Nella Sardegna in via di sviluppo il banditismo acquista nuove forme di Giuseppe Fiori

Nella Sardegna in via di sviluppo il banditismo acquista nuove forme (Dal nostro corrispondente) Cagliari, 29 agosto. Sono molti ormai in Sardegna a convenire che, rispetto al banditismo tradizionale, il banditismo esploso questa estate in forme così violente ha caratteri nuovi. La commissione incaricata a maggio dal ministro dell'Interno Taviani di studiare il problema e di proporre le soluzioni da formalizzare in legge, individua ancora nell'abigeato la radice del fenomeno. In quale misura questa diagnosi corrisponde alla realtà di oggi? La pratica dell'abigeato è antica nell'isola, specialmente nelle zone interne, Barbagia e Goceano. Ma non si capirebbero la natura e la dimensione del fenomeno se non si abbia presente il concetto di precarietà che è insito nel mondo dei pastori. . L'economia pastorale si svolge in Barbagia e nel Goceano secondo sistemi di produzione sopravvissuti all'età nuragica. Quasi mai il pastore è proprietario del pascolo e il nomadismo di' venta quindi la sua condizione permanente. Non ha capitali: il solo denaro che vede è quello anticipatogli in cambio del latte dall'in dustriale del formaggio naturalmente al prezzo de ciso dall'industriale. Alla fine dell'annata quel che re sta al pastore nomade < ben poco. Basta poi una lunga stagione siccitosa o una moria del bestiame per afta epizootica a ridurre il piccolo allevatore nella miseria as soluta. Ed è la consapevo lezza di simile stato di pre carietà permanente a susci tare una psicologia tipica per la quale il furto delle greggi è un rimedio contro l'insicurezza, una forma assicurativa, quasi un risarcimentoj Nella società dei pastori dell'interno ladri e derubati si identificano, chi subisce il furto va e ruba. Nessuno considera l'abigeato un delitto; chi ne è vittima lo mette nel conto delle inclemenze stagionali, come l'afta o il troppo sole che brucia i pascoli. Il banditismo comincia quando il furto è commesso con violenza,, alla sua segue altra violenza ; oppure quando il derubato non accetta le regole proprie della s»cietà pastorale arretrata denuncia ai carabinieri furto; o anche per una contesa di pascolo. Ci sono le vendette e, corollario ai fatti di sangue, i colpi banditeschi del latitante che estorce, sequestra, assalta le automobili per i soldi necessari a pagare l'avvocato o il medico, a indennizzare il favoreggiatore, a mantenere la famiglia non più sostenuta dal suo lavoro. Ecco dunque, inquadrato per grandi linee, il banditismo classico, territorialmente ristretto una volta alla fascia Orgosolo, Mamoiada, Orune, Orotelli, Orani, Sedilo, cioè ai luoghi di più massiccia concentrazione dei pastori nomadi. Che cosa è accaduto però negli ultimi anni? L'attenzione deve essere particolarmente rivolta alla crisi che ha colpito le campagne dell'isola come di altre regioni meridionali ; al dislivello crescente fra i redditi o : salari in agricoltura e i sa lari nelle indvstrie, e quin di al fenomeno dell'emigra zione che in Sardegna ha assunto proporzioni catastrofiche per l'economia lo cale: si calcola che dal 1959-'60 abbiano lasciato l'isola centocinquantamila persone, un decimo dell'intera popolazione. Ne è derivata una prima conseguenza :. lo spopola mento delle campagne, e nulla più dell'assenza di te stimoni favorisce i colpi bri ganteschi. Poi alla prima conseguenza si collega quest'altra: molti pastori nomadi della Barbagia e del Goceano sono scesi verso il Campidano oristanese, la Gallura, la Nurra di Sassari e quella di Alghero, nei pascoli non più occupati da chi era andato in cerca di lavoro nelle industrie del Nord. E' avvenuto cioè che uomini con determinate tradizioni barbariche si dislocassero in luoghi con tradizioni diverse: dove la soli darietà con l'abigeatario è più diffìcile, non lo si favo | Taviani visiterà giovedì le zone più pericolose Nella Sardegna in via di sviluppo il banditismo acquista nuove forme Dal 1960 ad oggi 150 mila persone, un decimo degli abitanti, hanno lasciato l'isola - Ma non tutti, in particolare i pastori nomadi, hanno saputo integrarsi nei Paesi di immigrazione - Parecchi, disperati, hanno iatto ritorno - Incapaci di riprendere il vecchio mestiere si sono dati alla criminalità risce se non per paura di rappresaglie e il furto patito viene denunciato. Può essere esemplare in proposito il Monte Grighine, fra Aliai Ruinas e Villa Urbana, in provincia di Cagliari. L'hanno occupato i pastori di Orgosolo e i quattro contadini del luogo uccisi in questo mese sono la tragica testimonianza del conflitto apertosi fra due concezioni di vita. Siamo dun|que ancora nell'ambito del banditismo tradizionale, con la sola variante che gli abigeatari del Grighine non sono coperti dalla- solidarietà delle popolazioni locali. Dopo l'uccisione ad Aliai di Antonio Giuseppe Caboni e del figlio quattordicenne, i carabinieri hanno potuto trarre in arresto due pasto ri di Orgosolo da qualche tempo residenti nel Grighine. I due continuavano ad essere peraltro organicamente integrati nel sistema di produzione e di vita originario. Il furto di bestiame era per essi, diciamo, finalistico; produceva un arric-j chimento del gregge che è' la base di attività di un pastore. Non tendevano a disertare dalla condizione di pastori, con tutte le conseguenze: la vita precaria e lo stimolo alla competizione per sopravvivere che può sboccare, e sbocca spesso, nella violenza. Diverso è il caso di altri pastori esuli dall'ovile. Possono aver tentato la via dell'emigrazione senza riuscire tuttavia ad integrarsi nel nuovo ambiente, e sono tornati in Sardegna non ancora operai e non più pastori. Possono essersi stancati di vivere terribilmente soli con le bestie, e non hanno un altro mestiere o non trovano un lavoro, oppure neanche cercano di procurarselo. Certo è che non fanno più i pastori. Avvicinatisi alle società progredite, ne conoscono gli agi, ne hanno assorbito le aspirazioni e vorrebbero poterle soddisfare. La ricerca del denaro diventa cosi il loro fine. Ma se rubano bestiame, il furto è stavolta strumentale, non più finalistico. Rubano non per ingrandire il gregge e allevarselo, ma per macellare e procurarsi così un provento immediato. E siccome oltre tutto l'abigeato implica fatica e rischi, il più delle volte lo si trascura. Rendono meglio le estorsioni, il sequestro di persona, il blocco stradale. Di qui la flessione dei furti di bestiame e l'aumento di altri crimini. L'abigeato impoverisce l'allevatore e il bandito d'oggi ha l'interesse contrario: che il possidente sia sempre in grado di pagare la taglia. E' dunque un gangster tipizzato dalla società agricola ai cui margini vive. A Milano o a Torino assalterebbe gioiellerie. E' ben vero, in conclusione che il furto di bestiame continua ad essere una piaga dell'isola; ma non la sola e non delle proporzioni di una volta. Gli episodi più clamorosi di questa estate sono difficilmente collegabili all'abigeato. Ed è un dato da tener presente nella legge contro il banditismo che sarà discussa dal Consiglio dei ministri. Altrimenti, il rischio è di concentrare l'attenzione su ferite vecchie lasciando pericolosamente aperte le nuove. Giuseppe Fiori

Persone citate: Antonio Giuseppe Caboni, Nurra, Taviani