«La ragazza senza storia», un film psicologico del giovane autore tedesco Alexander Kluge

«La ragazza senza storia», un film psicologico del giovane autore tedesco Alexander Kluge LA XXVII MOSTRA DEL CINEMA A VENEZIA «La ragazza senza storia», un film psicologicodel giovane autore tedesco Alexander Kluge E' la vicenda d'una ebrea di Lipsia che ha derivato dalle persecuzioni naziste e dalla guerra un « complesso di fuga » che è difesa ed evasione insieme - Non riesce ad inserirsi nella società e cade di gradino in gradino, quasi senza colpa, vìttima d'un mondo crudele o indifferente - Ottima interpretazione della sorella del regista (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 5 settembre. Dopo la lunga stasi del dopoguerra, qualcosa si muove nel cinema, della Germania Occidentale. Si vide a Cannes («Il giovane Torless») ; si è visto oggi sullo schermo del Lido con l'opera prima del trentaquattrenne Alexander Kluge, docente di cinema all'Università di Ulm e noto anche in Italia per il volume di racconti «Biografie», (Ed. Mondadori), che ha ispirato il film stesso. Abscheid von Gestern, qui tradotto La ragazza senza storia (ma l'originale suona a un di presso « Addio al passato»), si potrebbe anche intitolare, echeggiando l'asino di Bresson, « Alla ventura Anita G. » : è infatti una lunga « scheda », strutturata un po' sul gusto del Godard di Vivre sa vie, sul comportamento a carambola d'una ragazza ebrea di Lipsia che dopo avere sperimentato nella famiglia i rigori della persecuzione nazista e quindi conosciuto, col disagio di una quasi figlia di capitalisti, l'opposto regime comunistico, viene, affatto impreparata, a cercar aria nella Germania di Bonn. Che cosa ha imparato questa ragazza dalla storia ? Soltanto un « complesso di fuga », ossia il modo più sicuro per rendere difficile, anzi impossibile, l'inserimento in una società. E non solo è indifferente alla storia grande, ma la sua callosità si estende alla sua piccola storia privata, dalla quale si fa condurre anziché guidarla lei: è insomma la donna-oggetto (già incontrata, per cause e in condizioni diverse, nel film di Pietrangeli, Io la conoscevo bene), la quale se la dice soltanto con -altri oggetti, nella fattispecie Va valigia, qui molto più emblematica che non fosse nella « Ragazza » del film di Zurlini. Poiché la legge dei corpi gravi è di cadere, la donnaoggetto cade. Ricercata dalle polizie di varie città per furterelli, conti d'albergo non saldati, pellicce comprate a credito ecc., alla fine Anita s'imbuca volontariamente in prigione, vi scodella un bambino, collabora, con atona docilità, alla compilazione del dossier che la riguarda. In tutto questo la sua parte di colpa è minima. Kluge, che è un uomo intelligente (come anche si è visto nella conferenzastampa, che governata dai suoi scrupoli di precisione, è stata fitta di intoppi anche faceti), ha sotteso il suo film d'una graffiante polemica contro la. Germania del benessere risorta dalle ceneri della guerra, stringendo intorno all'eroina una piccola folla di professori, sociologi, tecnologi, uomini politici, fortissimi in chiacchiere e in tests, ma positivamente incapaci d'arrestarne la caduta con un gesto ravvivante di carità diretta. Soprattutto inconcludenti, con tocchi anche comici (la scena dell'addestramento dei cani) sono i molti amanti di questa Rosemarie in edizione scalcinata (certo non bella, ma piacente) : o perché poveri o perché gretti, o perché soggetti alla moglie che fanno scattare al momento giusto, o perché costituzionalmente svagati come quel consigliere ministeriale Pichota che la trattiene a delibare viDon Carlo» di Verdi. Così Anita prende il colore di tutti quegli uomini e non ne tiene nessuno: commessa, cameriera, studentessa, ladruncola, carcerata, la sua disponibilità al destino è inalterabile, e una vera e propria dissoluzione di carattere. Al contrario di quel che avviene nei film psicanalitici, l'individuazione segreta del personaggio è ottenuta attraverso dati esteriori, crudamente oggettivi e totalmente prosciugati di sentimento. Eppure questa Anita, che non dà mai l'impressione di pensare (neppure quando resta incinta), che vediamo spesso ridere e stare generalmente sul fisiologico (mangiare, dormire ma soprattutto alzare i tacchi) ottiene molte volte dallo spettatore la pietà che non ha chiesto; una pietà non puramente umanitaria (per la donna smarrita), ma commista di riprovazione per i vuoti d'aria sociale attraverso cui la meschina precipita. Lo stile di Una ragazza senza storia è qua e là viziato da quel piglio d'avanguardia o ambizioso propo¬ sito di continuare Godard, che porta spesso a ingenuità e vecchiumi. Così molte cose sono volutamente contorte o stupidamente sibilline e di pessimo gusto (co- me le inserzioni di sogno, a ritmo accelerato, indegne d'un Carosello). Ma per fortuna la parte positiva prevale tanto che non è facile scagliare dalla memoria! questa ragazza errabonda.! con la sua valigia e quel1' tanto di denuncia civile che l'intelligente scrittore-regista vi ha messo dentro. La parte dominatrice di Anita è sostenuta molto bene, senza nessuna implicazione sentimentale, con perfetta tenuta impermeabile, dalla sorella dell'autore, Alexandra Kluge, una jolie laide o forse qualcosa di più. La « Coppa Volpi » non le è troppo lontana. Si è inaugurata oggi nella sala maggiore della Marciana la tavola rotonda sul «Comico nello spettacolo: dal teatro al cinema » con la relazione del prof. Armando Plebe intorno ai « Problemi del comico nel film », seguita da dotti dibattiti. Qualche maligno avrebbe forse voluto far rientrare nel genere comico anche la Garbo del 1928, quale è apparsa nella retrospettiva «America allo specchio», ordinata da Francesco Savio, come protagonista del film muto di Clarence Brown La donna d'affari che da noi si chiamò «Destino». Errore. E' stato un pienone e un successo grande. La divina, in buona giornata, ha conquistato il pubblico con la radiosa bellezza e con una recitazione da cui sembra essere scomparso, se mai vi fu, l'arcaico. Al contrario, nel gestire, nel muoversi, nell'inclinarsi, nel fumare ecc. si sono colte sicure anticipazioni della donna 1966. Diavolo d'una Greta. Leo Pestelli rcsbsCCImnhmfmtilrrlojs[pptorufeuacrnnrlitivzteacvqrsecctictàmpnteazledsd l fratelli Alexandra ed Alexander Kluge ieri al Lido. Sono la protagonista ed il regista del film tedesco « La ragazza senza storia» (Telefoto Cameraphoto)

Luoghi citati: Bonn, Cannes, Germania, Germania Occidentale, Italia, Marciana, Venezia