Dal « saccheggio edilizio » di mezza Sicilia la nuova mafia trae miliardi e potenza di Igor Man

Dal « saccheggio edilizio » di mezza Sicilia la nuova mafia trae miliardi e potenza LA CRIMINALITÀ' MUTA, CON 1 TEMPI, STILE E CAMPO D'AZIONE Dal « saccheggio edilizio » di mezza Sicilia la nuova mafia trae miliardi e potenza Lo scandalo di Agrigento (centosei grosse costruzioni abusive) è superato a Trapani, dove la « città nuova » è sorta su terreno paludoso, ed a Palermo - Qui l'ottanta per cento delle licenze edilizie è rilasciato a prestanome della mafia, a profitto di « insospettabili » capi criminali Ne è esempio il dott. Michele Navarra, alto dignitario di Corleone, despota della bonifica del Belice: alla sua morte si scoprì che era complice-autore di omicidi - Il gioco della mafia è sempre lo stesso: ottenere il potere economico in cambio di favori politici ed elettorali (Dal nostro inviato speciale) Palermo, settembre. La mafia è un male antico, sono più di cento anni che la Sicilia ne soffre. Le periodiche misure di polizia, le bonifiche, le leggi speciali decise dai vari governi non sono riuscite a debellarla. Non vi riuscì Garibaldi e nemmeno Giolitti, la stessa sanguinosa repressione del prefetto Mori, spietato « proconsole » di Mussolini, la indebolì soltanto, senza arrivare a sradicarla, sicché nell'ultimo scorcio della guerra la mafia ebbe modo di riorganizzarsi. Dopo vent'anni di Repubblica democratica e di autogoverno siciliano, la mafia non si arrende, continua a tener testa al diritto per imporre l'abuso: «Noi non siamo la legge ch'è la giustizia di pochi, noi siamo la forza ch'è la legge di tutti ». Perché? Perché finora altro non s'è fatto, combattendo la delinciuenza, se non curare il sintomo più appariscente di questo male antico e mostruoso; se ne sono trascurate le cause determinanti, che possono individuarsi nella diffusa corruzione a opera di pochi « pezzi da novanta », ai quali è stata, assicurata da tempo l'impunità in cambio di favori e di voti elettorali. La mafia è conservatrice, nello, sua lunga storia non si è mai collocata all'opposizione. Serve la classe dirigente facendo pesare sul vertice la presa che esercita sulla base popolare, condizionando a sua volta questa ultima in forza degli agganci al vertice di cui dispone. Suo obiettivo è di infiltrarsi nella classe dirigente, per conquistare il potere economico attraverso il controllo di quello politico. La frana di Agrigento ha rivelato all'opinione pubblica come da dieci anni la legge venisse impunemente e sistematicamente violata nella città dei templi: tutti lo sapevano, nessuno si preoccupava di farla rispettare. f « fatti gravissimi, . mostruosi, ignobili» denunciati drammaticamente alla Camera dal ministro Mancini e dei quali si riparlerà presto in Parlamento, erano già stati esposti, sia pure con un linguaggio meno drammatico, dal vice prefetto Di Paola nella sua famosa relazione d'inchiesta vecchia di tre anni, e sono fatti che «impallidiscono» — come afferma il senatore democristiano Pafundi, presidente dell'antimafia — di fronte a quelli accaduti a Trapani, a Palermo. Soltanto nel breve spazio di tre anni il Comune di Agrigento ha approvato « in sanatoria » centoventisei progetti per grosse costruzioni eseguite senza licenza, in contrasto col regolamento edilizio. Spregiudicati speculatori hanno costruito illegalmente «sicuri che mai nei loro confronti sarebbe stato preso ed eseguito il provvedimento dell'abbattimento delle opere abusivamente costruite», si Ie.17.9e nel rapporto Di Paola. A Trapani si è costruita la «città nuova» su un terreno paludoso non dissimile per fragilità e inconsistenza da quello di Agrigento. Alle commissioni competenti venivano attribuite delibere mai prese, con date di comodo. 1 funzionari incaricati dei controlli non riferivano le irregolarità accertate «per dimenticanza, » oppure « attestavano il falso». Per le opere pubbliche il Comune « non ha mai fatto ricorso all'appalto-concorso », si procederà invariabilmente per via di licitazione privata, quasi sempre trattando con una sola ditta. Il « sacco di Trapani» ha arricchito pochi appaltatori che al Comune risultavano cittadini insospettabili, mentre erano stati condannati per ogni sorta di delitti, dall'assegno a vuoto all'omicidio per rapina. La stessa pratica mafiosa è stata perseguita a Palermo, come risulta dal rappor- to del prefetto Bevivino, anch'esso del 1963: l'S0% delle licenze edilizie a cinque soli prestanome rlella * onorata società», un intero palazzo costruito senza licenza, un esproprio eli 78 milioni pagato 253, appalti di favore per decine eli miliardi, immobili affittati al Comune eolia Provincia prima ancora d'esser pronti, un ex venditore di crusca che diventa costruttore miliardario grazie alle coperture per miliardi (non garantite) assicurategli da un importante istituto bancario, ex campieri, ex gabellotti, ex mandriani iscritti nell'Albo regionale degli appaltatori. La mafia di un tempo, quella della « coppola storta», ha ceduto il passo alla mafia « in doppio petto », quella, del cemento armato, dei grossi monopoli, elei mercati. I «pezzi da novanta», dopo la strage di Ciaculli, e il conseguente intervento dell'antimafia, han lasciato che i «colonnelli» finissero di eliminarsi vicendevolmente, abbandonando al loro destino i pesci piccoli che son finiti al confino o in galera. Non servivano più, erano diventati ingombranti, davano solo fastidio. Come, a suo tempo, Giuliano e Pisciotta. Con l'arresto di don Gen\ co Russo si credette d'aver assestato un colpo mortale I all'« onorata società*. In realtà Genco Russo era solo il capo apparente; il vero capo della mafia, a quel che si dice, è un « uomo al di sopra d'ogni sospetto ». / grandi mafiosi son tutti a piede libero e, manco a dirlo, «assolutamente insospettabili*. Come, ad esempio, il dottor Michele Navarra di Corleone. Costui, durante quindici anni, fece il bello e il cattivo tempo nel comprensorio di bonifica dell'alto e medio Belice, un territorio di centomila ettari. Don Michele, medico-chirurgo, dirigeva l'ospedale eli Corleone, era presidente della «Coltivatori Diretti », ispettore della Cassa mutua malattie, sanitario delle Ferrovie dello Stato, assunto dopo un concorso con un solo candidato, lui stesso. Chiunque gli avesse elato del mafioso sarebbe finito in tribunale; ma alla sua morte (lo ammazzò il mafioso Luciano Liggio) la verità venne fuori. L'immacolato cittadino, uomo pio tutto casa lavoro e chiesa, grande elettore di notabili, era un criminale. E che razza di criminale: la notte in cui il sindacalista Placido Rizzotto, reo di volere la costruzione della diga sul Belice avversata dal Navarra, viene rapito e ucciso dai soliti ignoti, un pastorello scende dalla montagna stravolto dal terrore, arso dalla febbre. Nel delirio dice d'aver visto «gius iziare» un uomo. «Portalo all'ospedale — suggeriscono ella madre — il dottor Navarra te lo guarisce ». tnfatti: il dottor Navarra fa al ragazzo una iniezione « calmante » e quello muore subito. « Lo hanno avvelenato! » grida la donna, ma non le danno retta, i suoi esposti non avranno seguito: non venne disposta l'autopsia né mai istruito un procedimento penale. Il dottor Navarra, amico degli amici, restava «al di sopra d'ogni sospetto ». Anche la Società d'Esportazione di agrumi del famigerato Frank Coppola, grande elettore di Partinico, era insospettabile. Solo che molte delle arance, destinate all'America, erano di cera e ripiene d'eroina, come scoprì la polizia federale degli Stati Uniti. L'indesiderabile Frank Coppola aveva potuto costituire la sua società di comodo grazie alle protezioni eli cui godeva; gli abusi suoi, come tutti gli altri consumati impunemente a Palermo, a Trapani, ad Agrigento, si spiegano solo con la superficialità e la corruzione degli organi di controllo. Il vocabolo «mafia» entra nel vocabolario italiano nel 1SS3, quando l'autore-attore siciliano Giuseppe Rizzotto porta sulle scene il dramma I maritisi di la Vicaria (carcere); ma la sua derivazione è incerta. Secondo alcuni viene dal vocabolo arabo maha, grotta: i primi adepti della «onorata società* si sarebbero appunto riuniti nelle cave di tufo del Trapanese, elette per corruzione semantica mafie; secondo altri deriva eia mahias, altro vocabolo arabo che sta per spacconeria. Per Giuseppe Pitré, scrittore e psicologo, autore di numerosi studi sulle tradizioni popolari siciliane, mafia fu al principio sinonimo eli « bellezza, perfezione, eccellenza », in seguito mutando il suo significato originario in quello di « società criminale ». Ma la mafia è più vecchia della stessa parola: nel 1838 il procuratore generale del distretto di Trapani in una relazione al ministro borbonico rlella giustizia scriveva: «Non vi è impiegato in Sicilia che non sia prostrato al cenno d'un prepotente e che non abbia pensato a tirar profitto dal suo ufficio... Vi ha in molti paesi delle " fratellanze ", senz'altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di acquistarlo, ora d'incolpare un innocente... Al centro di tale stato di dissoluzione ewi una capitale col suo lusso e le sue " pretensioni feudali " in mezzo al secolo XIX. In questo umbelico della Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l'ignoranza ». All'origine della mafia troviamo dunque le «fratellanze*, frutto del malgoverno borbonico. Tuttavia la mafia non ha credo politico, non difende l'« onore », ma il conto in banca: è stata liberale coi liberali, fascista coi fascisti, separatista coi separatisti, autonomista con gli autonomisti. Tuttavia sarebbe inesatto concludere che oggi la mafia sia democristiana, non fosse altro perché molte elelle sue vittime sono sindacalisti democristiani, e poi pel semplice motivo che i* Sicilia al potere ci sono stati tutti i partiti. Perciò solò un consapevole atto di coraggio dell'intera classe politica italiana potrà stroncare il male alle rarlici. Igor Man