Un pastore assassinato a fucilate in Sardegna il figlio di 15 anni è inseguito e decapitato di Giuseppe Fiori

Un pastore assassinato a fucilate in Sardegna il figlio di 15 anni è inseguito e decapitato Feroce duplice omicidio al confine fra Cagliari e Inoro Un pastore assassinato a fucilate in Sardegna il figlio di 15 anni è inseguito e decapitato I banditi aggrediscono le vittime nei pressi di un abbeveratoio - Visto il padre morire, il ragazzo terrorizzato fugge e si barrica in casa - I malviventi appiccano il fuoco alla casupola e riescono a penetrare nell'interno • Il giovane, crivellato da una scarica, è finito a colpi di roncola - Forse l'orrendo crimine è stato compiuto per vendetta Altro episodio: sparatoria di tre guardie, in piena notte, contro l'automobile di due turisti francesi diretti ad Alghero (Dal nostro inviato speciale) Nuoro, 13 agosto. Un duplice omicidio di inaudita ferocia è stato commesso alle pendici del Monte GrigMne, nel cuore della Sardegna: gli assassini hanno abbattuto a fucilate un pastore di Busacchi, il quarantatreenne Antonio Giuseppe Caboni, sotto gli occhi del figlio quindicenne. Il ragazzo, atterrito, si è dato alla fuga ma i banditi lo hanno raggiunto, ucciso e decapitato a colpi di roncola. Il Monte Grigliine è fra Aliai, Rìiinas e Villa Urbana, dove confinano le province di Cagliari' e Nuoro. Vi trovano rifugio gli abigeatari, protetti dalla inaccessibilità dei luoghi per gli anfratti e le voragini aperte nella roccia e il sottobosco fitto di lentischi. 12 bestiame rubato nel Campidano oristanese finisce quasi sempre a Monte Grighine; raramente l'elicottero dei carabinieri riesce ad individuare i ladri e le greggi portate qui. Teatro del delitto, che risale alla notte di giovedì ma è stato scoperto soltanto ieri, è un breve spiazzo alle falde del Monte Grighine, in località Pranu OTlisa, ad alcuni chilometri da Alidi. Dì sorge la casetta campestre dove vivevano Antonio Giuseppe Caboni ed il, figlio Salvatore, quindicenne. Essi custodivano il bestiame di un allevatore di Aliai, Paolo Loddo. Secondo una prima ricostruzione, i banditi hanno affrontato Antonio Caboni nei pressi di un abbeveratoio. Una fucilata alla testa ha fulminato il pastore. Il figlio, con questa agghiacciante immagine negli occhi, è corso a perdifiato verso la casetta e vi si è barricato dentro. I banditi, per snidarlo, hanno dato fuoco all'edificio. La porta, divorata dalle fiamme, è caduta ed i malviventi sono .entrati. Salvatore, semiasfls- siato dal fumo che aveva invaso la casupola, era nascosto sotto una branda. I banditi gli hanno esploso contro una fucilata, poi hanno infierito au di lui con la roncola. Nessuno si è accorto del delitto, giacché il luogo è lontano dai centri abitati. Soltanto ieri sul tardi il figlio del proprietario del bestiame, Antonio Loddo, ha rinvenuto i due cadaveri. Nella casetta gli si è presentata una scena raccapricciante. Il piccolo Salvatore era carbonizzato; la testa, staccata dal corpo, era rotolata lontano. Sul posto del barbaro crimine é subito accorso il brigadiere Albrizio, che comanda la stazione di Aliai. Stamane sono giunti il pretore di Alea dott. Devoto, il maggiore dei carabinieri Veochi, ed' il dirigente del commissariato di pubblica sicurezza di-Oristano, Secchi. Si ritiene che gli assassini siano ladri di bestiame, i Quali lianno sospettato il Caboni di delazioni. Boltanto cosà viene spiegata l'efferatezza del delitto, come una punizione inflitta a chi ha violato la legge dell'omertà. E' questo il quarto fatto di sangue a Monte Grighine, nel giro di un mese. A metà luglio venne ucciso Domenico Fadda; pastori iel luogo ne rinvennero il cadavere carbonizzato. Una ventina di giorni fa fu assassinato Luigi Marceddu. Giovedì i banditi hanno soppresso a Ruinas il pastore Mario Marras. Lo stesso giorno cadevano i due Caboni, padre e figlio. Non sono che gli episodi salienti del clima di violenza della zona. Gli attentati si ripetono, e così i furti di bestiame, ed i tentativi di estorsione. Ora decine di carabinieri e cani-poliziotti rastrellano Monte Grighine ma è come avventurarsi in un labirinto. Un altro grave episodio è avvenuto la notte sccrsa in' località Vaddè Pizzinnia, sulla statale che da Pozzo Maggiore porta ad Alghero. Tre guardie campestri hanno esploso alcune fucilate contro una < Volkswagen» sulla quale viaggiavano due francesi, il trentaseienne Jurguen Yey, residente a St-Etienne, e la segretaria d'azienda Beatrice Ruffleux, di SS anni. Fortunatamente i proiettili non hanno colpito i due turisti. Le guardie campestri, identificate stamane, si sono giustificato dicendo di avere sparato perché gli automobilisti, che volevano fermare per un controllo, avevano rifiutato di ubbidire all'ingiunzione. Ecco come si sono svolti i fatti: la « Volkswagen » dei due turisti andava da S. Lucia Siniscola (località balneare della costa orientale dell'isola) ad Alghero. Verso le 88,30 a Mara, Jurquen Yey — che pilotava la vettura — ha visto sulla strada un uomo in abiti di pastore che, tenendo levata una paletta, gli intimava il fermo. Nell'ombra, c'erano altri due uomini armati di fucile. Sospettando il blocco per rapina, l'automobilista francese, anziché fermarsi, ha premuto sull'acceleratore. Aveva percorso meno di una decina di metri quando sono partite due fucilate. Un proiettile ha raggiunto la gomma della ruota posteriore destra della Volkswagen, il secondo è andato fi conficcarsi nella lamiera. Sebbene con la gomma a terra, il francese ha proseguito la corsa per sei chilometri, fermandosi in località Su Licione, ad una trentina di chilometri da Villanova Monteleone. Qui, il turista e la sua compagna sono scesi, ed hanno trascorso la notte all'addiaccio, nascosti dietro un cespuglio, per paura dei banditi. Soltanto stamane verso le 7, quando si è fatta luce, i due turisti sono usciti dal nascondiglio per cambiare la ruota. Quindi hanno raggiunto la caserma dei carabinieri di Villanova Monteleone. Il brigadiere Pais, comandante della compagnia di Alghero, ha messo in allarme la sezione operativa. Le tre guardie campestri sono state subito identificate: si tratta del ventisettenne Mario Manai, del trentunenne Gavino Nughes e del quarantaseienne Costantino Leoni. Essi fanno parte del corpo dei « barracela > di Mara. E' un corpo di polizia rurale, i cui membri, designati dal sindaco, prestano giuramento in prefettura. Compito dei « barracelli>, guidati da un capitano di nomina prefettizia, è di vigilare sulle proprietà per la prevenzione dei furti. I tre hanno dichiarato di aver esploso le fucilate contro l'automobile durante il servizio di pattugliamento. I «barracelli», trattenuti in stato di fermo, sono stati rilasciati in serata perché è risultato che avevano agito in buona fede e nella piena legalità. Giuseppe Fiori