Presidi e professori indicano i mali della scuola torinese di Gabriella Poli

Presidi e professori indicano i mali della scuola torinese Un affollato convegno a palazzo Lascaris Presidi e professori indicano i mali della scuola torinese Mancano le aule e le famiglie non sempre scelgono la scuola per i figli con criteri razionali - Lo scorso anno 244 classi erano costrette al doppio turno, quest'anno sono 232 - In forte aumento gli alunni dei licei scientifici - Preoccupante l'affollamento degli istituti magistrali: il «Regina Margherita» aveva 12 aule nel I960, ora ne ha 52 - Ogni anno si diplomano in Italia 23 mila maestri: trovano occupazione meno di 4 mila I mali della scuola torinese sono stati analizzati ieri durante una «tavola rotonda» di professori e presidi della città e della provincia, a Palazzo Lascaris. La riunione, in una sala affollatissima — con parecchia pente in piedi e nel corridoio — era indetta dall'Associazione per la difesa e lo sviluppo della scuola pubblica (Adesspi). Presiedeva la prof. Massucco Costa, dell'Università. Dagli interventi dei sette esperti si può dedurre che le strutture scolastiche torinesi sono state messe In crisi dall'incremento degli studenti; e che questo fenomeno non deriva semplicemente dall'aumento della popolazione, ma da fattori di diverso ordine. Anzitutto positivi: a Torino, città industriale, la cosiddetta « evasione dall'obbligo » è assai limitata, e la necessità del titolo di studio sempre più sentita. E poi negativi: la mancanza di « orientamento » delle famiglie nella scelta degli studi per 1 figli, con la conseguenza che 1 ragazzi affollano scuole che non li preparano ad inserirsi agevolmente nella società della quale hanno Ignorato le esigenze. Inoltre, come ha rilevato la prof. Massucco Costa « la fretta con cui sono stati affrontati i problemi urbanìstici ed edilizi, le accresciute difficoltà dei trasporti, i ritardi legislativi, le insufficienze delle disposizioni vigenti». II prof. Franco ha trattato il problema delle scuole elementari. A Torino c'è una larga disoccupazione di maestri (3500 ogni anno), e tutti gli anni si sente dire che i maestri mancano. La verità è che sono assai limitati i « posti >, cioè gli stipendi che il ministero mette a disposizione, non gli aspiranti. Anche quest'anno si erano sollecitati 381 maestri e ne sono stati concessi, per ora, soltanto cento. La situazione edilizia non è confortante; il Comune ha fatto sforzi notevoli per alleggerirla « quando ormai si era alla soglia dei tripli turni », ma i doppi turni restano una dolorosa realtà (l'anno scorso interessavano 244 classi, quest'anno 232) che crea disagio per le famiglie e anche per i metodi didattici che si dovrebbero adottare, a partire dalle attività di gruppo. La scuola «o tempo pieno», quella dove il ragazzo entra al mattino ed esce alla sera, resta un mito. «Occorrono maggiori stanziamenti, e soprattutto concentrare in opere nuove i capitali che si spendono per riattare scuole vecchie». Se il doposcuola è impossibile in parecchie elementari, altrettanto lo è, sempre per mancanza di spazio (ma anche di insegnanti), nelle medie di cui l'istituzione dovrebbe per legge far parte integrante. Dell'argomento ha parlato la prof. Dina — che nella scuola media di Vistrorio è riuscita a realizzare il doposcuola — per sottolineare i risultati positivi che se ne traggono, ma che restano privi di valore se limitati a casi sporadici. In città la media dell'obbligo si è arricchita quest'anno di 129 aule. Soltanto in alcune sedi sovraffollate funzionano parzialmente i doppi turni, o è stato necessario ricorrere ad aule prese in affitto. Tuttavia, anche nelle sedi sufficienti — ha rilevato il prof. Polcari — scarseggiano le « aule speciali » per le attività previste dai programmi (tecniche, scientifiche, musicali, ecc.) né esiste la possibilità di ampliare gli edifici. Bisognerebbe ottenere che dopo l'urgente problema « quantitativo ». il Comune affrontasse quello « qualitativo », cioè mettesse in grado la scuola media di realizzarsi secondo i criteri che ne informarono l'istituzione. Delle vaste, e ormai note carenze degli istituti professionali, ha parlato la prof. Bellino, preside e assessore all'istruzione di Ivrea. La qualifica che questi istituti rilasciano non è riconosciuta, e a ciò si deve se li frequenta soltan to 11 18 per cento anziché il previsto 32 per cento della po polazione scolastica. E' necessario inoltre assicurare ai giovani uno sbocco verso gli studi superiori; altrimenti l'istruzione professionale «continuerà a non far gola a nessuno » Se la situazione della scuola dell'obbligo è difficile, quella degli studi superiori è dram niatica. Istruzione tecnica: ne ha parlato con vivace calore la preside dell'istituto geometri professoressa Deaglio. Accoglie 14.223 studenti in città (il 47.3 per cento negli istituti industriali. 52,7 per cento 'n quelli per ragionieri e geometri) e 2642 nella provincia II Sommeiller ha 2400 studenti, tnz l'istituto per geometri ne ha 2277, divisi In tre sedi, tra turni diurni e serali (800 lavoratori studenti). Disagio, difficoltà, difetti di funzionamento a cui si cerca di ovviare, e non sempre si riesce, con enorme sacrificio. Occorre una pianificazione della scuola e una programmazione urbanistica che tengano conto di un dato costante: tra i licenziati delle medie 11 6 per cento si iscrive al corsi per geometri, il 7 per cento a quelli per ragionieri. Gli istituti soffrono di elefantiasi; bisogna sdoppiarli, dar modo a chi studia e a chi insegna di far bene 11 suo lavoro. E bisogna che la Provincia acceleri 1 tempi del suo « piano ». Il preside del Regina Margherita prof. Berardl ha illustrato il problema degli istituti magistrali « affetti di un'inflazione di studenti sproporzionata ai fini istitutivi di questo tipo di scuola ». Nato per creare maestri, l'istituto magistrale, che dura un anno di meno del liceo, finisce per accogliere tutti quelli che cercano « promozione sociale » ma non hanno Idee chiare sulle reali esigenze della scuola; o per dar ricetto ai bocciati dalle altre scuole. Risultato: il Regina Margherita che aveva 12 classi nel '60 oggi ne ha 52 con 1455 allievi, divisi tra la sede centrale e 4 succursali. Mentre si distribuivano gli alunni, le succursali sono state più volte cambiate di sede: parecchi studenti sono costretti a servirsi di due tram, o addirittura a noleggiare un pullman (caso del giovani che vengono da Nichelino) per raggiungere la scuola. L'istituto magistrale diploma ogni anno in Italia 23 mila maestri; ne occorrono 3-4 mila. Dovrebbe constare di 5 anni di corso e accogliere solo chi vuol fare l'insegnante; altrimenti rischia di diplomare una massa di disoccupati potenziali, perché la scuola insegna a fare il maestro, ma non istruisce per un impiego in ferrovia o ai telefoni. La riforma s'impone con carattere d'urgenza. Da ultimo, il prof. Perelli, che ha messo l'accento sulla situazione dei licei classici (aumento annuo di alunni, 5 per cento) e dei licei scientifici (incremento del 25 per cento in totale, dall'80 al 100 per cento nelle prime). Per i licei classici non si è costruita, in vent'anni, nemmeno un'aula. Per i licei scientifici è stata fatta una scuola, ma non basta. Anche il prof. Perelli ha insistito sulla necessità di « orientare » le famiglie a scegliere la via giusta per l'avvenire dei ragazzi. Specchio dei tempi recentemente ha ospitato una polemica operai-impiegati che ha lumeggiato In maniera molto incisiva l'importanza di queste scelte e le carenze di certi tipi di scuola. Il convegno si è concluso con un ordine del giorno che è stato portato al Sindaco professor Grosso, e con l'auspicio che in ogni zona della città si formino ì « consigli di quartiere », per garantire il costante colloquio scuola-genitori-amministratori. Gabriella Poli Ssnct3dmzsèd(11111 il I il 1111 Iti I Hill Hill lllllll UH IIIIMII

Persone citate: Deaglio, Lascaris, Massucco, Massucco Costa, Perelli

Luoghi citati: Italia, Ivrea, Nichelino, Torino, Vistrorio