Come ridurre la mortalità nella prima settimana di vita di Angelo Viziano

Come ridurre la mortalità nella prima settimana di vita Due importanti congressi medici a Genova Come ridurre la mortalità nella prima settimana di vita I progressi della pediatria hanno grandemente diminuito il numero dei bimbi vittime di malattie infettive o altro; soltanto nei primi sette-otto giorni dalla nascita la mortalità resta elevatissima - Importanza di un immediato intervento nelle erisi respiratorie - Che cos'è la malattia delle membrane jaline, che ha causato il decesso dell'ultimo figlio di Kennedy (Nostro servizio particolare) (Jenova, 30 settembre. Mentre la mortalità infantile in genere è discesa da tempo in maniera mirabile grazie agli incalzanti progressi della pediatria, e mentre risulta che nel cor-jnso dell'ultimo decennio è pure diminuita da noi la percentuale dei nati-morti, può sembrare strano che la mortalità dei neonati che si verifica nella prima settimana di vita sia rimasta intorno al diciotto per cento nel nostro Paese. Si suole affermare che quella settimana costituisce un « diffìcile territorio » in cui per il neonato si incontrano due competenze, la ostetrica e la pediatrica. In quel periodo è possibile una patologia tutta speciale, una parte della quale si evidenzia sin dal primo vagito del neonato, e una certa aliquota deriva da sofferenze del feto intercorse nello stesso travaglio di parto. Si insiste, dunque, perché la collaborazione tra ostetrico e pediatra, nello sforzo per salvare molte vite e proteggerle da irrimediabili danni, si faccia sempre più stretta ed inizi nella stessa sala-parto. Non è certo idea nuova; ma perché i frutti siano statisticamente palpabili occorre che l'applicazione venga generalizzata, con i mezzi necessari. Mezzi di laboratorio che permettano in sostanza una diagnosi di urgenza e altrettanto urgenti rimedi, ora tanto più utilmente, in quanto in questo ultimo lustro nuove acquisizioni sono venute a chiarire molti problemi inerenti cause o meccanismi di formazione delle turbe morbose di quel periodo difficile. Per la maggior parte si tratta di disturbi respiratori, taluni primitivi, altri secondari ad alterazioni del sistema nervoso o dì quello cardiocircolatorio. Appunto ai « disturbi respiratori nel neonato » è dedicata la relazione con cui si apre domattina a Genova sotto la presidenza dell'insigne clinico Giovanni De Toni, il XXXI Congresso nazionale di pediatria; cui seguirà immediatamente il III dell'Associazione dei pe diatri delle Nazioni latine, con un denso programma. Sarà il prof. A. Colarizi, clinico pediatra di Roma, in veste di relatore con collaboratori della sua Scuola, a dipanare la matassa delle varie forme di tali guai neonatali, la cui sintomatologia iniziale ha perlopiù tinta drammatica. Ora capita che poco dopo la nascita il neonato mostri una intensa e persistente cianosi, cioè un colore bluastro delle mucose e della pelle (segno di una scarsa o scarsissima ossigenazione del sangue, e conseguente deficienza di apporto di ossigeno ai tessuti, con più spiccato e rapido rischio per le cellule nervose, meno tolleranti) ; ora è una grave difficoltà respiratoria con cui si dibatte la piccola creatura, o sono crisi di vero arresto del respiro. Facile, d'altronde, un'associazione di tali sintomi. Altre volte l'anormalità della respirazione sorge, invece, più gradualmente, con o senza sofferenza evidente, accompagnata da altri sintomi variamente interpretabili. I drà« jabremlariqtenseptaregdtrpcsogdastsemtagiml'setaninscpmstppvchlesdvtinsinzsnbmlistgbzdlicssmracsnbvcnbedcnllcgnpcpmoventi possono essere in numeri, di vario ordine. A prescindere dalla interferen za che ha talora una asfissia intercorsa nel travaglio di parto, il pensiero può in nanzitutto correre a fattori ostruttivi del naso e del fa ringe, ad alterazioni delle prime vie respiratorie o poi monari o ad immaturità del polmone stesso. Disturbi respiratori possono inoltre derivare da aspirazione durante il parto di secrezioni varie, e da subdole polmoniti. La respirazione è anche sue cuba di certe affezioni del sistema nervoso centrale o di anomalie cardiache; inoltre il meccanismo dei moti respiratori può essere condizionato da malanni dei muscoli interessati. Non è certo tutto lì, come la trattazione congressuale dimostrerà. Motivo di gran- alaldpvatrssedtnsedrtCss nedy de interesse dei dibattiti sa- rà la messa a punto della « malattia delle membrane jaline polmonari », la terribile forma di insufficienza respiratoria di cui fu vittima l'ultimo nato di Ken- Si tratta di una particolare « sindrome respiratoria», la cui genesi ha sin qui dato motivo a diverse interpretazioni. E' oggi riconosciuta come una delle cause più importanti, e forse la prima, di mortalità neonatale. In tale morbo i sintomi respiratori e la cianosi raggiungono il massimo tra la dodicesima e la ventiquattresima ora dalla nascita, poi vanno regredendo per chi ha la fortuna di non soccombere. L'esame radiografico è il maggiore mezzo di accertamento. L'ostacolo alla normale respirazione è stato individuato nella presenza di intruse sottilissime membrane trasparenti, che tappezzano la superficie degli alveoli polmonari, sì da impedire il passaggio dell'ossigeno dall'aria nei vasellini sanguigni polmonari. La loro formazione è stata per molto tempo avvolta nel mistero. Sappiamo che in base alle attuali conoscenze il Colarizi ritiene potersi concludere che le membrane jaline sono costituite essenzialmente da plasma, trasudato dai capillari sanguigni negli alveoli, che coagula dopo qualche ora di respirazione. Tra le possibili cause della trasudazione sta un aumento della permeabilità di quei vasellini, sia per immaturità del soggetto, sia per una intervenuta deficienza d'ossigeno, o per i due fattori insieme. Merita, d'altronde, menzione anche un'altra ipotesi. Nel periodo di espulsione del nascituro dal grembo materno si ha normalmente un riassorbimento del liquido del polmone fetale; se è rallentato può istituirsi una trasudazione negli alveoli. Ciò danneggerebbe una particolare sostanza prodotta dalle cellule di rivestimento degli alveo li polmonari, inattivandone certe proprietà, dette tensioattive, che sono indispensabili per agevolare i normali scambi gassosi respiratori. Anche il liquido amniotico (cioè quello in cui è immerso il feto in una specie di sacco di cellofa ne), nel caso di una sua ab bondante inalazione nel tra vaglio di parto, è stato in colpato di eguale fenomeno. Comunque ora è opimo ne generale che le mem. brane jaline polmonari, pur essendo un vistoso evento di indubbia portata nel meccanismo morboso, non siano tutta la causa della malattia in cui appaiono e della ostruzione alveolare. Anche a questo riguardo l'aggiornamento di Genova fornirà ragguagli interessanti per la condotta terapeutica; il cui tripode sta nel provvedere ad una norma- aiiii]iiiitiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiilMitiiiiiiitiii le regolazione termica cor porea, nel somministrare ossigeno ad alta concentrazione, nel correggere l'acidità del sangue che gioca parte notevole nella malattia. Angelo Viziano

Persone citate: Colarizi, Giovanni De Toni, Kennedy

Luoghi citati: Genova, Roma