Zanzibar, incantata isola delle spezie vive tra paure e torbide inquietudini

Zanzibar, incantata isola delle spezie vive tra paure e torbide inquietudini Potrebbe diventare il più bello degli Itinerari turistici Zanzibar, incantata isola delle spezie vive tra paure e torbide inquietudini Fu il centro di un impero arabo sulle coste africane, un grande mercato di schiavi, un ricco emporio di chiodi di garofano e zanne d'elefante - Con la sanguinosa rivolta del gennaio 1964, i negri hanno fatto le vendette delle sofferenze patite per secoli - Ma questa piccola terra non ha ancora trovato la stabilità politica; il futuro è indefinibile ed il presente incerto i (Dal nostro inviato speciale) Zanzibar, settembre Da Nairobi con due ore e mezzo di volo si va a Zanzibar. Poi all'arrivo ce ne vogliono altre due per superare le barriere doganali e di polizla e uscire dall'aeroporto Si sale infine su uno sconquassato tassì condotto da un loquace e vociante autista, che su certi argomenti diviene riservato come se avesse paura delle sue parole. L'isolo non ha ancora agquistato una coscienza turistica, ma ne ha una politica e governativa. Quando infine si riesce a varcare quella barriera fatta di timbri e visti, si entra in un'Africa nuova, un'Africa fertilissima, verde di colture profumata di caldi aromi, abbagliante di mine colori. Foreste di palme da cocco, piantagioni di cannella, di chiodi di garofano, immensi bananeti e aranceti, alberi di papaia, campi di ananassi, viali che si allungano fra distese di arbusti di caffo. Il elima è dolce. Se si ha sete, non occorre andare al bar; ci si ferma davanti a un venditore di noci di cocco, si beve l'abbondante succo fresco e amabile. M. c'è un'altra Zanzibar, di ieri e di oggi. L'isola degli schiavi, dei mercanti d'ebano vivo, degli arabi padroni e dèspoti, delle stragi del 12 gennaio 1964, quando fu deposto il sultano e proclamata la Repubblica. Nessuno ricorda volentieri quest'altra faccia di Zanzibar Fu ini sollevamento diretto contro il sultano, ma soprattutto contro gli arabi che da secoli dominavano l'isola Il nome viene a Zanzibar dal persiano zenj (nero), dato dagli sciraz che ne furono i primi colonizzatori, nell'ottavo secolo. Successivamente vi s'insediarono gli arabi, l Quali nei secoli seguenti iniziarono il commercio degli schiavi che catturavano nel Tanganica, nel Kenya, nell'Uganda, net Nlassa. Tutta l'Africa orientale apparteneva a quell'epoca al sultano di Zanzibar, che nella secon da metà dell'Ottocento smem brò a poco a poco il suo im pero vendendolo a varie po lenze europee. Zanzibar divenne in breve il centro mondiale del com mercio degli schiavi. Da tut ta l'Africa gli arabi concen travano i negri nell'isola, do ve convenivano i mercanti di carne umana Da qui partivano poi i velieri per l'Ame rica, e per gli stessi paesi arabi del Mar Rosso e del Mediterraneo ,che rifornivano di servi i loro palazzi e di eunuchi gli harem. Soltanto con l'insediamento inglese il sultanato di Zanzibar, proclamato protettorato nel 1890 perse la sua triste preroga tiva Ma gli arabi, contro i quali i malumori si facevano sempre pih aspri, continuarono a spadroneggiare Insieme con gli schiavi Zanzibar deteneva, e tuttora conserva, il monopolio dell'avorio. L'uno anzi serviva all'altro Dall'interno si avviavano verso la costa le carovane dei negri che trasportavano zanne d'elefanti. 8u una popolazione totale, nelle due isole di Zanzibar e Pemha. di $25 mila abitanti (distribuiti in 2600 chilometri quadrati) ti sono 1,2 mila arabi, 18 mila Indiani e 500 eu¬ ropei. Ma gli africani si sono affrancati dal dominio arabo anche se continuano a esser poveri come prima e a posse dere poca terra. Lo stato d'animo della po polazione nera, sia come stra scico all'antico mercato degli schiavi, sia per le vessazioni a cui la minoranza araba la sottoponeva, esplose in un'insurrezione capeggiata dal maresciallo dell'esercito John Okello, seguito da seicento «omini a lui fedeli. Okello anni prima era stato al Cairo e a Cuba, e questo precedente diede un particolare colore politico alla sua lotta, che come obiettivo immediato aveva quello di detronizzare il sultano lamslud bin Abdullah. Secondo alcuni testimoni gli uomini che diressero la rivolta parlavano spagnolo e indossavano divise di foggia castrista. Per i rivoltosi il sultano era troppo ligio agl'inglesi, i quali tuttavia il 10 dicembre 1963 avevano concesso a Zanzibar l'indipendenza come monarchia costituzionale nel Commonwealth, governata dal sultano. La rivoluzione scoppiò il 12 gennaio '6/f con violenza estrema. Fu una strage sanguinosissima. Per alcuni giorni gli arabi furono preda dei rivoluzionari, dietro i quali si scatenò parte della popolazione. Zanzibar vuol cancellare il suo passato, ma non ha ancora costruito il suo presente, e forse non sa quale sarà il suo futuro. Proclamata la Repubblica con la rivoluzione di gennaio, il 26 aprile '61) si unì al Tanganica formando un unico Stato con la denominazione di Tanzania, che fa parte del Commonwealth. Stroncata la rivoluzione, Okello, come già aveva fatto il deposto sultano, chiese asilo al Kenya, che lo rifiutò a entrambi. Essi allora si rifugiarono in Tanganica. Ma un anno e mezzo fa Okello, ostinato, penetrò clandestinamente nel Kenya; fu scoperto e arrestato, ed è tuttora in carcere. Circolano ora oscuri fermenti per le vìe di Zanzibar. Pare che l'unione eoi Tanganica le pesi già e che voglia riprendere la sua indipendenza. Sotto la guida, si dice, del sultano. L'economia del paese continua però a esser solida Zanzibar e Pemba esportano 15 mila tonn. di chiodi di ga rafano per 10 miliardi di lire, l'80 per cento della produzio ne mondiale. Le due isole hanno un suolo fertilissimo e una fiorente agricoltura che ne sfrutta quasi tutte le risorse. Il clima delizioso — d'in verno non scende sotto i 18° d'estate non supera i 24° — e la vegetazione da paradiso terrestre, ne fanno un luogo felice e torpido, che induce a miti pensieri, a propositi cordiali in una placida eufo ria. Chi direbbe che vi esista gente scontenta, che vi sia maturata una rivoluzio ne cosi truce, e che altri moti possano prepararvisif Giuseppe Paraci Una pittoresca via di Zanzibar nel quartiere dei negozi. La città è uno"dei più importanti centri commerciali africani L'isola di Zanzibar è situata di fronte alla costa orientale dell'Africa, alla latitudine del Tanganika. E' estesa 1658 chilometri quadrati (all'incirca come la provincia di Asti) e conta 170 mila abitanti, in maggioranza negri con una piccola aliquota di mercanti Indiani e arabi

Persone citate: John Okello, Kenya, Pemba