Trasportati in elicottero a Chamonix gli alpinisti tedeschi salvati sul Dru

Trasportati in elicottero a Chamonix gli alpinisti tedeschi salvati sul Dru Conclusa felicemente l'operazione di soccorso Trasportati in elicottero a Chamonix gli alpinisti tedeschi salvati sul Dru Hanno trascorso il loro decimo bivacco alla base della parete dove i militari avevano posto un campo • Ricoverati in ospedale - I due giovani, 25 e 26 anni, hanno appreso soltanto ieri che un loro amico è morto strangolato dalla corda mentre tentava di soccorrerli (Nostro servizio particolare) Chamonix, 23 agosto. Una corda sfilacciata, il panico e la mancanza di una preparazione alpinistica adeguata sono in definitiva le cause di quella che può ben definirsi la più lunga settimana dell'anno sul massiccio del Monte Bianco. Poteva essere una tragedia, invece, grazie alla generosità, all'ardimento, al sacrificio e all'impiegc di mezzi, i due alpinisti tedeschi, incrodati da mercoledì 17 agosto sulla parete ovest del Dru, sono scesi stamane in elicottero a Chamonix, salvi e dopo aver trascorso la decitila notte di montagna in una conjortevole tenda allestita alla base della parete dagli uomini del colonnello Gonnet, comandante della Scuola militare di alpinismo di Chamonix. Sono ora ricoverati all'ospedale di Chamonix, «ma più per precauzione, e per essere inoltre portati lentamente ad una alimentazione regolare. Lievissimi i congelamenti alle estremità; sono soltanto sfiniti dalla fatica e dal digiuno », hanno detto i medici. Dei due il più indebolito è senz'altro il meccanico Hermann Schridde di 30 anni, che le prime informazioni avevano battezzato Hermann Mùller di US anni. Il suo compagno, lo studente Heinz Ramich di 23 anni, prima di essere ricoverato in ospedale ha sostenuto ancora l'assalto dei giornalisti e dei lotoreporters. L'abbiamo visto vacillare e portarsi le mani al volto soltanto quando uno, imprudentemente forse, gli ha chiesto se fosse a conoscenza della morte del loro amico Wolfgang Heggle, salito con le spedizioni di soccorso e morto strangolato dalla propria corda, domenica. Heinz Ramich ha balbettato: « No, nessuno mi ha detto ». Poi è stato scosso da singhiozzi e il suo volto bruciato dal sole, segnato dalla fatica, si è rigato di lacrime. «No. Non l'ho saputo », ha continuato a ripetere, mentre all facevano altre domande. Erano passate da poco le 10. Gli elicotteri della gendarmeria e della protezione civile si sono posati sul campo di Les Bois, appositamente allestito nei pressi di Chamonix. Hermann Schridde è sceso per primo; era senza scarpe. Ha tentato alcuni passi, poi è caduto a terra. Lo hanno aiutato ad alzarsi alcutie guide che lo hanno accompagnato all'autoambulanza che si è diretta velocissima verso l'osjìedale. Heinz Ramich c sceso subito dopo. Anche lui, senza scarponi. Si è compreso subito che stava molto meglio dell'amico. Con una corsa veloce ha raggiunto i limiti dello spiazzo. Il silenzio c stato rotto da fragorosi applausi quando dall'elicottero è sceso l'americano Garry Hemming, l'eroe del giorno, l'alpinista che vive a Chamonix sotto' una tenda e che per primo ha raggiunto i due tedeschi. Coadiuvato da altri soccorritori, tra i quali la guida di Chamonix Renò Desmaison, Hemming li ha portati ieri sera, finalmente, alla base della parete sulla quale erano rimasti bloccati, impossibilitati a muoversi, con una corda sfilacciata, in preda al panico, sferzati dalla bufera di neve. Heinz Ramich ha narrato tutta l'odissea. Partiti sabato 13 da Chamonix effettuarono un primo bivacco alla base della parete ovest del Dru Domenica l/t attaccarono. Furono colti da un furioso temporale. Proseguirono. Lunedi 15, altro temporale. Schridde cominciò ad accusare la stanchezza, anche perché scioccato per la caduta di un fulmine a pochi metri da lui. Tornare indietro era impossibile. Martedì 16 Schridde cominciò a disunirsi: cadde tre volte e fu salvato dalla corda ben assicurata; una quarta volta si procurò una contusione alla caviglia. Erano su un diedro, dovevano uscirne. Mercoledì 17 finalmente trovarono un ter razzino sul quale porre un bi¬ vacco più comodo. Fu allora che si accorsero die la corda si era sfilacciata. Il terrore li prese, non fecero più un metro Un elicottero passò accanto alla parete. Fecero dei segnali i attesero che venissero a salvarli. Razionarono i pochi viveri. Soltanto quattro giorni dopo Hemming sarebbe arri voto a salvarli. Sulla montagna ormai non è rimasto più nessuno. Soltanto il corpo di Wolfgang Heggle, il medico che voleva raggiungere i suoi amici. Un testimone della sua morte, che faceta parte di una cordata di salvataggio, racconta: « Per raggiungerci volle usare una corda di centoventi metri. Sul le spalle aveva un sacco contenente medicinali, viveri e in diimenti. La sua discesa era normale, poi, improvvisamen te, si capì che la sua corda si era ingarbugliata; aveva fatto dei nodi. Heggle tentò con numerose manovre di tirarla; i suoi piedi cercarono dispera tamente un'asperità sulla quale posarsi. La corda si bloccò nelle bretelle del sacco. Il medico tedesco lottava e noi, Impotenti, eravamo là a guardarlo. Non potevamo far nulla. Si dibatteva, e nello stesso momento si rendeva conto che più si agitava più la corda bagnata lo stringeva, strangolandolo. Mandò un debole gri do, poi morì ». « E' stata la cosa più atroce che abbia visto nella mia vi ta — ci dice Antoine Mollar, uno dei soccorritori — vedere un uomo a qualche decina di metri che muore, e non poter far niente. Niente, capisce per salvarlo ». Italo Vaglienti L'alpinista tedesco Schridde sostenuto dai soccorritori dopo l'arrivo in elicottero a Chamonix (Telef. A.P.)

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