Arrestato il gioielliere di Milano che simulò un «colpo» nel negozio
Arrestato il gioielliere di Milano che simulò un «colpo» nel negozio Arrestato il gioielliere di Milano che simulò un «colpo» nel negozio E' Antonio Balossi, trentasettenne - Denunciò un furto di 110 milioni - L'assicurazione pagò 75 milioni di risarcimento - In carcere anche due presunti complici (Dal nostro corrispondente) Milano, 12 ottobre. La polizia di Milano ha arrestato un gioielliere che il 3 agosto dello scorso anno simulò un « colpo » da 110 milioni nel suo negozio per incassare • dall'assicurazione circa 75 milioni come risarcimento danni. Il gioielliere è Antonio Balossi di 37 anni. Egli è contitolare di uno dei più antichi e noti laboratori d'oreficeria di Milano, con un negozio che ha sede in via Orefici. L'accusa nei suoi confronti è di truffa, concorso in sequestro di persona, detenzione di armi, simulazione di reato per furto e rapina e appropriazione indebita. Con il Balossi sono stati arrestati Franco Toi, di 29 anni, abitante in via Foppa 35, e Francesco Bumbaca, di 27 anni, abitante in viale Bezzi 5. Costoro sarebbero stati ingaggiati dal Balossi per simulare la rapina e il furto: sono accusati di simulazione di reato, sequestro di persona e detenzione abusiva di armi. Il reato di sequestro di persona è stato attribuito al Toi e al Bumbaca, e per concorso anche al. Balossi. Secondo l'ac¬ cusa il 17 aprile 1964, mentre tìngevano di rapinare di tre milioni il gioielliere, puntarono le armi contro Federico Einsenschitzer, un cliente che si trovava nel negozio. La denuncia nei confronti dell'orefice è stata presentata da un rappresentante di commercio, il trentasettenne Romano Augusto Egardi, abitante a Sesto San Giovanni. Questi è stato sollecitato dai legali e funzionari della compagnia assicuratrice « Riunione Adriatica di Sicurtà ». Secondo l'accusa nel maggio del 1965 il gioielliere aveva proposto al rappresentante di aiutarlo a simulare un furto nel suo negozio. Come complici l'Egardi avrebbe dovuto avere il Toi e il Bumbaca. Il rappresentante si rifiutò. Successivamente il 3 agosto dello scorso anno seppe che dal negozio del Balossi erano spariti gioielli per 110 milioni. Quando il gioielliere di via Orefici denunciò il « colossale furto», si scopri che era stato neutralizzato il «cervello» di un perfezionatissimo sistema d'allarme, iniettando mastice per dentisti nei campanelli. Si accertò, anche, che i ladri era- no riusciti ad aprire il forziere con un sistema ingegnoso. Antonio Balossi denunciò un danno di 115 milioni e 630 mila lire, più un milione e 300 mila lire in contanti. In sede di definizione del risarcimento la « Riunione Adriatica di Sicurtà » pagò 56 milioni e 741 mila lire: provvide inoltre a un indennizzo di 19 milioni relativo alle merci di proprietà di terzi che, secondo l'orefice, erano state razziate nel negozio. La polizia ebbe i primi sospetti e iniziò le indagini che ora si sono concluse con la confessione e le prove fornite dall'Egardi. Nel corso di otto perquisizioni eseguite in casa del Balossi, del Toi e del Bumbaca, e nel negozio di via Orefici, sono stati ritrovati gioielli per 50 milioni con armi e munizioni. g. m.
Luoghi citati: Milano, Sesto San Giovanni
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