Come si forma il giudizio del professore negli esami

Come si forma il giudizio del professore negli esami ImummmìmigmiìI le jpjrove di «x*i&a3t*axioxiGn Come si forma il giudizio del professore negli esami Nessun corso prepara i docenti al compito più difficile: esaminare • Si può, tuttavia, ritenere che i criteri di giudizio, suggeriti dall'esperienza e dall'onestà, siano in genere validi e non troppo personali - Quasi istintivamente si adatta il voto alla difficoltà delle domande poste al candidato - L'esame più attendibile consiste in una prova scritta, integrata da un colloquio Slamo vicini alla ripresa degli esami e, nelle famiglie in cui qualcuno deve ripetere le prove, l'argomento di attualità è proprio quello della nuova sessione autunnale che, tra breve, incomincia. Qualche osservazione di carattere docimologico risulta, perciò, in quest'epoca, sempre interessante. Qual è il processo psicologico attraverso il quale si forma il giudizio dell'esaminatore ? Purtroppo, non esistono corsi né universitari, né ad alto livello che insegnino ad esaminare, sebbene questo sia il compito più delicato e più difficile dei docenti. Si può ritenere, tuttavia, che essi agiscano in base a retta coscienza ed a più o meno lunga esperienza, sicché quanto un insegnamento specifico non ha mai loro procurato possa essere supplito da quello che la pratica, la sensibilità, l'intelligenza e la buona volontà hanno loro fornito. Si può anche ritenere, di conseguenza, che il processo psicologico attraverso il quale si forma il giudizio sia presso a poco uguale per tutti gli esaminatori. Non mi risulta che siano state mai condotte indagini sul numero delle domande su cui possono vertere gli esami universitari o di maturità o di licenza, in una singola materia di normale importanza negli insegnamenti superiori o secondari. A titolo puramente indicativo posso azzardare la cifra di un centinaio di domande possibili; tra cui, quelle proposte ad un candidato vengono scelte. Tale cifra corrisponde al numero di ìjctieóte che ib,;dosan* dole, non casualmente ma per difficoltà, adopero durante uno dei miei esami. Le domande che qualsiasi esaminatore usa si distribuiscono lungo una scala ascendente che va dalle facilissime alle difficilissime. Questa scala non è il frutto di una classificazione aprioristica della difficoltà, ma di esperimenti fatti da ogni docente attraverso indagini statistiche, che potrei dire condotte a livello quasi inconscio. L'esperienza ci insegna che < normalmente » gli studenti rispondono facilmente a certe domande, più difficilmente a certe altre; da ciò noi deduciamo una scala di difficoltà basata sulla probabilità di avere risposta buona, cattiva o intermedia per ciascu na domanda. Questa scala sarà tanto più esatta, quanto più lunga è l'esperienza del docente esaminatore. Stabilita la scala in questione, il voto che noi attribuiamo, nella nostra mente, ad ogni risposta del candidato cresce in ragione di retta alla difficoltà della domanda, qualora la rispo sta sia esatta; cala in ragione inversa alla difficoltà della domanda qualora la risposta sia errata. In parole più semplici: se uno studente risponde bene gli attribuiamo dei voti i quali salgono man mano che le domande diventano più difficili; se uno studente risponde male ad una questione difficile, lo giudiche remo con maggiore mitezza di quella che useremo se non sa.dare una risposta a domande facili. Rispondere non significa, ben s'intende, il banale fatto del recitare mnemonicamente delle nozioni, ma la capacità dì saper dare all'esaminatore la sensazione di quanto si sia compreso, di quale maturità si sia raggiunta, ecc. ecc TJ male ed il bene assoluto nelle risposte esistono ben di raro; in genere, la massa degli esaminatori riporta risultati intermedi, L'esaminatore, allora, dovrà far combaciare un'altra scala che ha in mente — e, cioè, la scala dei voti, — con quella della difficol tà, ottenuta secondo il cri terio prima accennato. Per quanto concerne la scala dei voti, essa è facilmente acquisibile; è dimostrato dagli psicologi che la scala in questione si assimila sin dalle scuole elementari e ad essa ci si abitua per tutta la vita. Prova ne è che i professori universitari, pur disponendo per l'approvazione dei voti dal 18 al 30, usano con molto maggiore f requeruza quelli che corrispondono a tre volte il sei, il sette, l'otto, il nove e il dieci (e cioè 18, 21, 24, 27, 30). Essi erano abituati, infatti, nel loro lontano passato a formulare i giudizi in decimi e non in trentesimi. L'esame consta, quindi, in un continuo adattamento, da parte dell'esaminatore, della scala dei numeri (vJTr) alla scala della probabilità di avere risposte buone o intermedie o cattive a domande facili, non difficili o difficili. Tale adattamento si verifica per « sensazioni » a livello inconscio o, per lo meno, automatizzato dall'esperienza. Si può capire, quindi, quale debba essere lo scrupolo e l'attenzione dell'esaminatore per usare, con tutti i candidati, lo stesso metro e per non subire l'influsso di stimoli estranei alla preparazione e alla capacità dell'esaminato. Si comprende ancora come ogni esame contenga lati molto soggettivi e come possano esservi in conseguenza esaminatori buoni ed esaminatori che non sono tali. Sarebbe, ora, lungo il discorso che si dovrebbe tenere per spiegare le differenze che si riscontrano tra esami scritti e orali. Esso può essere riassunto con un dato tratto dall'esperienza; è più facile condurre gli adattamenti delle due scale di; Quii,s4?è parlato su temi scritti integrati da esami orali, che su soli esami orali. E', perciò, consigliabile, anche nelle materie in cui normalmente non la si usa, una prova scritta individuale, consistente nel fare svolgere per iscritto ad ogni studente, prima di interrogarlo a voce, un paio di domande che devono essere diverse per ogni candidato. La risposta scritta va poi discussa con l'esaminatore e va integrata con altre domande orali. L'esperienza insegna che, con questo sistema, non si perde affatto tempo, perché alcuni studenti scrivono mentre altri, intanto, vengono interrogati su argomenti differenti. Si raggiungono così risultati aventi maggiore obbiettività e, in genere, più favorevoli al candidato: con piena soddisfazione dell'esaminatore e, quel che più conta, dello stesso esaminato. Diego de Castro IIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIillllllllllllllllllllllllllllllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII lillllllllllllllllllllllllll IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIMIIIIIIIIIÌII Le attrici Sara Lezana, a sinistra, ed Emma Penéla interpreti del film spagnolo « La ricerca » proiettato ieri alla Mostra di Venezia (Telefoto Cameraphoto)

Persone citate: Diego De Castro, Emma Penéla, Sara Lezana

Luoghi citati: Venezia