Un capolavoro di Telemann per la prima volta in Italia
Un capolavoro di Telemann per la prima volta in Italia « Li a Pa§§ione secondo Matteo*» Un capolavoro di Telemann per la prima volta in Italia L'oratorio sarà eseguito stasera in una chiesa di Boscomarengo - L'autore, contemporaneo di Bach e di Haendel, è quasi sconosciuto nel nostro Paese Giorgio Filippo Telemann è quasi del tutto sconosciuto agli amanti della musica in Italia. Diversa è la sua sorte in altre nazioni; in patria, la Germania, che ne stampa gli innumerevoli Opera omnia, di cui la somma è pari, se non maggiore, di quelle di Bach e di Handel insieme; negli Stati Uniti, che con una foltissima discografia contribuiscono al « current Telemann boom »; in Svizzera, in Francia, dove è stato umoristicamente coniato il neologismo Télémanie... La sua produzione consta di più di quaranta oratori sulla Passione, qual è variamente narrata dai quattro Evangeli, e di parecchi frammenti pel servizio liturgico, di centinaia e centinaia di cantate su poemetti d'argomento pio o mondano, di circa cinquanta melodrammi tragici o comici, d'un migliaio di pezzi strumentali, fra i quali duecento Concerti per pochi o molti esecutori... Handel motteggiò: « Può comporre un coro a otto parti, mentre un altro scrive una lettera ». Visse a lungo. Nacque a Magdeburgo nel 1681, morì ad Amburgo, 1767. Di quattro anni, dunque, più anziano di G. S. Bach e di Handel, e' di tre più giovane di Vivaldi. Prima che gli odierni studi illuminassero tanta fatica Telemann era qualificato dagli stessi connazionali un « maestro minore », un Vielschreiber, cioè un poligrafo, e non in senso laudativo. Ora, l'apprezzamento è onorevole. Ma nel rifiutare quegli epiteti, ambigui, e nel tentare ciò che più importa, l'intendimento, sia pure parziale, del carattere e del valore, conviene evitare altresì generiche designazioni che, non meno vaghe, vengono pur riscritte, di primo o tardo barocchista, di preclassico o di galante. E' da accertare invece se egli abbia, in qualsiasi modo, sentito e creato personaggi, quelli che, nel caso presente, cantano il dramma della Passione. E si vedrà che l'autore non è un dozzinale Vielschreiber, e che l'opera non è banale. Ma prima, in due parole, una notizia della lunga vita. Una carriera laboriosa, dalle prime esperienze di molti strumenti allo studio del latino e del greco, dell'oratoria, del diritto, della filosofìa, della matematica, al fortunato vagare da una città, da una chiesa, da una corte all'altra, per comporre (esemplava Steffani, Corelli, Caldara), dar concerti, dirigere. Un solo viaggio oltre i confini: a Parigi, 1737, sostando otto mesi, ottenne più larga l'estimazione per la fecondità strumentalistica. L'anagramma arcadicizzante del suo prenome, Melante, da lui stesso foggiato, si divulgava in tutta l'Europa. Certo, gli influssi delle contemporanee musicalità francesi, tedesche, italiane, sono evidenti nella sua invenzione, ma l'insistenza su questo argomento non giova alla determinazione dell'artisticità di lui, perché analogie formalistiche si riscontrano in molti musicisti coevi, anche, niente meno, in G. S. Bach e in Handel. Gli analisti han trovato tracce di canzoni e danze polacche e morave, e di tecniche amalgamate, prevalendo ora il polifonismo e il recitativo germanico, ora il cantilenare e il de clamare all'italiana, ora l'elegante e vispa lievità francese Nell'«imitazione della natura», concetto vigoreggiante nel Sei e nel Settecento, egli non si limitava alla sonora rappresentazione della fisicità della na tura, anche mirava a cantare gli affetti dell'anima. Poiché si dilettava di versificare, conchiuse in una quartina la sua predilezione del can to; questo è, diceva, il fonda mento d'ogni musicale manife stazione, deve circolare in ogni parte della composizione; ne sia pratico chi suona; specialmente ne siano diligenti i giovani. E la cantabilità, non vanesia né manierata, è la basi lare espressione delle emozioni in questo oratorio, sorto ad Amburgo nel 1730, sul libretto dell'amburghese B. H. Brockes, che tanto era caro a G. S. Bach e ad altri luterani contemporanei. L'assegnazione dei timbri vocali, soprano, tenore, basso, all'Anima, all'Evangelista, a Gesù, a Giuda; la stesura o recitativa o ariosa dei dialoghi e dei monologhi; la coralità semplice, a quattro voci, della Turba (talvolta con l'accompagnamento dell'organo o di qualche strumento obbligato), rinnova, con l'appropriatczza degli episodi drammatici, la tradizione. Fra questi spiccano per l'energia, non enfatica ma appassionata, il recitativo di Giuda, quando si propone di tradire Gesù, e l'aria di lui, «furioso », nel deplorare la propria perfidia; le concitate domande dei Discepoli: «Sono io, Signore? »; i delicati recitativi e e soavi arie dell'« Anima fedele », soprattutto il «solilo¬ quio » echeggiante i dolori di Gesù; l'arioso dialogo dell'Anima con Gesù, pietoso verso i peccatori; infine il triplice grido del Popolo a Pilato: « Barrabam! ». Sono appunto gli interventi corali che mostrano la maggior adesione di questo componimento alla tendenza oratoriale tedesca, e rendono fitto e variato il tessuto musicale, e coerenti le espressioni drammatiche dei singoli episodi. « Revisionato e integrato d,^ come è stato annunciato, dal maestro Kurt Redel, e da lui diretto, con esecutori stranieri, l'oratorio sarà eseguito stasera nella chiesa di Santa Croce a Boscomarengo. A. Della Corte
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