Il calcio spreca troppo denaro

Il calcio spreca troppo denaro QUALCUNO NON NE E' CONVINTO Il calcio spreca troppo denaro Ultimo esempio il contratto a Fabbri, rinnovato alla vigìlia dei campionati del mondo - Il problema degli ingaggi Dum consulitur. Mentre ci si consulta. Oppure, In traduzione libera: mentre si confabula, o mentre si chiacchiera. Ovverossia, in traduzione più libera ancora, — visto il caso speciale — mentre si cerca un colpevole. Intanto, mentre ci si consulta e si prende tempo, il pesce più grosso lo si è lasciato scappare dalla rete. In altre parole, siccome la maggior parte dei critici e del competenti si era dichiarata d'accordo sul fatto che, a rovinare l'ambiente e chi ci abita dentro, erano stati ed erano i soldi esageratamente spesi, pareva logico che, non fosse che nell'attesa, una specie di stato di austerità fosse stato dichiarato. Nulla di tutto questo. Le cose hanno tirato avanti per loro conto, come se nulla fosse successo. Ed allora le società subito ne hanno approfittato ed hanno continuato a distribuire premi e prebende ed a firmare contratti come prima. In modo da mettere la Federazione di fronte alla ulteriore difficoltà di misure retroattive. Ai fini immediati non se ne sarebbe comunque fatto niente, perché, per modificare certi regolamenti, ci sarebbe sempre voluta una assemblea. Ma un preavviso avrebbe sempre servito da allarme, avrebbe avuto il significato di una intenzione seria. Al massimo qualche presidente di società, cercando di vedere chiaro nell'avvenire, ha diminuito per conto suo l'ammontare dei premi dì reingaggio. E la resistenza di qualche giuocatore ha servito a dimostrare a quali e quante difficoltà si andrà incontro 11 giorno in cui si dovrà dire, in termini chiari, a tanta gente: «Voi guadagnate troppo >. Questa questione dei premi di reingaggio, dei premi di partita e dei premi dì classifica e dì campionato, noi la avevamo vista sorgere, ai tempi in cui eravamo in Federazione. Avevamo soltanto voto consultivo, e non deliberativo, allora. E, di fronte all'atteggiamento deciso di chi proponeva tutte quelle misure, noi avevamo replicato che, con quei principi, noi ci saremmo sentiti di mandare in bolletta la ditta italiana che avesse, finanziariamente, le basì più solide. Allora si trattava di un arboscello ed era facile sradicarlo. Ora che esso è divenuto una quercia, provatevi voi, se vi riuscirete. Ci era venuta alla mente allora la frase scultorea di quel primo ministro inglese, che, ih una controversia parlamentare, aveva sfidato i suoi oppositori ad una specie di « match » a coppie ed a distanza: « Time and I against any two > « Il tempo ed io contro due di voi a scelta». Ne avremmo vinti parecchi, noi, nella nostra vita battagliera, dì questi incontri a distanza, dando tempo al tempo di maturare. Ora, cercano tutti di risolvere un problema, che, allo stato o.lle cose, è irresolvibile. Abbiamo ricevuto, a! nostro ritorno dall'Inghilterra, alcuni inviti a partecipare ad alcune « tavole rotonde », per discuterlo, questo problema. Non saremo presenti a nessuna di queste riunioni. Per più di una ragione. Prima fra tutte, quella che, parecchi fra i partecipanti, noi li avremmo visti più volentieri sul banco degli imputati, invece che su quello degli accusatori. Perche colpevoli dello stato di cose, che ora deploriamo concordemente, lo sono un po' tutti. E l'ambiente è giunto ad essere quello che è colla consapevolezza od addirittura colla connivenza di troppa gente. E' il danaro che impera in casa nostra e, senza spendere, non si ottiene più niente. E di uomini di polso, di veri dirigenti, di persone di cui ci si possa fidare e che siano in grado di guidare una imbarcazione in acque agitate o procellose, non ne esìstono più. Ognuno si preoccupa puramente dei propri interessi. Il danaro è come una gran pompa aspirante che abbia prosciugato, disseccato i sentimenti e l'interesse per le cause comuni e collettive. Il campionato lo vince chi più spende, i regolamenti li osserva chi ha meno mezzi, a lavorare di buzzo buono è solamente chi è pagato per fare 11 proprio dovere, e poi doppiamente pagato per farlo bene, questo dovere. Sono cose, queste, che noi abbiamo scritte e riscritte cento volte, fino a stancarcene. Avevamo scritto — si o no? — dopo di Copenaghen e dopo della partita col Cile che •e continuavamo a quel mo do si andava Incontro ad un disastro? Allora eravamo stati incolpati di pessimi smo. Ora, la massa di lettere che riceviamo — una massa tale da formare da sola un particolare «Specchio dei tempi » — si è volta tutta dalla nostra parte. Ed ora c'è la grana che c'è sempre stata, quella del Commissario Tecnico Fabbri e dei soldi che ha guadagnato e che guadagna. Nonché quella del contratto quadriennale che gli è stato firmato. Da sostituirlo non si trova. E c'è già stato chi fanciullescamente od astutamente ha escogitato il ritorno ad una Commissione Plurima, come da noi ed altrove si è fatto tante volte, e sempre con risultati disastrosi. Commissione Plurima vuol dire discordia e responsabilità suddivise: vuol dire scarica barili. Come fanno 1 bambini dopo il giuoco; quando si è stufi di un giuocattolo, lo si cambia. Ed il passato lo si dimentica. Il problema della formazione e della guida della Squadra Nazionale non lo si risolve cori molti milioni. Fabbri ha i suoi torti. Non li ha tutti, perché attorno al comportamento dell'undici nazionale nostro c'è l'alito di un tradimento, anche: un alito per il momento indecifrabile ma decisamente sospettabile. I torti non sono tutti suoi. Ma egli ne ha la sua parte. Nella situazione in cui è venuto a cadere, egli non può se non dare le dimissioni. Ed allontanarsi. Non può continuare a pretendere, in qualunque veste, il denaro che, in un modo che non può non essere definito come colpevole, gli è stato promesso ed avallato. Se rimane, lo fa esclusivamente per i soldi. Ed allora va punito. Perché, in conformità coi tempi, ha preso pubblicamente parte a quell'ignobile mercato che è diventato l'ambiente calcistico nostrano, infischiandosene dei risultati. Vittorio Pozzo

Persone citate: Fabbri, Vittorio Pozzo

Luoghi citati: Cile, Copenaghen, Inghilterra