Il fumo e i tumori della vescica

Il fumo e i tumori della vescica MODERNE RICERCHE IN MATERIA DI CANCRO Il fumo e i tumori della vescica Non esiste certamente un rapporto diretto di causa ed effetto, ma sembra provato che il tabacco favorisce l'insorgere del male qualora siano presenti altre « concause » - Alcune statistiche Recentemente, numerose pubblicazioni hanno informato il pubblico dell'effetto nocivo del fumo di tabacco sulla salute in genere e della misura nella quale esso contribuisce alla formazione di tumori maligni dell'apparato respiratorio (polmoni, bronchi, trachea, oro-faringe). Meno nota dovrebbe essere la conoscenza della attività neoplastica del fumo nella genesi dei tumori maligni della vescica urinaria. Si tratta di una nozione di recente acquisizione, da quando si scoprì che il fumo di tabacco, oltre a contenere prodotti già ampiamente noti quali la nicotina, l'idrogeno solforato, l'acido fenico, l'ossido di carbonio, l'anidride carbonica, il pirrolo, la formaldeide — tutte sostanze estremamente irritanti le mucose e quindi stimolanti le tendenze neoformative dei tessuti —, conteneva anche dei radionucleidi (Polonio 210, Piombo 210, Bismuto 210, Radio 226) tutti reperibili, secondo alcuni autori, negli organi dei fumatori e tutti insieme tradizionalmente noti per la loro capacità cancerogenetica, cioè capaci di provocare azioni iperplastiche sugli epiteli della vescica, organo quanto mai espo sto a processi infettivi e a ristagni patologici, specie nell'uomo, per la conforma zione anatomica della sua uretra e per la quasi inelut tabilità dell'evoluzione, nell'età avanzata, dell'adenoma prostatico, ostacolante il normale vuotamento della vescica. Per intendere bene il mo do di agire delle sostanze capaci di un'attività neoplastica sulla mucosa vescica le, dobbiamo rifarci da quando il chirurgo tedesco Ludwig Rehn, nel 1895, per . primo osservò clinicamente il cancro vescicale, nei lavoratori delle fabbriche di coloranti, nelle quali s'impiegava l'anilina. Gli studi intrapresi sulla genesi dei tumori, osservati dal Rehn, portarono alla conoscenza di tutta una serie di composti chimici, chiamati amine aromatiche e anche di altre sostanze, la cui sicura attività neoplastica fu confermata per mezzo dell'esperimento sugli animali. Tra le prime, la benzidina e la 2-naftilamina, derivati dall'anilina, risultano tra le più dannose. Troppo lontano ci porterebbe la spiegazione del meccanismo d'azione di queste sostanze a fortissima attività neoformativa, ma non possiamo sorvolare due importanti constatazioni: l'una è che la sostanza cancerogenetica non agisce direttamente sulla mucosa, ma attraverso un'elaborazione dei suoi elementi costituenti, tramite l'attività di alcuni enzimi, indispensabili alla funzione cellulare dell'organismo; l'altra che occorre un certo periodo di tempo, nel quale la sostanza dannosa deve essere a contatto con i tessuti lesionabili. Questo periodo di « incu bazione» del cancro vescica le è stato clinicamente cai colato. 1 dati che ci stanno a disposizione sono i seguen ti: 16 anni dura il periodo di incubazione per la benzidina o 1p 2-naftilamina, 22 anni per la 1-naftilamina. In questi calcoli bisogna tener conto non solo della continuità del contatto tra soggetto e sostanza incriminata, ma anche di tutti gli altri fattori predisponenti, tra i quali il primo posto spetta ai già ricordati disturbi di vuotamento della vescica urinaria. Individuata così la causa prima nell'insorgere dei tumori vescicali nei lavoratori messi a contatto con particolari sostanze chimiche, la manifestazione neoplastica ha acquisito il carattere di malattia professionale, ragione per cui la sua profilassi, cura e assistenza è sottoposta in tutti i paesi civili a una precisa legislazione. E' ovvio che non tutti i cancri vescicali sono di natura professionale, cioè imputabili all'azione unica o combinata di particolari so-j stanze chimiche impiegate j nelle varie industrie. In que-j sti ultimi decenni si è po-j ti ito constatare, in quasi' tutti i paesi con un elevato tenore di vita economica e smcqdsstlagaacmcqlindwtrvnaScpnpsgftsnctsnscdbcqasslllmndugufccmbnmcttmsmstpvcgstdalenncsp a a sociale, un costante incremento dell'incidenza del cancro della vescica. Motivo questo che ha spinto gli studiosi alla ricerca delle cause e della loro natura per spiegare il continuo aumento di questi neoplasmi. Nella ricerca, che viene perseguita dovunque con molta alacrità, ci si è imbattuti anche nel fumo di tabacco. Numerose indagini hanno confermato il nesso tra fumo e cancro vescicale. Per citarne solo alcune ricorderò quella degli americani Lilienfeld, Levin e Moore che nel '56 esaminando 440 casi di cancro vescicale al « Roswell Park Memorial Institute », constatarono lo stretto rapporto tra fumo e cancro vescicale nei maschi, non nelle femmine. Nello stesso anno, i francesi Denoix e Schwartz giunsero a identiche conclusioni, in un gruppo di 60 malati e più tardi, nel 1961, confermarono il precedente reperto su una serie di 214 malati, aggiungendo che il rapporto tra fumo e cancro vescicale saltava néttamente agli occhi, specie se si paragonava il numero dei cancerosi vescicali fumatori, con una identica serie di non fumatori. Di grandissimo interesse sono i risultati cui pervenne il Lockwood nel 1961, studiando l'incidenza del cancro vescicale nella città di Copenhagen e nel sobborgo di Frideriksberg. Il cancro vescicale è più frequente a Copenhagen che in altre città danesi e nei distretti rurali, pur non esi stendo un fattore industriale, cui si potrebbe imputare la causa della frequenza della malattia. Lockwood esaminò le risposte del questio nario inviato a 369 malati di carcinoma vescicale e a un identico numero di soggetti non cancerosi. L'inchiesta non rivelò una qualche differenza nella frequenza del cancro vescicale in dipendenza dell'occupazione, dell'uso di sulfamidici, di antinevralgici, di brillantina, dello stato coniugale, delle condizioni domiciliari, dell'abuso di alcoolici o di dolciumi. La statistica dimostrò che un'alta percentuale di pazienti maschi affetti da cancro vescicale era composta da fumatori, mentre ciò non risultava nel gruppo di controllo o in genere nella popolazione. Dall'inchiesta venne tratta la conclusione che nella città di Copenhagen il fumo di tabacco è associato al cancro vescicale. Chiudo la serie delle citazioni statistiche, ricordando il recente lavoro degli americani Scott e Ansell, lavoro che ha avuto vasta eco nella stampa internazionale, i quali seguendo clinicamente una serie di 131 casi hanno concluso che i candidati al cancro della vescica sono i fumatori (1 pacchetto di sigarette al giorno per 30 anni!), portatori di urine acide con un elevato tasso di beta-glucoronidasi e con ristagno vescicale. I non fumatori o quelli di sesso femminile sono molto meno esposti a tale affezione. Da qui la conferma che il cancro vescicale è « biologicamente » un tumore mascolino e che nella sua genesi s'inserisce un enzima, la beta glucoronidasi, elemento indispensabile — come abbiamo ricordato precedentemente — per rendere cancerogene le sostan¬ zmcsKpdnlttfmEtgzm ze nocive contenute nel fumo di tabacco. Noi ancora non conosciamo sufficientemente l'azione che ha il fumo di tabacco sul metabolismo organico. Kerr-Backin e collaboratori pensano che il fumo agisca da fattore di perturbamento nella normale attività di taluni enzimi, come la già citata beta-glucoronidasi, o il triptofano, un amino-acido fornitore di energie e di alimenti alla cellula vivente. E' probabile che il fumo alterando il metabolismo organico favorisca la produzione di cataboliti atti a stimolare la formazione tumorale. Comunque sia il fumo rappresenta uno tra i molti fattori che conosciamo e che concorrono nel costruire l'edificio tumorale. Per cui da solo esso non è in grado di far nascere il cancro vescicale. Ci vuole la collaborazione anche degli altri specifici fattori nella cancerogenesi vescicale, tra i quali spetta il primo posto alle ripetutamente ricordate turbe di vuotamento vescicale. E infine ci vogliono anche gli altri cofattori comuni per tutti i tumori maligni del nostro organismo. prof. F. de Gironcoli Docente di urologia all'Università di Firenze

Persone citate: Kerr, Levin, Lilienfeld, Lockwood, Ludwig Rehn, Moore, Park Memorial Institute, Rehn, Schwartz

Luoghi citati: Copenhagen