Alla Commissione giustizia ripreso l'esame del divorzio

Alla Commissione giustizia ripreso l'esame del divorzio Alla Commissione giustizia ripreso l'esame del divorzio Comunisti e missini sostengono che lo Stato può modificare come vuole la legge sul matrimonio senza dover cambiare la Costituzione (Nostro servizio particolare) Roma, 22 settembre. A Montecitorio, la commissione di Giustizia è tornata a prendere in esame il progetto per introdurre anche in Italia il divorzio. Si ò discussa ancora, senza giungere per il momento ad alcuna conclusione, la pregiudiziale posta dal gruppo democristiano con l'on. Riccio il quale sostiene che la legge non può essere neanche portata in aula al vaglio dell'assemblea perché in contrasto con la Costituzione. I liberali, nella riunione della scorsa settimana, si sono limitati a proporre — senza entrare nel merito — che il caso venisse affidato alla commissione per gli Affari costituzionali. Oggi 1 comunisti con l'on. Guidi e i missini con l'on. Romeo hanno replicato che sotto questo profilo non può sussistere alcuna preoccupazione: una eventuale legge sul divorzio non potrebbe mai essere considerata incostituzionale o comunque non tale da violare il Concordato fra la Chiesa e lo Stato. Questo sta a significare che il problema è ancora aperto a tutte le soluzioni anche se si è tuttora in una fase preliminare e sulla questione di fondo — ad eccezione dei democristiani — la maggioranza dei gruppi non si è pronunciata. Il primo Intervento, oggi, è stato quello del comunista on. Guidi il quale ha osservato, replicando alla proposta del democristiano on. Riccio, che il Concordato, stipulato nel febbraio 1929, non ha affatto impegnato «il legislatore Italiano alla indissolubilità del matrimonio ». E questo per una serie di motivi. Fra l'altro — ha ricordato il parlamentare comunista — lo stesso prof. Cappello della Università gregoriana ha sostenuto come in realtà con la Costituzione si è riconosciuto che gli «effetti» del matrimonio canonico sono di natura soltanto civile per cui restano sottoposti al potere delle leggi civili tanto che l'autorità ecclesiastica è obbligata a comunicare all'ufficio dell'anagrafe che il matrimonio è stato celebrato, perché senza questa comunicazione le nozze non hanno alcun valore per lo Stato. Inoltre l'on. Guidi ha osservato che lo Stato nello stipulare il Concordato con la Chiesa non ha preso alcun impegno per una regolamentazione degli effetti civili del matrimonio canonico tanto che si è riservato la competenza di giudicare le cause di separazione personale. E poiché nella proposta dell'on. Fortuna si stabilisce che il divorzio può essere concesso quando esiste in atto una separazione fra i coniugi per un periodo non inferiore a 5 anni, la conseguenza è che il legislatore può con una legge ordinaria provvedere in questi casi allo scioglimento del matrimonio. Il parlamentare comunista ha concluso il suo intervento invitando tutti i partiti laici a prendere una posizione precisa in favore del divorzio. L'argomento, sotto il profilo della costituzionalità, è stato ripreso subito dopo dal missino on. Romeo il quale, pur non esprimendo alcuna opinione precisa sul merito della questione, ha sostenuto l'assoluta necessità che il ministro della Giustizia on. Reale, presente anche oggi alla riunione, faccia conoscere il proprio orientamento e la opportunità di affrontare il tema nella sua sostanza anche perché, a suo dire, è insostenibile che una eventuale legge sul divorzio comporti una denuncia dei Patti Lateranensi e non possa essere risolta con mezzi ordinari. «La Costituzione ed anche le norme del Concordato — ha sottolineato l'on. Romeo — non contengono alcun obbligo a sancire nell'ordinamento italiano la indissolubilità del matrimonio. L'art. 34 del Concordato obbliga lo Stato a riconoscere soltanto " al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili "». Il Vaticano — ha ricordato l'on. Romeo — a suo tempo propose che lo Stato si impegnasse a mantenere fermo il principio dell'indissolubilità del matrimonio, ma il governo di allora non volle accettare tali impegni. Inoltre è sintomatico che il diritto di famiglia, emanato subito dopo il Concordato, non ha adottato alcuna norma per stabilire la indissolubilità del matrimonio e che la Santa Sede non ha sollevato in proposito alcuna obiezione. Dopo questi due interventi la discussione ò stata rinviata ad un'altra riunione, prevista quasi certamente per giovedì prossimo. L'on. Fortuna, presentatore del progetto, al termine del dibattito ha dichiarato che ormai non è più possibile sottrarre al Parlamento la possibilità di discutere il problema, ma ha respinto — definendola «strumentale» — la proposta dell'on. Guidi di una alleanza fra tutti i partiti laici. g. g.

Persone citate: Cappello, Fortuna, Riccio

Luoghi citati: Italia, Roma