Anche in casa di Tito c'erano microfoni nascosti

Anche in casa di Tito c'erano microfoni nascosti Anche in casa di Tito c'erano microfoni nascosti Nostro servizio p;irtico/nrc Belgrado, lunedi mattina. Il siluramento di Aleksandar Rai<covic, forse il personaggio politico più popolare dopo Tito ha. colto letteralmente di sorpresa la Jugoslavia. I giornali riportano le notizie da Brioni con titoli che non si vedevano da quando, tre anni fa, venne ucciso in America il presidente Kennedy. Rankovic appariva al popolo jugoslavo sotto diversi aspetti, ma era più temuto che amato. Molti lo vedevano come il simbolo della polizia segreta, fredda, efficiente ed organizzata. Per altri era un buon capo sempre pronto ad ascoltare le rimostranze contro le tasse dalla bocca di un contadino. Per i giovanissimi poi era uno degli eroi della leggendaria lotta partigiana anti-nazista al fianco del presidente Tito. Da tempo correva voce che Rankovic fosse contrario alle riforme economiche sostenute da Kardely, ma né lui né alcun altro esponente del regime lo avevano mai confermato .in pubblico. Che cosa succederà adesso nelle atte sfere della politica jugoslava non è facile prevederlo, ma si presagiscono altre grosse novità. Il maresciallo Tito ha chiesto apertamente scusa al popolo jugoslavo per non aver agito prima per impedire alla polizia segreta di ostacolare, grazie alla potenza di cui disponeva, il progresso del paese verso una società più libera. Questo discorso è stato fatto da lui durante la riunione che ha portato alle dimissioni, imposte, di Rankovic, fino a ieri suo «delfino». Tito ha manifestato la ferma volontà di smantellare tutto l'apparato della polizia segreta che era divenuto uno Stato nello Stato e che rischiava di riportare a paese in un clima che si sperava finito per sempre. Tito ha rilevato ohe la polizia segreta e gli uomini che praticamente la controllavano, RanKovic e Stefanovic, avevano finito per scuotere gravemente la fiducia del popolo jugoslavo verso il partito comunista e verso il governo: in realtà più ohe il popolo erano proprio partito e governo a sentirsi minacciati. Nata per la difesa nazionale, la polizia di Rancovio o di Stefanowc, che l'avevano fondata durante la guerra continuarono a dominarla anche dopo, era divenuta uno Stato nello Stato assumendo il controllo su tutta la vita del Paese. Questi i metodi denunciati al congresso: 1) pedinamento dei più alti dirigenti del partito e dello Stato e control' lo sistematico dei loro telefoni; e) premeditato spostamento dei quadri dirigenti e destituzione di funzionari; S) rifiuto di far conoscere agli organi del partito e del Parlamento l'operato della polizia segreta; ],) resistenza al processo di democratizzazione e dell'autogestione operaia; 5) arruolamento di una rete di confidenti reclutati anche tra il personale tecnico vicino agli alti dirigenti del Paese. « iSono spiacente — ha detto Tito — di non avere agito prima, dato che sono io il responsabile come segretario della Lega dei comunisti... Su noi ricade una parte della colpa per non essere riusciti a vedere cosa stava succedendo ». Al Comitato centrale hanno preso la parola anche gli accusati Rankovic e Stefanovic. Rankovic ha negato di aver cercato di costituire un gruppo di opposizione in seno al partito comunista. « Che genere di opposizione — ha chiesto l'ex-vice presidente — avrei potuto suscitare nella nostra società e nella Lega dei comunisti? Quali sono le forze nelle attuali condizioni che potrebbero farsi avanti con una propria piattaforma politica allo scopo di mobilitare il popolo attorno ad essaf ». Rankovic ha sottolineato di non ritenersi responsabile se non moralmente, delle azioni del controspionaggio e dell'organizzazione di sicurezza interna. Anche Stefanovic, fino a ieri capo supremo della temutissima « Udba » coimputato con Rankovic, si è difeso, dedicando la maggior parte del suo intervento al problema del controllo dei telefoni, dei maggiori esponenti del regime, una delle tante accuse mossegli. Egli ha decisamente smentito che l'« lidia » avesse predisposto un servizio di intercettazione delle conversazioni dei dirigenti. La commissione di inchiesta del Comitato centrale — ha sottolineato l'accusato — doveva andare sino in fondo nelle sue ricerche, perché l'intercettazione non è stata ordinata, dall'«Udba», né da lui personalmente. Alla richiesta di indicare i nomi dei responsabili, Stefanovic ha risposto «Non li conosco, domandatelo agli altri». Se sono vere certe voci vi sarebbero stati microfoni dissimulati nello stesso appartamento privato di Tito. Al posto di Rankovic come segretario del Comitato centrale del partito è stato ■nominato MijaTko Todorovic, un uomo noto per le sue tendenze «liberali». Si tratta stavolta di un serbo come a suo predecessore. A 52 anni ed è fautore delle tesi economiche di Kardely. Il terreno politico sembra avere dato intanto a Kardely, attuale presidente del Parlamento, la posizione che occupava Rankovic. All'astro sorgente della politica jugoslava sono attribuite le riforme «liberali» che Tito ha deciso di introdurre e che l'« opposizione » cercava di impedire in tutti i modi. Per il momento Z'opinione pubblica jugoslava per quanto un po' disorientata vede con soddisfazione le decisioni del maresciallo' Tito ed in ogni caso è contenta di sapere che la polizia segreta è stata ridimensionata. Intanto è stata diffusa dai giornali la notizia che il presidente Tito ha firmato una amnistia per 776 reclusi in occasiona del 4 luglio, giornata del reduce. a. p. Aleksandar Rankovic opolo attorno ad essaf »Rankovi ha sottolineato

Persone citate: Aleksandar Rai<, Aleksandar Rankovic, Brioni, Kennedy, Stefanovic, Todorovic

Luoghi citati: America, Belgrado, Jugoslavia