Fischi, raganelle e scatole sonore in un concerto alla Fenice di Venezia

Fischi, raganelle e scatole sonore in un concerto alla Fenice di Venezia Fischi, raganelle e scatole sonore in un concerto alla Fenice di Venezia Dalle invenzioni di Kagel alle composizioni di Luciano Berio e Camillo Togni (Nostro servizio particolare) Venezia, 9 settembre Alle operose giornate del festival musicale mancava, sino ad oggi, l'esatto equivalente sonoro delle macchinette, dei trabocchetti, delle spiritose invenzioni che formano la delizia dei visitatori della Biennale d'arte; e la deplorevole lacuna è stata colmata dal tempestivo intervento del tedesco-argentino Mauricio Kagel, che ha inviato a Venezia la sua composizione « March », suggeritagli — com'egli stesso ci informa — da un reiterato sogno Non il diavolo apparve al novello Tartini, bensì due violoncellisti dislocati agli estremi lati della pedana, e tra essi .in batterista, munito di pieni poteri. Kagel non ha tardato a tradurre in realtà la notturna visione, conferendo al batterista — nella fattispecie, il formidabile Cristoph Caskel, uomo di fiducia di Stockhau sen — sovrana facoltà di de miurgo: estratto dalla valigia un armamentario degno del mago Bustelli, ii batterista si prodiga infatti nella concertazione, nella recitazione, nella mimica, nella regia. Si rivolge ai due smarriti violoncellisti con cenni autoritari, con appelli vocali e strumentali, ricorrendo ad un fischietto da capostazione, a raganelle meccaniche, a scatolette sonore, a bambolotti animati, e ad infiniti altri giocattoli: sino al momento in cui uno dei violoncellisti — il cui compito è limitato a sommari interventi — « si alza dal suo posto e amichevolmente invita il demiurgo a farla finita » Diverso epilogo hanno invece gli « Eehoi » del berlinese americano Lukas Foss, ove il batterista medesimo, dopo ver manovrato un arsenale di arnesi — tra i quali una sonora incudine — sembra colto da improvvisa follìa e. armato di mazza, mena botte da orbi sul pianoforte, sulla pedana, sugli arredi. Con l'aggravante che, mentre la trovata di Kagel è breve, il pezzo di Foss, nella sua esasperante lunghezza mette a dura prova la pazienza e la sopportabilità del più certosino fra gli ascoltatori. Il concerto — svoltosi oggi alla Sala Apollinea, nel tropicale pomeriggio veneziano — s'era iniziato con un'enigmatica sequenza per sola voce di Luciano Berio (interprete Ca- thy Berberian) e comprende va ancora due pagine per voce e strumenti: Gluhende Unisci deilo svizzero Heinz Holliger e Rondeaux per dieci del bresciano Camillo Togni Sul testo poetico di Nelly Sachs, ispirato al dominante motivo dell'angoscia, l'Holliger ha proiettato una musica che. nella tensione espressiva del canto e, più ancora, del cangiante tessuto timbrico, si cristallizza in penetranti immagini (eccellente solista, il contralto belga Jeanne Deroubaix). Analogo accordo non sembra correre invece fra il testo arcaico di Charles D'Orléans e la musica filiforme aforistica di Camillo Togni. che sottopone a forzature inaudite, disumane, la voce del soprano (la giovanissima c bravissima, spagnola Anna Maria Higue ras). Fra gli altri interpreti si ricordano il pianista Hon tarsky. il clarinettista Smith, i cellisti Gomez e Mereu. nonché il maestro Mario disella, primo violoncello della Scala, e qui concertatore attentissimo delle pagine di Holliger e di Togni Caloroso successo per tutti, e un po' di buon umore grazie alle trovate clownesche di Kagel. g. pi

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