltanto in Italia. Basta scorrere le tappe della biografia che egli stesso ha voluto darci, ricevendoci senza formalità nell'antico palazzo vescovile. Nato nella campagna di Cordova, in Argentina, da una famiglia di agricoltori di Bricherasio che erano andati laggiù a fare i coloni, venne da bambino in Italia, e compi i suoi studi nel seminario di Pinerolo, laureandosi poi come avvocato della Sacra Rota. Ebbe il suo primo incarico parrocchiale nel 1943: il Sacro Cuore di Maria, una parrocchia operaia, che nasceva dal niente fra le baracche della guerra, alla periferia di Pinerolo. Risale a quel periodo il suo primo contatto con il mondo del lavoro, che sarebbe stato così decisivo per la sua formazione sacerdotale. Nel 1947 i suoi superiori si ricordano della sua origine argentina, e lo mandano a Buenos Aires, con l'incarico di direttore nazionale delle opere di migrazioni. In Argentina, nel primo dopoguerra, giungono centinaia di migliaia di italiani, che non trovano più impiego in patria; un campo di lavoro vastissimo, per chi deve portare loro una assistenza non soltanto religiosa. Monsignor -Mensa rimane a Buenos Aires dieci anni, fino al 1957. Ricorda ancora oggi la persecuzione peronista, i giorni drammatici in cui i « descamisados » diedero fuoco al vescovado: « Abbiamo perso tutto, i mobili, i libri, perfino la veste ». Tornato in Italia, è per tre anni vicario generale del vescovo di Pinerolo, e giudice dei tribunale ecclesiastico regionale, prima di essere nominato vescovo di Ivrea. Qui l'ex parroco operaio, l'assistente degli emigrati, mette in luce 1 suoi interessi verso la nuova società industriale, dì cui la città rappresenta un campione così tipico. Rafforza le Acli, porta egli stesso il messaggio conciliare ai lavoratori girando fabbrica per fabbrica, crea un centro canavesano di assistenza agli immigrati chiamando le assistenti sociali dalla Sicilia per ì 15 mila operai venuti dal Sud. Nel nuovo spirito ecumenico della Chiesa, cerca di stabilire un colloquio anche con i non cattolici; e accetta volentieri un invito della comunità valdese di Ivrea per un dibattito sul significato del Concilio. L'incontro si svolge nella sala del palazzo municipale, gremita di pubblico. E' un dialogo non privo di difficoltà, ma si conclude in modo sereno. Quando la commissione epi scopale italiana, adempiendo un voto conciliare, crea un orga nismo per i problemi dell'emi grazione, il più naturale csn didato a dirigerlo è monsignor Mensa. Deve occuparsi dell'assistenza a tutti gli emigrati italiani, anche sul piano interno: le grandi masse che si spostano dalle regioni povere del Sud alle città Industriali del Nord, che vivono sradicate dal loro ambiente. Più diffìcile ancora è l'azione fra i lavoratori italiani ne gli altri paesi d'Europa, dove l'ufficio diretto da monsignor Mensa ha inviato 315 sacerdoti. Egli stesso ha passato l'estate scorsa in Germania, per rendersi conto delle condizioni dei nostri emigrati, ed ha denunciato la grave situazione umana in cui molti di essi si trovano in un intervento al « Katholikentag > (la più importante manifestazione dei cattolici tedeschi) tenutosi alla fine di luglio a Bamberga Le sue parole hanno avuto una profonda eco in quella assise. Una mozione, approvata dal comitato del Katholikentag, ha ammesso senza riserve che «la solidarietà umana non va intesa soltanto nel senso di cooperazione industriale » Entro due mesi, monsignor Mensa prenderà possesso della cattedra di Sant'Eusebio, la più antica diocesi del Piemonte (risale al III secolo), la seconda per importanza Vercelli è una delle due « province ecclesiastiche» della regione, e dal suo arcivescovo dipendono anche le diocesi suffraganee di Biella. Novara. Alessandria, Casale ? Vigevano. « Vado con l'amarezza di lasciare Ivrea — egli ha det- to —. ilfa ci vado con entusiasmo. So che a Vercelli ci sono forze molto vive, cercherò di impostare un'azione pastorale molto aperta secondo gli orientamenti del Concilio». La nuova nomina può creare un problema delicato per Ivrea. Si sa che la Santa Sede ha in atto un disegno per ridurre Il numero delle diocesi Italiane, parificandolo a quello delle province. Alba, ad esempio, non ha più riavuto un vescovo, dopo la morte di mons. Carlo Stoppa. E Ivrea? Qui si pensa che l'autonomia diocesana potrebbe essere salvata dalla oggettiva difficoltà di incorporare la diocesi del Canavese In un'altra; ma è probabile che, in attesa del nuovo assetto, almeno per qualche tempo un nuovo vescovo non sarà nominato. Giorgio Calcagno romssa Monsignor Albino Mensa, il nuovo vescovo di Vercelli