Stasera a Venezia l'«Ascesa di Arturo Ui» con la compagnia del «Berliner Ensemble»

Stasera a Venezia l'«Ascesa di Arturo Ui» con la compagnia del «Berliner Ensemble» 8*€>r la prima volta in Italia ii «Teatro» di Hrveht Stasera a Venezia l'«Ascesa di Arturo Ui» con la compagnia del «Berliner Ensemble» Nel 1961 l'esordio del complesso tedesco fu annullato per difficoltà internazionali - Domani sarà data « L'opera da tre soldi » diretta da Erich Engel che ne fu il primo regista nel 1928 - La vedova del drammaturgo, Helene Weigel, che dirige il «Berliner Ensemble», reciterà come Volumnia nel «Coriolano» di Shakespeare (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 21 settembre. Helene Weigel è una minuta .signora di sessantacinque anni, con i capelli grigi e due occhi vivacissimi che si dipartono dal volto magro come frecce a trapassare da parte a parte l'interlocutore. E' a Venezia con il Berliner Ensemble che dirige dalla morte di Brecht, non soltanto perché ne è la vedova: si no¬ ta al primo sguardo che, oZtre ad una grande attrice, è una donna capace di tenere in pugno una fabbrica, un'azienda o, appunto, un teatro. Quasi trecento persone dipendono da lei, di cui più di sessanta attori. A Venezia ne Ha guidati centoquaranta per le sei rappresentazioni che la Compagnia tedesca — una delle più celebri nel mondo — si appresta a dare al Festival della prosa. Con un tailleur estivo bianco, un grande foulard giallo, un'ombra di rossetto sulle labbra sottili, visita — le sta accanto Giorgio Strehler — Za Mostra sul lavoro teatrale del Berliner Ensemble che si è aperta alla Fenice, ascolta il commosso discorso introduttivo di Paolo Grassi, che è un po' il mentore italiano del complesso berlinese, e, circondata dal suo stato maggiore, le spalle protette da due interpreti, ha un primo incontro con i giornalisti e con il pubblico sotto il fuoco dei riflettori della tv. Mentre Joachim Tenschert, « drammaturgo capo » del Berliner Ensemble (si potrebbe dire direttore artistico, ma non sarebbe 10 stesso: è una figura che non esiste da noi) ricorda le difficoltà sinora incontrate dalla Compagnia per venire in Italia, la Weigel approva con energici cenni del capo. Il Berliner Ensemble — dice Tenschert — era già pronto per esordire a Venezia nel '61 (e infatti, 11 programma dell'Arturo Ui porta ancora quella data) ma la Repubblica democratica tedesca « non ebbe poi la possibilità di inviarlo in Italia » e non per colpa — aggiunge subito con molto fair play — del governo di Roma. Incomincia poi il fuoco di fila delle domande. Helene Weigel lascia che rispondano i suoi efficienti collaboratori, ma riesce ugualmente a dare l'impressione che sia lei a dirigere il dibattito, ora prorompendo in grandi risate, ora assentendo vigorosamente a sostegno delle opinioni di chi parla. Il più lucido e il più battagliero della sua pattuglia . e ll regista Manfred Wehwerth. Ha 37 ann< ussomt9ka vagamente a Brecht, o si sforza di assomigliargli. Con Peter Pulitaseli, ora passato nella Germania occidentale (e con modesti risultati: ricordiamo una sua non eccelsa Madre Coraggio aZ/a- rassegna di Firenze dello scarso anno), ha curato la regia della Resistibile ascesa di Arturo Ui, che vedremo domani. Con Tenschert, hit messo in scena Coriolano di Shakespeare nell'adattamento di Brecht in cui potremo vedere la Weigel attrice nella parte di Volumnia, una delle poche che i medici le con¬ sentano ancora di sostenere. Completa il programma veneziano del Berliner Ensemble la celeberrima Opera da tre soldi. // suo regista, Erich Engel, è morto pochi mesi fa. Di lui parla il smo assistente, ricordando che Engel fu il primo regista della commedia nel lontano 1928 proprio in quel leggendario teatro Am Schiffbauerdamm dove dal I95.'f il Berliner Ensemble ha la sua sede stabile (prima di quell'anno, la Compagnia fondata da Brecht nel 191)9. era stata ospite del Deutsches Theaterh In questo teatro, che può accogliere ogni sera — teutonica precisione delle cifre — 727 spettatori, L'opera da tre soldi di Brecht-Weìll è stata ripresa nel 1960 in un'edizione non molto dissimile da quella originaria,. Quando la discussione si impantana nelle ideologie, Wekwérth cerca dì disincagliarla: il Berliner Ensemble — sostiene con veemenza — non è un « museo » e Brecht non pretendeva di imporre uno stile definitivo, ma soltanto suggerire un metodo. Così è stato e così è: non esiste un conflitto tra la teoria e la pratica di Brecht e quelle dei suoi giovani successori. Il dialogo —■ che a causa delle difficoltà delle lingue sta per diventare un dialogo fra sordi — minaccia di andare per le lunghe. Ma a questo punto, la Weigel. si leva di scatto. Con garbo, ma con fermezza, invita a posporre il dibattito dopo le prime rappresentazioni. Come dire, e non a torto: prima guardate i nostri spettacoli poi ne parleremo. Alberto Blandi L'attrice tedesca Helene Weigel, vedova di Bertolt Brecht, ieri a Venezia durante la visita alla Mostra dedicata all'attività del marito (Telefoto Cameraphoto)