I cattolici dopo il Concilio
I cattolici dopo il Concilio K> T T E R B A 1^ I cattolici dopo il Concilio In Olanda e in Germania, dove più forte soffia il vento conciliare, la pratica religiosa è più viva che altrove - «"La Stampa", uno dei fogli più illuminati, dovrebbe far opera preziosa perché lo spirito del Concilio non naufraghi nell'ansietà » Signor Direttore, l'articolo di Vittorio Gorresio sui pericoli di un allentamento della coesione all'interno della Chiesa cattolica, mi ha fortemente sorpreso. Gorresio ha citato le accorate parole pronunciate in più occasioni dal Papa, tralasciando però di aggiungere che, nelle stesse occasioni, esse si accompagnavano quasi sempre anche a moniti e a sollecitazioni nel senso opposto, ad attuare cioè senza timori ed integralmente le disposizioni del Concilio. L'articolo, cosi unilaterizzato, finisce per dare, certo involontariamente, appoggio alle tesi degli integristi anticonciliari, un appoggio tanto più inatteso e singolare in quanto viene da una persona che si trova sulla « sponda opposta ». Ma a questo punto mi viene un dubbio: forse Gorresio, «figlio del secolo» (per usare un'espressione in auge alcuni decenni fa), cioè libero pensatore, non si preoccupa tanto del pericoli all'interno della Chiesa, ma tende di proposito ad enfatizzare un fenomeno che è limitato a gruppi ristrettissimi e marginali perché corrisponde ad una sua segreta speranza? Allora ritengo necessario controbattere le sue afferma- Izioni: proprio le Chiese ove soffia più forte il vento conciliare — ad esempio l'olandese e la tedesca — mostrano degli indici di pratica religiosa (frequenza alla Messa, ai Sacramenti) di gran lunga superiori a quelli dell'Italia o di altre regioni dove tutti sono formalmente cattolici. Il passaggio da una fede abitudinaria, accolta come eredità tradizionale, ad una fede personale e vissuta, come chiede il Concilio a tutti i credenti, può creare più difficoltà nelle regioni ove il cristianesimo viene da taluni considerato come una realtà statica e sociologica. A tal proposito, cito solo l'accorato appello inviato In questi giorni da alcune migliaia di preti spagnoli al propri vescovi, nel quale si denuncia li pericolo della rapida scristianizzazione degli ambienti operai. I cattolici conciliari, i cattolici aperti — a parte alcune punte estreme, marginali e poco significanti — non sono degli eterni Irrequieti colpiti dal dubbio sistematico ma, come ha ben rilevato A. C. Jemola in un suo articolo di alcuni giorni fa, fra 1 figli più fedeli e rigorosi della Chiesa, capaci di affrontare i nuovi problemi con sicuro senso comunitario Valerio Ochetto Via Giuseppe Rosso 5, Roma. Signor Direttore, poiché da tempo Bono un estimatore de <La Stampa», non posso nascondere il senso di sorpresa e di rammarico che ho provato leggendo l'articolo di Vittorio Gorresio, apparso in terza pagina nel numero del 25 settembre u. s. L'articolo, che si diffonde a descrivere la situazione del cattolicesimo dopo il Concilio in termini quanto mal allarmistici, sembrerebbe scritto da uno di quei « profeti di sventura » che ben conosceva Giovanni XXIII piuttosto che da un giornalista attento e aperto come Gorresio: la « libertà di discussione che fu trionfante ai tempi del Concilio ecumenico » avrebbe messo in crisi la disciplina, l'obbedienza e la stessa dottrina tradizionale del cattolicesimo; mentre In Italia si diffonderebbe l'indifferentismo, all'estero vi sarebbero « sintomi chiari di ribellione e addirittura puzza di eresia »' (il gallicanesimo in Francia; ribellioni dilaganti in Olanda; abusi liturgici e scandali teologici in Germania; episcopalismo negli Stati Uniti; autocefalismo nelle Chiese orientali). Sarebbe facile dimostrare che questa presentazione è per lo meno deformante, perché porta a dimensioni macroscopiche alcuni fenomeni di insofferenza e di disorientamento che sono del tutto marginali nel contesto dell'ampio, positivo e sereno rinnovamento prodotto dal Concilio. Sarebbe facile ricordare che Paolo VI, oltre a preoccuparsi di difendere i valori tradizionali del cattolicesimo e l'obbedienza alla gerarchia, non perde occasione per sottolineare la fecondità del Concilio e per stimolare i più restii ad aggiornarsi. Quello che vorrei far notare ora è piuttosto il fatto che si sta diffondendo, ad opera soprattutto della stampa italiana, un clima di allarmismo che tende a soffocare ogni possibile sviluppo del rinnovamento conciliare, agitando lo spettro di reali o presunte deviazioni dottrinali. Lo scorso anno un quotidiano italiano presentò a fosche tinte la situazione del cattolicesimo olandese provocando una vivace smentita de) cardinale Alfrink durante una conferenza-stampa tenuta -a Roma. Mi pare che « La Stampa », che è uno dei fogli più autorevoli e illuminati d'Italia, non dovrebbe porsi su questo piano, ma potrebbe al contrario fare un'opera preziosa perché lo spirito del Concilio non naufraghi in un mare di ansietà. Cordialmente. Pier Giorgio Camaiani Assistente all'Univ. di Pisa
Persone citate: Concilio, Giovanni Xxiii, Gorresio, Paolo Vi, Pier Giorgio Camaiani, Valerio Ochetto, Vittorio Gorresio
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