Ironici commenti sugli azzurri nel film inglese dei «mondiali»

Ironici commenti sugli azzurri nel film inglese dei «mondiali» Ironici commenti sugli azzurri nel film inglese dei «mondiali» «Possono tornare ai loro pomodori» è il giudizio che accompagna la sconfitta contro la Core? La pellicola oggi a Londra in « prima» assoluta - Il discusso goal inglese nella finale era valido? «Nostro servizio particolare) Londra, 4 ottobre. « Il massimo choc nella storia della Coppa del mondo »: così nel film Goal: World Cup 1966, ohe sarà presentato domani in prima mondiale a Londra, viene definita l'eliminazione dell'Italia ad opera della Corea del Nord. La pellicola, a colori e dello, durata di un'ora e un quarto, dedica agli azzurri pochi minuti, per la precisione alcune riprese dell'incontro con il Cile e di quello con i «diabolici » coreani. Non riserva loro un trattamento molto favorevole. La sfortuna — dice il commento del noto giornalista sportivo inglese Brian Gianville — ha causato in parte la sconfitta dell'Italia; gli azzurri hanno lottato, cercato la via del goal, sempre invano. Ma la spiegazione non v sufficiente e le responsabilità dell'Italia sono innegabili. Il commento conclusivo, suggerito dall'accoglienza riservata ai giocatori e ai dirìgenti al loro arrivo a Genova lo scorso luglio, è bruciante e offensivo. Dice: «Possono tornare a casa, ai loro pomodori ». Il film, eseguito con la tecnica del documentario, con frequenti primi piani, azioni al rallentatore, e un «parlato» molto breve, c compietornente diverso dalla solita telecronaca di una o più partite. Si ha l'impressione di trovarsi in campo, tra i giocatori, grazie al teleobbiettivo, e quasi mai sulla tribuna. Si vede per esempio con estrema chiarezza l'incidente occorso a Bulgarclli, contro la Corea del Nord, die pose praticamente fine alle speranze italiane. Si nota la velocità, l'emozione sui volti degli avversari degli azzurri, definiti nel film «gli atleti più sorprendenti della Coppa del mondo» e applauditi per l'impresa die rimarrà, a nostro danno, negli annali del calcio. I dirigenti della casa cinematografica che ha girato Goal: World Cup 1966 avevano scelto, con una certa preveggenza, quattro squadre su cui accentrare il loro lavoro: la Corea, l'Argentina, l'Inghilterra e la Germania. Per quel che riguarda le polemiche sollevate dalla Coppo, del Mondo, poco di nuovo emerge dal film. La discussa terza rete con cui l'Inghilterra sconfisse la Germania nella finale sembro: essere stata davvero valida. Ma non mi capisce, ad esempio, perché il capitano argentino Rattin fu espulso dal campo contro gli inglesi che da quel momento ebbero la strada libera verso la Coppa. Inspiegabilmente mancano a questo punto le scene di protesta e i tafferugli in campo: ma. si coglie l'espressivo par- ticolare di Rattin che, uscendo, si pulisce con insolenza le mani in una bandiera britannica. Oscure rimangono anche le vicende di Germania-Uruguay, quando furono cacciati dal terreno di gioco due sudamericani. Tra le inquadrature migliori del film, che nel complesso 6 interessante, vi sono quelle di tre protagonisti del torneo: il terribile inglese Stiles, colto in uno dei suoi momenti d'ira; Pelé, a terra dolorante dopo essere stato « falciato » dai portoghesi; il brillante Eusebio (risultato il gran favorito anche delle telespettatrici inglesi, come risulta da un sondaggio), che piange come un bambino per l'eliminazione della sua squadra ad opera dell'Inghilterra nella semifinale. Su tutti domina un magnifico, pittoresco pubblico, raccolto, nella scena iniziale come in quella finale, nello stadio di Wemblcy. e. C.

Persone citate: Brian Gianville, Stiles