Tra le vittime del terremoto minacciate dal tifo e dal colera di Stefano Terra

Tra le vittime del terremoto minacciate dal tifo e dal colera II nostro inviato sui luoghi tlol disastro in Turchia Tra le vittime del terremoto minacciate dal tifo e dal colera Vario (la città più colpita) non ha più una casa in piedi: sembra appiattita da giganteschi «bulldozers» - All'ingresso c'è un cartello che indica il numero degli abitanti: 2850 - Qualcuno ha cancellato il 2, per indicare che le vittime sono duemila -1 superstiti seppelliscono in fretta i morti, col viso rivolto alla Mecca: manca l'acqua, e si temono epidemie - Ma c'è chi scava ancora fra le macerie, nella speranza di trovare dei vivi (Dal nostro inviato speciale) Erzerum, 22 agosto. La città di Varto, distrutta dal terremoto, pare percorsa da mille bulldozers. A mano a mano che ci avviciniamo, sotto il sole di mezzogiorno, vedo tanti mucchietti di terra rossa con pietrisco. Sono tombe appena scavate fra il timo, segnate con un pezzetto di legno, con il nome scritto con la matita. Talvolta non c'è nessun nome. Tutti gli uomini sono stati sepolti vestiti di bianco, con il cuore e la faccia rivolti verso la Mecca. L'improvvisato cimitero è deserto, perché nelle ore di gran caldo tutti temono il ritorno delle scosse. Le tombe, ancora aperte, sono poco profonde, perché c'è molta fretta: manca l'acqua, si temono epidemie. Lunghi tumuli di argilla rossiccia indicano la sepoltura comune di intiere famiglie o di coinquilini. Improvvisamente appare nel cimitero una ragazza, forse una sposa, vestita di viola e con la faccia fasciata di bianco. La donna accarezza con le palme aperte la terra della tomba. E' la prima donna che vediamo piangere. Tutti i superstiti di Varto hanno volti con zigomi sporgenti, facce bruciate di montanari con grandi occhi che vi fissano, malinconici e tranquilli, come se nulla fosse accaduto. Assistono pacati all'arrivo di camion di militari provenienti dalle guarnigioni di frontiera per scaricare teli da tenda e sacchi di pane. Tutti i superstiti si mettono in fila con lentezza, e nessuno si fa avanti. « Afa questa casa schiacciata, fatta di legno e di pietre,, non ci sarà qualcuno^ sótto ? ». Lentamente, con ' una punta di compiacenza, un maestro di scuola del luogo ci dice che la nostra preoccupazione ha fondamento: qualcuno può esserci ancora sotto le macerie; per esempio, un'ora fa hanno estratto un bambino, illeso; un altro, vicino a lui, era morto di terrore, così hanno detto i medici. Sono arrivato nella zona più colpita dal terremoto con un aereo di emergenza, che si è posato su una pista nei pressi di Erzerum, città di frontiera interdetta agli stranieri fino al recente disgelo dei rapporti fra la Turchia e l'Unióne Sovietica. Troviamo il solito, unico albergo per gli stranieri, do ve, come già ad Istanbul e ad Ankara, le notizie sono contraddittorie, sia sul nu mero delle vittime che sui danni. Testimoni non se ne trovano. Per la verità, questa Varto è stata anche di menticata dalle più moderne guide della Turchia. Troviamo infine un autista con una vecchia mac china americana, disposto al viaggio avventuroso. Partiamo prima dell'alba e la sciamo l'altura diretti verso sud, quando il sole spunta dietro le chiazze di neve di montagne color mostar da. Prendiamo una strada militare lungo il torrente Arras che corre verdissimo fra il muschio e i canneti. Troviamo la cittadina di Ainis, parzialmente distrutta con le donne dalle gonne sgargianti disperse nei prati. Alle porte di Varto, sulla tabella, c'era scritto anche il numero degli abitanti, 2850, e qualcuno, con un carbone, aveva cancellato il n. 2: duemila morti. Non abbiamo potuto controllare la notizia delle perdite; ve diamo tutte le case sulla strada principale completamente schiacciate. Stefano Terra LcqlcmamrrntpnlmzcvcdtpqugmegcncssnnNpdtbtca2panmt Un'anziana donna ed alcuni bimbi scampati al terremoto, ricoverati in un ospedale da campo (Tel. A. P.) UiiiiiiiiMHiimiiiiiiniiiiiiiiiiiimMiiiiiiiiim

Persone citate: Ainis, Arras

Luoghi citati: Ankara, Erzerum, Istanbul, Mecca, Turchia