I banchieri Gaino, padre e figlio si costituiscono al carcere di Acqui

I banchieri Gaino, padre e figlio si costituiscono al carcere di Acqui I banchieri Gaino, padre e figlio si costituiscono al carcere di Acqui Hanno 72 e 44 anni - Sono coinvolti nel dissesto della «Slitto e Gaino» per un passivo di un miliardo e 600 milioni - Domani saranno interrogati dal giudice istruttore (Dal nostro corrispondente) Acqui, 1 ottobre. Il commendator Alberto Gaino di 72 anni e suo figlio ring. Tomaso di 44 (il primo contitolare e il secondo procuratore generale dell'ex banca «Slitto e Gaino» di Acqui), si sono costituiti alle 11,40 di stamane alle carceri giudiziarie di Acqui. Al termine della contestazione del mandato di cattura per bancarotta fraudolenta, 1 due Gaino sono stati arrestati e posti a disposizione dell'autorità giudiziaria. L'altro contitolare della banca, Giovanni Sutto di 42 anni, si era costituito la sera di lunedì 26 settembre. Alberto e Tomaso Gaino — 1 quali si sarebbero presentati per poter beneficiare dell'indulto — dovranno ora chiarire al giudice istruttore incaricato dell'inchiesta formale i punti oscuri della vicenda che tanto scalpore destò quattro anni fa. . La banca « Sutto e Gaino» fu fondata nel 1924 con un capitale di trentamila lire, e si sviluppò via via sino ad acquistare notevole prestigio nell'Alto Monferrato. Lo spirito rimase lo stesso, quello di una amministrazione casalinga, sostanzialmente generosa con gli umili tanto da essere chiamata affettuosamen¬ te « In banca dei poveri ». La frequentavano anche parecchi imprenditori edili per la più snella concessione del credito; i suoi principali clienti tuttavia erano i contadini, i commercianti, i piccoli risparmiatori. Il comm. Alberto Gaino gestiva la banca basandosi soprattutto sulla conoscenza personale di chi ricorreva al suo credito. Se era « un galantuomo», e sapeva 11 suo mestiere, egli sorvolava sulle garanzie precauzionali. Fu così che nell'Acquese piccole industrie e commercianti poterono iniziare un'attività che le normali condizioni del credito avrebbero loro negato. Negli ultimi anni l'ing. Tomaso Gaino. si trovò invischiato in alcune grosse speculazioni erroneamente condotte. Il sospetto si tramutò in panico e la banca acquese fu messa in crisi dall'improvvisa richiesta di ritiro dei depositi da parte di centinaia di risparmiatori. Non essendo più in grado di pagare, intervenne la Banca d'Italia. Nominato un liquidatore, accertato il passivo e realizzati i crediti, i beni patrimoniali e le altre attività, si giunse al rendiconto finale. Stabilito il deficit reale in un miliardo e seicento milioni, la cifra venne coperta con uno stanziamento della «Cassa di Risparmio » di Torino, a fondo perduto per ottocento milioni, e con un altro analogo contributo di ottocento milioni messo a disposizione dalla società Immobiliare « ex Banca Sutto e Gaino », appositamente costituita da sei istituti bancari, che rilevò tutti gli immobili dell'ex azienda di credito. In questo modo gli oltre quattromila depositanti hanno potuto riavere sino all'ultima lira i loro risparmi. Toccherà adesso all'autorità giudiziaria far luce sul clamoroso dissesto e soltanto i tre responsabili potranno indicarne le cause. g, p.

Persone citate: Alberto Gaino, Gaino, Tomaso Gaino

Luoghi citati: Acqui, Torino