Incerta e scontenta, la Germania deve compiere scelte decisive per il futuro

Incerta e scontenta, la Germania deve compiere scelte decisive per il futuro UN MOMENTO DIFFICILE PER IL GOVERNO ERHARD Incerta e scontenta, la Germania deve compiere scelte decisive per il futuro E' diffuso, per la prima volta, il timore che il « miracolo » non continui ; ma hanno ragione gli esperti, dicendo che il peggio è passato ed il rischio d'inflazione sotto controllo - Le inquietudini più forti, ed anche confuse, riguardano la politica: l'efficienza del governo, il posto dei militari nella società civile, il dialogo con l'« altra » Germania, i rapporti con il mondo comunista - Il Cancelliere, combattuto da Adenauer e attaccato da alcuni compagni di partito, si trova in una posizione più debole - Tuttavia non appare né un uomo, né una formula di ricambio (Dal nostro inviato speciale) Bonn, settembre. Nella veranda-ristorante del Parlamento, aperta sul Reno, il pubblico è ammesso liberamente (forse per fini pedagogici, sembrando utile il contatto diretto con le sedi dei massimi organi democratici). Si possono osservare, in questi giorni, molti generali con voluminose cartelle sottobraccio; incrociano, fra i tavoli, parlamentari e uomini di partito, rientrati dalle vacarne con i volti rossi e bronzei, ancora, accesi dal ricordo del sole delle Alpi o del Mediterraneo. Non è difficile cogliere frasi rivelatrici: ebbene, tema dominante è entello dell'avvenire politico immediato, non quello dei generali. Si sente l'eco della celebre frase che il novantenne Adenaucr, ormai entrato nella mitologia renana, ha lanciato dal suo eremo di Rhoendorf: «O un profondo rimpasto del governo, o la sostituzione di Erhard ». Molti si domandano se questo non sia per la Germania un momento storico, appena sottolineato dai malumori dei generali, che richiede scelte eccezionalmente impegnative per il fattiro. «Stiamo attraversando il periodo più diffìcile dal 1949, dalla nascita della Repubblica Federale », diceva ieri un deputato democristiano. Giudizio alterato da pessimismo enfatico; però c'è nell'aria uno scontento, un senso di € frustrazione» che accomuna, molti tedeschi nella perplessità. Semhra che ogni problema (compresi quelli internazionali) sia. destinato ad assumere carattere cronico, sotto il segno dell'indecisione. La crisi della Bundeswehr ha avuto quasi lampi giocosi, con fuoco d'artificio dei generali; più preoccupanti, per l'opinione pubblica tedesca, le difficoltà economiche, che mettono in dubbio, con la « dottrina del miracolo », la filosofia popolare di questi ultimi dieci anni. Tutto un sistema sociale e morale era stato costruito sulla certezza della continuità del benessere; oggi c'è Possessione della Stabilisierungsgesetze. Quando si è parlato di inflazione i tedeschi hanno provato un autentico sgomento, dovuto al ricordo dello sfacelo che segnò gli anni della Repubblica di Weimar. E il mito stesso di Erhard, propulsore di un moto nazionale che aveva dato ai tedeschi la compattezza nell'efficienza, è Stato intaccato. In un anno la produzione industriale è aumentata soltanto del 2,5 per cento (11,2 per cento in Italia), mentre i prezzi al consumo salivano del 5 per cento e i salari dell'8 per cento. La crisi della Ruhr è aperta, con montagne di carbone estratto e invenduto (15' milioni di tonnellate, 250 miliardi di lire immobilizzati); le acciaierie, pilastro di una regione che dominava la simbologia industriale tedesca, attraversano un momento difficile. « Il peggio è passato », ha detto Erhard mostrandosi ottimista. Gli esperti gli danno ragione: l'andamento dei prezzi è sotto controllo con aumenti ridotti o bloccati, le esportazioni hanno ripreso ritmo vigoroso (le eccedenze sono salite a 2 miliardi e mezzo di marchi), il mercato tedesco del lavoro si sta distendendo, anche se più di seicentomila posti restano vuoti, contro circa 100 mila disoccupati. Sono cifre che danno l'idea della robustezza di un'economia forse travagliata soltanto da un accesso febbrile nella fase di consolidamento. Ma questo consolidamento manca nella politica, nei partiti, perfino nelle istituzioni rimesse sotto analisi dai giuristi. Ed è generale l'attesa di un intervento taumaturgico: « Se Erhard noti ne è capace, si cerchi un altro », dicono perfino certi suoi compagni di partito. Un deputato democristia¬ no si è spinto a chiedere pubblicamente le dimissioni, provocando proteste non del tutto convinte. Adenauer ha fatto conoscere il suo giudizio dalle pagine di un giornaletto cattolico, la Neue Bild-Post, aggiungendo al dilemma xrimpasto governativo o dimissioni di Erhard* questo ammonimento: «Il partito democristiano subirà una grave sconfìtta alle elezioni di novembre, se non verrà immediatamente riformato ». Tutti vogliono radicali riforme: nella Bundeswehr, nell'economia, all'interno dei partiti. E, in mancanza di idee chiare, per attuarle, molti ladano a colpire l'incarnazione stessa della Gr.rmania del benessere. «Se il gabinetto Erhard resta in piedi, lo si deve soprattutto alla mancanza di un successore», ho sentito ripetere in questi giorni. Altro giudizio ingiusto, che però illumina di scorcio, come una falsa luce, un aspetto della realtà politica tedesca: la crisi di governo qui non può essere aperta col solo voto di sfiducia. I « franchi tiratori* non mancherebbero, probabilmente, nel partito democristiano; non sono utilizzabili, perché il Cancelliere non può essere licenziato dal Bundestag se i parlamentari non hanno sottoscritto la garanzia di una maggioranza a sostegno del successore. E' il sistema del «voto di sfiducia costruttivo *; evita le crisi ricorrenrentl e troppo facili, ma favorisce l'immobilismo e la cristallizzazione quando la piattaforma politica non è omogenea. Erhard sembra tranquillo, nella sua maschera gommósa. «Che cosa gli consiglierebbe Wilhelm Roepke?» si domanda EU am Sonntag, alludendo all'influsso che il grande scrittore politico, morto nel febbraio scorso, ebbe sul Cancelliere. Domanda retorica, utile per parlare del « vicolo cieco in cui è finita la politica economica e sociale della nostra repubblica»; utile, anche, per ricordare la formazione democratica di Erhard. Molti lo criticano e consigliano, ma chi se la sentirebbe di succedergli? Nel suo partito mancano gli uomini di grande statura politica e intellettuale. Fra i cristiano-sociali della Baviera l'uomo più attivo è Strauss; ma te è escluso che al Bundestag il suo nome possa ottenere la maggioranza assoluta, il suo partito resta una frazione capace di condizionare il governo. «Pragmatismo confuso», è un altro giudizio di Adenauer sulla politica governativa. Non si vede, è vero, un filo conduttore. Diminuita l'importanza dei compiti difensivi della Germania Federale, < scudo dell'Europa libera*, si riparla di relazioni diplomatiche con le democrazie popolari dell'Est. La risoluzione presa il SI agosto dal Congresso di Washington per ridurre sostanzialmente le truppe americane in Germania, pur senza contropartita delle potenze del blocco di Varsavia, ha causato un « choc » nuovo da aggiungere, ai tanti motivi di disorientamento. Insistere nell'atlantismo o aprire le porte a Est? Tentare le due vie? Nell'attesa delle scelte (Erhard andrà presto a Washington), i partiti sono divisi. I democristiani oscillano fra l'idealismo europeistico, che ha salde radici nella popolazione, e un parziale accoglimento delle tesi golliste, scoprendo una cauta elasticità nei rapporti con i paesi comunisti. Sul fronte opposto, socialdemocratico, più grande il fervore e anche l'ottimismo; non mancano, però, contraddizioni e fratture. Il tentativo di un confronto ideologico con i comunisti della Germania Orientale non è chiuso; XIIbricht ha lanciato un appello per la ripresa, con un messaggio al congresso sindacale di Dortmund, accrescendo l'imbarazzo. Il dialogo porta con sé, infatti, un riconoscimento dell'esistenza di due Germanie, almeno nei fatti: come reagirebbe l'elettorato? I socialdemocratici cercano di bilanciare gli effetti di tali iniziative con veri e propri irrigidimenti di tipo militaristico nella questione della Bundeswehr, che li ha visti schierati dalla parte dei generali. E ancora sono divisi in campo sindacale, oscillando fra l'adesione alla « poZitico del risparmio * voluta da Erhard, e irrigidimenti settoriali (la sinistro socialista è oggi rappresentata dal presidente del sindacato dei metallurgici, Otto Brenner). Situazione confusa, inquieta, che forse chiederebbe spregiudicate analisi ai tedeschi stessi. Proprio Roepke, chiamato in causa quale suggeritore di Erhard, amava dire: « Al tedesco riesce difficile capire se stesso, come potrebbero capirlo gli al' tri? ».' Mario Fazio

Persone citate: Adenauer, Brenner, Governo Erhard, Mario Fazio, Sonntag, Strauss, Wilhelm Roepke