Taviani e Pieraccini condannano le violenze di Genova e Trieste di Fausto De Luca
Taviani e Pieraccini condannano le violenze di Genova e Trieste In una agitata riunione alla Camera Taviani e Pieraccini condannano le violenze di Genova e Trieste Il ministro dell'Interno sottolinea le gravi responsabilità dei comunisti che hanno fomentato i disordini con un solo intento: osteggiare il governo - La polizia, ha detto Taviani, s'è comportata con fermezza, ma con estrema discrezione malgrado la furia di gruppi di scioperanti • Il ministro del Bilancio, tra le continue interruzioni dell'estrema sinistra, conferma che il governo tende a rendere produttive, finalmente, le aziende navalmeccaniche e garantisce la piena occupazione ai due capoluoghi (Nostro servizio particolare) Roma, 10 ottobre. Il piano di riorganizzazione dei cantieri e gli incidenti avvenuti mercoledì scorso a Genova durante lo sciopero generale e sabato a Trieste sono stati discussi oggi alla Camera dove il ministro dell'Interno Taviani c il ministro del Bilancio Pieraccini hanno risposto alle interrogazioni dei deputati. Taviani ha subito respinto la tesi comunista delle « violenze poliziesche » nelle due città: « Ci sono state invece violenze di dimostranti, di elementi che •spesso con il mondo operaio c sindacale ben poco hanno in comune ». Sono state « violenze gravissime, che la polizia ha prima contenuto, poi represso, compiendo il suo dovere al servizio dell'ordine democratico ». Taviani ha continuato la sua confutazione ricordando che la stessa federazione del pei di Genova ha « deplorato » il comportamento irresponsabile di estranei al movimento operaio, convenuti a Genova per l'occasione ». Tuttavia, ha aggiunto il ministro, non è vero che si trattasse di persone venute da altre città: « / facinorosi sono tutti genovesi e saltano fuori ogni volta che si offrono occasioni di disordine. Nel caso di Genova, l'occasione veniva dall'atteggiamento di gruppi di estremisti comunisti che si definiscono marx - leninisti i cinesi ) che hanno una sede a Genova. Contro le violenze di questi disturbatori, osteggiati fin dal primo momento dagli attivisti delle tre confederazioni sindacali, è intervenuta la polizia». Fra i 72 denunciati in stato d'arresto e i 101 a piede libero non v'è alcun attivista sindacale; vi sono invece vari agitatori marxisti-leninisti e 42 pregiudicati. A Trieste, ha proseguito Taviani, i comunisti avevano fatto affiggere un manifesto invitando le masse ad « insorgere compatte » contro le decisioni governative presentate in modo «parziale e tendenzioso». La mattina di sabato le violenze cominciavano davanti alla sede del giornale « Il piccolo » e la polizia era costretta ad intervenire. («In quel momento c'erano a Trieste 600 agenti e carabinieri, non seimila com'è stato detto, poiché i rinforzi sono giunti solo nel pomeriggio »). Poi c'era il tentativo di raggiungere la sede della de triestina. In questi due episodi, secondo Taviani, « tra i manifestanti c'erano gli attivisti del pei a sospingere e dirigere le masse ». Ciò rivela «il doppio metodo del partito comunista italiano, la sua contraddizione tra la Ihiea dell'ultimo congresso del partito sovietico e la linea (filocinese della lotta contro il cosiddetto revisionismo) ». Il ministro ha continuato l'esposizione su Trieste, ricordando che i sindacati cercarono di riportare la calma, ma gli animi erano tanto eccitati che una nuova manifestazione di violenza si ebbe al rione San Giacomo dove la sede delle Acli venne due volte devastata. « E' stata quella di sabato una pagina dolorosa (numerosi i feriti e i contusi fra agenti e carabinieri, due dei quali piuttosto gravi), e gli incidenti, avrebbero potuto essere anche più gravi setiza l'intervento prudente e fermo delle forze dell ordine, fi diritto di sciopero è un elemento essenziale della democrazia, come lo sono le pubbliche civili proteste, ha concluso Taviani, ma questi diritti non comportano in alcun caso il diritta alla violenza ». Ha quindi parlato il ministro Pieraccini. I comuni- jii jsti hanno allora moltiplicaito le interruzioni già cominiciate durante il discorso di Taviani, provocando i continui insistenti richiami del presidente Bucciarelli Ducei che, scampanellando a lungo e invitando all'obbedienza vari deputati comunisti, è giunto a minacciare la sospensione della seduta e sanzioni disciplinari per alcuni dei più vivaci «interruttori». In quest'atmosfera nervosa ed eccitata il ministro Pieraccini ha detto che non bisogna confondere fra il piano Iri per i cantieri, di portata puramente aziendale, e il piano adottato dal governo che ha portata ben più vasta. Gli obbiettivi sono: mantenimento della capacità produttiva dell'industria cantieristica; adeguata politica d'investimenti; concentrazione di servizi e Ispecializzazione produttiva; I adeguata politica di aiuti ! per rendere competitivi i no! stri cantieri nell'ambito del j Mercato Comune. Il governo ha stabilito il principio che l'opera di riI strutturazione abbia luogo | contemporaneamente con il sorgere di attività sostitutive: ciò costituisce una precisa garanzia per la difesa dell'occupazione, sia per Genova sia per Trieste. Maria Bernetic (pei) — Ma il cantiere San Marco sarà chiuso? Pieraccini ■— // « Sem Marco » di Trieste continuerà la produzione. C'è già lavoro per due-tre anni. Quanto a Genova, essa ha un avvenire non soltanto come città di servizi, commerciale e portuale, ma anche come centro industriale. Vi saranno costruiti impianti nucleari e il suo sviluppo interesserà una vasta area, fino alla provincia di Alessandria. Trieste, con Monfalcone, avrà uno dei più grandi cantieri di Europa; oltre che il più grande stabilimento di motori Diesel iti Europa. Caprara (pei) — Ma fate entrare l'industria privata nel campo dei motori. Pieraccini — Poiché si è voluto concentrare l'azione delle Partecipazioni statali soprattutto nel Sud, essa deve avere nel Nord una funzione di stimolo. Quanto al Sud, nel cantiere di Castellammare ci saranno investimenti che ne garantiranno la ripresa produttiva. E continuerà il lavoro anche al cantiere Muggiano di La Spezia. Il ministro ha concluso ricordando che su queste impostazioni la Camera potrà presto discutere esaminando il piano quinquennale e si è detto convinto che « alle prime reazioni emotive seguirà una più serena valutazione delle prospettive ». Fausto De Luca Il sindaco di Genova ing. Augusto Pedullà ieri durante la sua relazione al Consiglio comunale (Telef. Ansa)
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