Oggi congresso a livorno dei comunisti filo-cinesi

Oggi congresso a livorno dei comunisti filo-cinesi Nella città dove nel 1921 sorse il pei Oggi congresso a livorno dei comunisti filo-cinesi E' il gruppo che fa capo all'ex deputato del pei, Miserati, e che ha sedi autonome, povere e poco numerose, in tutte le principali città - Si ispira dogmaticamente a Mao, condanna il partito di Togliatti perché privo di qualsiasi fisionomia, è in lite con altri estremisti, ritenuti meno duri e intransigenti nella fede per Pechino (Dal nastro inviato speciale) Livorno, 13 ottobre. Nel 1921, qui a Livorno, nacque dalla scissione socialista il partito comunista italiano; dopo 45 anni altri dissidenti, i filocinesi del « movimento marxista-leninista » si radunano in questa città scelta per fini simbolici, proclamando di voler «ricostituire » il pei con l'aggiunta di una piccola sigla « m. 1. », significante appunto marxista - leninista. L'atto formale dovrebbe concludere domenica il congresso, che sarà aperto domani. I filocinesi del pei (m.l.) non usano mezzi termini: per essi il partito modellato da Togliatti « ha perso la caratteristica che doveva essergli congeniale, la volontà rivoluzionaria per la conquista del potere». I loro atti di accusa e le loro denunce sono violentissimi e si condensano in una secca affermazione: il pei non è più un partito comunista, ma un'organizzazione che collabora con la borghesia, che ha dimenticato la lotta di classe, che scivola dal revisionismo moderno alla socialdemocrazia. Restauratori dell'ideologia e della purezza antica, i marxisti-leninisti italiani riuniti a Livorno in congresso rappresentano un movimento nazionale imprecisabile nella sua consistenza numerica, che sembra fino ad oggi piuttosto debole, o modesta. La Nuova Unità, loro foglio ufficiale, diretto dall'ex deputato comunista Vincenzo Misefari, parla di « centinaia e centinaia di compagni entrati nelle file del movimento negli ultimi mesi », sicché è lecito pensare che non si tratti di masse ma di minoranze esigue, anche se organizzate su scala nazionale. In venti città, da Nord a Sud, il movimento marxistaleninista ha sedi autonome che sono al tempo stesso uffici redazionali della Nuova Unità, già mensile ed oggi quindicinale (si stampa a Livorno, per conto della « Periodici Operai srl », ma la direzione è a Roma). Polemiche le distinzioni da movimenti analoghi, quasi tutti accomunati dalla fedeltà alla dottrina cinese, ma divisi nei fini e nell' impostazione, soprattutto negli uomini che li dirigono. Il movimento marxista-leninista che si accinge a « ricostituire » il partito comunista è in dissidio piuttosto aspro con i gruppi che fanno capo a Rivoluzione proletaria, periodico diretto da Luciano Raimondi, colpevole di aver proposto ai lettori del periodico testi pericolosi come i saggi di Gilas, di Trotzki,' di Kautski e di aver attaccato Stalin dalle colonne del giornaletto Azione comunista, che ha cessato le pubblicazioni. L'intransigenza' ideologica è netta, e porta a fratture del campo « cinese » quasi inspiegabili dall'esterno. Anche i marxisti-leninisti del gruppetto guidato dall'avvocato Manlio Donati hanno in progetto un congresso per fondare, o « ricostituire» un partito comunista d'Italia destinato a combattere 1' « involuzione riformistica e revisionistica del pei»; ma il movimento che ha mandato i suoi delegati a Livorno rifiuta qualsiasi accostamento col Donati e con i suoi seguaci. Due sono i segni distintivi elementari del « movimento marxista-leninista » : la negazione del principio togliattiano per cui si potrebbe passare pacificamente dal capitalismo al socialismo, l'impegno a condurre la ri voluzione fino in fondo per distruggere lo Stato borghese. L'alimento dottrinale e propagandistico è fornito dalla casa « Edizioni Oriente » che stampa a Milano traduzioni di opere di Mao Tse-tung (leggiamo, puntualmente, La rivoluzione fino in fondo) e di saggi o articoli pubblicati su giornali di Pechino. Uno dei testi fondamentali è l'editoriale Le divergenze fra il compagna Togliatti e noi, pubblicato in volume con temmli« cgaetderafcluin«slepdsrcddddbpppna«vinam tesi leniniste. Una è la famosa tesi « della guerra come continuazione della politica », un'altra è quella del « cretinismo parlamentare », che viene applicata ai dirigenti del pei, accusati di aver ristretto la loro lotta entro i limiti del Parlamento, puntando sulle riforme delle strutture politiche ed economiche senza scardinare il sistema borghese. Il linguaggio proposto agli aderenti è fiorito, e ha in sé favolose distanze psicologiche. Giornali, opuscoli, volumi, sono punteggiati da incitamenti ad avanzare « sotto la bandiera del pensiero di Mao », fidando nelle « sublimi predizioni del presidente Mao ». L'esempio del comunismo cinese è illustrato con apologie e narrazioni che ignorano i pericoli dell'umorismo. Si legge di fiumi in piena trattenuti da dighe di petti vigorosi, di eroi ospedalieri che saldano mani staccate dalle braccia, di altri prodigi compiuti da « buoni soldati del presidente Mao ». Tutta la predicazione viene dalla Cina, in forme non ancora adattate alla realtà italiana : « Il vento dell'Est vince sul vento dell'Ovest ». Mario Fazio snocsdpupLrtptsdmus