Colloquio fra Moro e Taviani per l'accordo in Alto Adige di Michele Tito
Colloquio fra Moro e Taviani per l'accordo in Alto Adige DOPO ImE DECISIONI HEImImA. VOZmKSJPArtei Colloquio fra Moro e Taviani per l'accordo in Alto Adige Il Governo attende, senza pregiudizi, le «richieste di chiarimenti» annunciate da Magnago - Saranno date tutte le precisazioni necessarie per rendere il testo dell'intesa definitivo e per quanto possibile perfetto - Ma si escludono nuove concessioni, oltre quelle già contenute nel progetto consegnato alla Volkspartei - La situazione sarà discussa lunedì al Consiglio dei Ministri, verso metà settembre alla Camera (Dal nostro corrispondente) \lRoma, 5 settembre, jcGli ultimi sviluppi della bquestione dell'Alto Adige so-j nno stati esaminati stamane] ida Moro e Taviani. In realtà rimane, per il momento, da attendere soltanto che giungano le « richieste di chiarimenti » annunciate dalla Volkspartei dopo l'esame da essa fatto delle proposte del governo. Si ha però la conferma che le « richièste di chiarimenti » riguardano la presidenza del Consiglio per le loro incidenze politiche e interessano il ministero dell'Interno per la sua competenza sugli enti mCcdaiivclgddt loe.alì. Nella fase attuale, cioè, tutto rientra nell'am bito nazionale, con esclusio ne di competenze al livello internazionale Il problema verrà nuovamente trattato in sede di Consiglio dei ministri, quasi certamente lunedì mattina, e dibattuto poi, il Uf o il 15, alla Camera. E' solo dopo il Consiglio dei ministri e il dibattito alla Camera che verranno esaminate le « richieste di chiarimenti » della Volkspartei. Questo significa che il governo intende agire nell'ambito delle indicazioni e dei limiti fissati dal Parlamento: entro quest'ambito verranno considerate le « richieste di chiarimenti ». Di fronte ad esse, si deve supporre, non vi sono pregiudizi favorevoli o sfavorevoli. Il problema non consiste in una concessione d'attuazione pratica in più o in meno. Moro ripeterà al Parlamento che la soluzione, ormai praticamente acquisita, poggia su fondaìnenti precisi: la sovranità dello Stato da una parte, le autonomie locali, come la Costituzione ricono sce, dall'altra. Tutto ciò che, con l'autonomia, la Costitu\?°ne. consente, niente ai di fuori della Costituzione. Il problema più serio, in questa fase, è quello di evitare che ogni accordo, ogni intesa, ogni riconoscimento di esigeìize obiettive vengano, per ragioni di tatti ca politica, strumentalmente presentati come atti di rinuncia o di debolezza. L'accordo che si spera venga sanzionato è sostanzialmente noto nelle sue grandi linee e si basa sulle proposte della Commissione dei di ciannove. E' interesse coma ne — si dice — fare in modo che risulti definitivo, non piti suscettibile di essere ri messo in discussione, capa ce realmente di risolvere uno dei problemi principali del paese Le informazioni di cui si dispone fanno sperare che la conclusione possa essere attesa prima della fine dell'anno. E' importante che vi si giunga in un clima che dia fiducia al paese e alla popolazione di lingua tedesca dell'Alto Adige. Questo eli ma di fiducia viene insidiato dall'estrema destra italia na e dall'estremismo neonazista tedesco, concordi, attualmente, in un'azione di sabotaggio. L'andamento delle cose suggerisce invece, secondo giudizi ufficiosi, una relativa serenità e incoraggia un maggior realismo nel respin- gere le tentazioni al rifiuto per principio di ogni richiesta della parte di lingua tedesca. Si fa notare che ci si trova in un momento decisivo. L'impegno della difesa della sovranità dello Stato è assoluto, come assoluto è il dovere di salvaguardare i diritti della comunità ita-, liana in Alto Adige; ma, con queste garanzie, il rispetto effettivo delle autonomie locali e gli sforzi per renderle operanti in concreto nella particolare situazione dell'Alto Adige devono consentire che la conviven¬ za di cittadini di lingua diversa sia definitivamente assicurata alla normalità. Si tende non a un accordo qualsiasi, ma ad un accordo capace di chiudere per sempre il problema dell'Alto Adige. Michele Tito
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